La ragazza era entrata nel romanzo.
Ne dettava i ritmi, i toni, le atmosfere, così come la luna governava le maree.
In un primo momento Nicola aveva cercato di resistere, poi aveva ceduto.
Il libro aveva preso una piega languida, decadente.
Nicola pensava a “Morte a Venezia”, all’affascinante signora che stregava il principe di Salina alla fine del “Gattopardo”.
Soprattutto, pensava alle sirene che chiamavano Ulisse dagli scogli.
Forse era meglio così.
Avrebbe potuto gestire il personaggio di un libro, contrapporre fantasia a fantasia.
Per un po’ riusciva anche a crederci, almeno fino a quando, ogni giorno alla stessa ora, la ragazza, arrivando da chissà dove, scendeva alla spiaggia, si fermava davanti a lui, e poi nuotava fino alla zattera, dove si stendeva per prendere l’ultimo sole.
«Sì, ne avrò ancora un po’… ma certo, pensa che l’albergatore mi ha fatto uno sconto… lo so…. Insomma, lo sai che abbiamo bisogno dell’anticipo, no?... certo, scusami… il fatto è che se torno in città non so se riuscirò a terminarlo in tempo. Sì … oh, andiamo, i ragazzi hanno ormai superato l’età in cui devono avere il papà vicino… sicuro, solo qualche giorno ancora. Sì, senz’altro... mi manchi».
Ma non era vero.
La ragazza, lei gli mancava.
Quella sera aveva cercato d’individuarne la sagoma tra gli ultimi villeggianti che passeggiavano sul lungomare.
Ogni tanto si chiedeva da dove venisse, fino a quando si sarebbe fermata, come mai fosse sempre sola, ma erano domande che, presto, perdevano d’importanza.
Alla fine, l’unica cosa che si domandava era se, il giorno dopo, l’avrebbe rivista.
L’ultima volta gli era sembrato che, dalla zattera, guardasse verso di lui.
Anche se, da quella distanza, non poteva scorgerli, era certo che i suoi occhi fossero d’un blu intenso come la superficie degli abissi.
«Sì, certo. Torno presto. Dopodomani al massimo. Sì, non preoccuparti. Promesso. Sì ho finito. Scusa… mi cade la linea… ciao».
Quel giorno, prima di tuffarsi, la ragazza lo aveva fissato.
Nicola si era alzato di scatto, dimenticandosi di avere il computer sulle ginocchia e la macchina era caduta riempiendosi di sabbia.
Nicola l’aveva raccolto subito, ma era evidente che il danno era grave. Non sapeva se sarebbe riuscito a recuperare il lavoro.
Quando aveva rialzato lo sguardo, la ragazza stava prendendo il sole sulla zattera.