Se si hanno scarponi da montagna, o anche semplici scarponi da trekking (ma a te quella parola non è mai piaciuta: preferisci “da camminata” - è una parola più modesta, più terra terra forse, ma essere terra terra dovrebbe essere una qualità, per degli scarponi), se si hanno scarponi da camminata, dicevo, è buona norma metterci dentro dei giornali, prima di metterli via.
Mentre languiscono nello sgabuzzino chiusi nella loro scatola (una condizione che degli scarponi non dovrebbero gradire, se gli scarponi potessero gioire o intristirsi per qualcosa) la carta li protegge dall’umidità e ne conserva la forma.
Un tempo era bene ingrassarli, ma con gli anni, non è più necessario: i materiali sono cambiati, infatti gli scarponi di oggi sono molto più leggeri di quelli di una volta.
Ora che ci pensi, forse gli scarponi di oggi non hanno più bisogno di essere riempiti coi giornali e i tuoi sono scarponi di ieri, ma nella vita arriva un momento in cui lasci che il mondo vada per la sua strada mentre tu prosegui per la tua, così ti tieni i tuoi scarponi di ieri.
In effetti, continui a pensare mentre li riempi di carta (e il rumore ricorda un po’ quello delle foglie sotto i piedi), anche i giornali sono cose del mondo di ieri perché oggi, per informarsi, si usano gli smartphone, ma quelli non puoi usarli per riempire gli scarponi e il pensiero ti fa un po’ sorridere.
Così, ogni anno, tiri fuori dagli scarponi i giornali dell’anno prima e li sostituisci con quelli dell’anno in corso, sapendo che, a suo tempo, li cambierai con quelli dell’anno successivo.
Non puoi fare a meno di dare un’occhiata ai titoli e ti rendi conto che non ti ricordi niente delle notizie dell’anno prima, tranne forse qualche volta e alcune di quelle volte non è un bene.
Intanto che riempi gli scarponi, pensi che avresti voluto andare di qua e di là e sei andato nella maggior parte di quei posti, ma non in tutti, e che ogni anno è così e anche là dove sei andato… be’, diciamocelo: hai fatto un po’ più fatica.
Magari ti sei fermato un poco prima del previsto, o, arrivato, ti sei fermato un po’ più a lungo e cos’era quel doloretto al fianco che hai avvertito, anche se è passato subito? Soprattutto, sempre, sempre, ci hai messo un po’ di più e anche se hai provato a mentire a te stesso dicendoti che era questione di allenamento, non ci sei riuscito.
Sai che arriverà il momento in cui non riuscirai ad arrivare nei posti in cui andavi una volta e dovrai accontentarti di guardarli da lontano.
Cerchi di ignorare tutto questo e ti dici che quel momento è ancora lontano – ma quanto, quanto è la vera domanda – e nei momenti di sincerità aggiungi che, sei riuscirai ad accettarlo, sarai diventato più saggio.
Ti chiedi se gli scarponi ne sappiano più di te… ammesso che degli scarponi possano sapere qualcosa
Anche per loro è passato un po’ di tempo: anche se te ne sei preso cura, ti chiedi se per caso le suole non siano un po’ più lisce, o i lacci sfilacciati, o le fibbie più lente.
No, non è ancora il momento di cambiarli – possono andare avanti ancora un bel pezzo – ma quel momento verrà.
Hai cambiato diversi scarponi, nel tempo e, se ci rifletti, è un pensiero rassicurante.
Il problema verrà quando cambiarli sarà inutile.
Così, ogni anno, alla fine dell’estate, tiri fuori dagli scarponi i giornali dell’anno prima e ci infili quelli dell’anno in corso, sapendo che l’anno successivo ci metterai quelli nuovi (le date sono sempre quelle, fine agosto o giù di lì, come se fossero gli unici giorni del calendario o il tempo girasse in tondo) e continuerai a camminare perché così hai sempre fatto e perché, dopotutto, che altro si può fare?