Venne il tempo
E venne il tempo
Dove alla luce sopraggiunse il buio
E la gente corse via impaurita
Da ignote sorti e nefaste religioni
Dove le lame non esitarono a tagliar teste
E far recitare antichi libri
Solo per poter credere che bastasse essere buoni credenti
Dove si distrusse con picconi e martelli
Secoli di storia
In tanti piccoli granelli
Trascinati dal vento
E sparsi come sabbia nel deserto
Dove anche il minimo lembo di pelle fu coperto
Da pesanti vesti nere
E folte barbe per incutere terrore
Facendo sparire anche i lineamenti
Tipici di una etnia pastorale
Il nemico
Era per loro il suo stesso popolo
Anche chi aveva mangiato al loro fianco, solo pochi giorni prima, una modesta ciotola di riso
O il compagno di giochi, di una infanzia ormai dimenticata
In nome di un Dio
Che non ha nome in nessuna degli Antichi Testi
Che ha occhi di fuoco
E mani lorde di sangue
Che assomiglia molto a quel tipo di uomo
Quello che nel corso della storia
Ha perso l’identità
Che vuole sopraffare
Per conquiste non ben note cose
Atteggiandosi a quel Dio onnipotente
Rivelandosi però anche loro, solo dei piccoli granelli di sabbia
Che saranno spazzati dal vento
E che cadranno nella sabbia, di quel stesso deserto da cui sono nati
Vagando per sempre
Senza avere trovato pace alcuna
Ne vergini ad accoglierle
Ne alcun ricordo di loro