Aveva preso a correre fin da piccolo.da quando aveva cominciato a gattonare era rimasto,affascinato dalla velocità e correva massacrandosi prima i ginocchi poi i piedi. Correva. All'asilo, alla scuola primaria, alla media, al superiore. Correva come una lepre tanto che nessuno riusciva a stargli dietro. Era come se gli prendesse una voglia incontenibile di essere vento, anzi di volerlo superare in velocità. Ma come spesso avviene, chi corre sviluppa una visione della vita diversa da chi ha un'andatura più dimessa. Non era mai riuscito a trovare una compagna come lui, che corresse come lui. Non era riuscito a completare i suoi studi universitari perché era stato preso dal desiderio di voler intraprendere il mestiere di meccanico. Purtoppo anche qui era stato un fallimento perché il meccanico ripara le macchine e rielabora i motori per farle correre ma non corre come loro. Ed il principale lo aveva licenziato perché correva troppo e non rifletteva sulle cause dei guasti. Tanta infelicita lo aveva preso e non riusciva a capire perché. Correva sempre. Era vento, moto, automobile treno, aereo, missile lanciato nello spazio interstellare. Gli anni passavano e lui, preso da questa frenesia, non se n'era accorto. Solo un giorno si sentì stanco ed affannato e dovette riposare. Si sedette per un momento lungo il paracarro di una strada che per anni aveva percorso talmente velocemente che se l'avesse dovuta descriverla non avrebbe spiegato nessuna parola o impostato una pur minima sequenza descrittiva. Quando riprese fiato, preoccupandosi della sua condizione, si guardò attorno. Oltre la strada scopri un campo disseminato d'erba ogni forma ed odore, pieno di fiori, margherite, papaveri che si allungavano tra i cespugli creando una coperta rosso antiquato. Vide l'albero d'ulivo e lungi da lì, un agrumeto con mandarini appesi ai rami, rossi come la primavera, che trionfava. Rimase meravigliato di non essersi mai accorto di tanta bellezza. Intanto si era riposato ed invece di riprendere a correre, fu incuriosito dagli insetti che volavano, da alcuni uccellini che,dopo un volo in stormo, si erano posati lungo i fili del telefono e se ne stavano appollaiati, contemplando quel cielo che li aveva visti protagonisti del volo fra le rare nuvole. Cominciò a camminare e scoprì cose nuove, mondi mai visti quando era preso dalla frenesia della corsa. Tale condizione lo aveva visto inserito in una realtà che, osservata da un altra posizione, gl sembrava sconosciuta ma molto interessante. Ritornò a casa camminando e nella sua passeggiata, si accorse della bellezza di un creato che non aveva mai gustato. Riuscì a veder pure quella ragazza che tutte le mattine era affacciata alla finestra e lo guardava. Vide che, al suo rientro, era sempre, li che lo salutava. Non se n'era mai accorto che quella bella ragazza lo salutava. E accennò timidamente ad un saluto di risposta. E fu così che dopo due giorni di scambi di saluti, di sorrisi e di sguardi ricambiati, i due si trovarono ai giardinetti, mano nella mano, con il cuore che scoppiava di felicità e che si scambiavano baci d'amore. La vita del corridore era cambiata solo perché aveva smesso di correre e aveva scoperto un mondo diverso da quello vissuto in tutta velocità. Rimase a riflettere sulla panchina per giorni. Ma si sa, a volte sembriamo cambiare per poi ritornare ad essere come eravamo. La sua nuova vita gli aveva aperto gli occhi e nonostante aver trovato una felicità mai provata, gli cominciò a mancare l'ebbrezza della sua velocità. Ed una mattina, vestito in tenuta da jogging, cominciò ad allenarsi nella corsa. Riprese il suo ritmo, sempre più veloce, ancora di più. Il cronometro sembrava una tartaruga in confronto alla sua crescente velocizzazione. I suoi muscoli, come risvegliati da un coma, cominciarono a flettersi e a produrre energia. Corse sempre più velocemente e come in una rincorsa per un decollo, cominciò a staccarsi da terra e a volare, sì, stava volando, era riuscito a volare. Oh, che bello, si vola! Come aveva potuto rinunciare a tutto ciò? Una vita a correre ed ora, dopo un riposo inaspettato ma goduto intensamente, era riuscito a volare. Vide dall'alto il prato, i fiori, i papaveri....com'erano belli! Tutti vicini, molto vicini da sembrare una macchia di sangue in mezzo al verde. L'albero d'ulivo e gli uccellini in volo. Graziosi uccellini che sembravano turbati da questo nuovo essere volante, preoccupati da quest'uomo che planava, che si librava, titubanti nell'avvicinarsi per volare assieme.
Fu così grande la gioia del corridore che, mentre volava, si perse nel cielo e neanche il pettirosso accovacciato sul punto più alto del campanile paesano riuscì a vederlo più all'orizzonte. Si perse tra le nuvole. E del corridore non si seppe più nulla se non che qualcuno ogni tanto riferì di averlo visto volare nel cielo come una moto, una locomotiva, un aereo, sorridente e spensierato perché aveva raggiunto la sua vera felicità, quella di essere velocità, pura velocità nello spazio celeste tra la terra e l'infinito.