I suoi occhi, molto sensibili alla luce, come quelli di tutte le persone albine, si strinsero rapidamente e si chiusero cedendo ad un sonno cui aveva resistito da molte ore.
...Improvvisamente Gianluca si trovò in un bel prato circondato da fiori variopinti e da ruscelli argentini.
"Gianluca, vieni", una voce alle sue spalle lo invitò.
Gianluca si girò e vide un gruppetto di bambini che giocavano ad "acchiapparello".
"Chi sei? Chi ti ha detto il mio nome?" rispose Gianluca, palesando un atteggiamento di diffidenza.
Chissà..., tutto era luminoso, gioioso, allegro, ma Gianluca si sentiva inquieto.
"Mi chiamo Mattia, vieni a giocare con noi, Gianluca".
Esitò un attimo Gianluca, poi però si diresse verso il gruppo di bambini.
Giocò, corse, rotolò per terra, rise, gridò e alla fine si sentì stanco, stanco ma felice, era da tempo che non si sentiva così leggero, si era proprio divertito.
Improvvisamente i suoi occhi si incupirono, pensò alla sua mamma che da tempo soffriva, voleva abbracciarla, subito.
Sentì un lieve solletico lungo il braccio, una goccia d'acqua gli scivolò addosso.
"Gianluca, vieni", si girò repentinamente, era lei, la sua giovane e adorata mamma.
La vide, bellissima, agile, sorridente. Correva verso di lui, lo abbracciò, forte, a lungo.
"Mamma, come stai?" disse Gianluca, non credendo ai suoi occhi.
"Sto bene, figlio mio, adesso ti sarò sempre accanto, se a volte ti sentirai un po' triste avrai per sempre il mio conforto e la mia guida. Sarò una piuma, una goccia, un alito di vento, un raggio di luce."...
Gianluca aprì gli occhi, la stanza dove giaceva la sua mamma si era riempita di gente, ognuno adagiava un fiore, Gianluca però vedeva solo un immenso sorriso.