Con tenerezza osservo il corpo, fedele e obbediente compagno di viaggio che invecchia di giorno in giorno ma che per nessuna ragione al mondo cambierei con il corpo di nessun’altra età, grata per quello che mi ha fatto vivere e che ancora mi fa sperimentare. E lo scopro più bello, più vulnerabile, più sensibile. Da adulta lo spingevo al limite senza riguardo e in vecchiaia lo ascolto e me ne prendo cura: meglio tardi che mai! Certo sto diventando più attenta ai suoi limiti e ai suoi bisogni. Ci tengo che sia vivo e vibrante finché siamo insieme: un salto di qualità di cui noto gli effetti benefici. Da poco, durante i pasti, accendo una candela, per ricordarmi di me! Mi sento bella come mai mi sono sentita da giovane!
C’è qualche acciacco, quando i passi si possono contare tanto sono lenti e si evitano movimenti bruschi per non perdere l’equilibrio, ma questo non è un problema, rispetto al sollievo di non sentirmi più in primo piano, di non dover conquistare nulla, ma di essere a mia volta conquistata dalla bellezza della vita. Un atteggiamento di ritirata su tutti i fronti che non è neppure una scelta, ma avviene spontaneamente come una saggezza, come vedere il gioco della vita dall’alto seggio dell’arbitro su un campo da tennis.
Lo sguardo sulla vita si è colorato di una dimensione diversa. Senza rimpianti per ciò che ormai non è più, l’orizzonte si va restringendo e quando ci sono aperture, l’incontro con uomini ad esempio, è per osservare meglio ciò che ancora ha bisogno di essere vissuto. Da questo punto di vista non è una vecchiaia smortina o senza shock. La passione che ho per la vita vuole essere vissuta appieno, malgrado l’età, e la danza continua. E sono grata per quello che porta, senza eccezioni. Mi basta guardare quello che si presenta sul cammino e so che è ciò di cui ho bisogno per crescere: non mi preoccupo di saperlo prima e la sua portata va al di là della mia immaginazione più sfrenata. E anche le piccole cose non arrivano mai prima che io ne abbia bisogno!
La vita ha smussato tanti angoli, ma ancora ce ne sono che pungono: mi manda le persone che mi sanno ancora premere dei bottoni e farli saltare come tappi di champagne. Altro che tranquillità! Gli avvenimenti che accadono nella mia vita movimentata hanno una sfumatura che prima non mi sfiorava. Mi accorgo che ora presentano tutti un carattere di urgenza. L’urgenza del viaggio interiore da continuare con maggiore intensità. Il fuoco del viaggio come in una camera di combustione. Da adulta disperdevo energia, ora occorre raccoglierla come in un serbatoio. Vuol dire anche sapermi circondare di persone che soffiano sulla fiamma di questo fuoco. Ed è per questo che mi sposto da un continente all’altro, da una città all’altra, per incontrare gli amici del cuore, quelli ai quali apro l’anima, quelli che mi danno spunti di riflessione perché mi vogliono bene e con i quali posso ridere a crepapelle, piegata in due… il miglior carburante per vivere una vecchiaia felice.
Dall’alto di questa età mi sono sentita di gettare uno sguardo all’indietro, per capire quale filo conduttore mi abbia permesso di rispondere alla chiamata dell'amore e anche ad accogliere la bellezza di questo ultimo passaggio. Un atteggiamento di fondo ha contraddistinto il mio cammino: non ho mai chiuso le porte del cuore anche quando era spezzato e sanguinante e ho saputo scovare, fra le sue ceneri, perle di rara bellezza. E dove si trova il fuoco se non sepolto nella cenere? In questo mi sento una rottamatrice nella vita: mi interessano le rovine di qualsiasi tipo: sotto si trovano tesori!!
Una dolce vecchiaia gioiosa punge birichina il mio palato ridente e mi porta con pazienza a continuare ad esplorare il mondo dentro e fuori di me con uno sguardo attento e divertito!