ARCHIVIO SEGRETO
La nonna Adelina ci ha lasciato ieri pomeriggio in una giornata priva di sole. Il suo sguardo si è posato per l’ultima volta su di me, il nipote preferito. Arrivata alla soglia dei cento anni è stata sempre presente nella mia vita. Ha accompagnato il mio cammino fino all’ultimo istante. Ero molto legata a quella donna. Aveva uno spirito indipendente e disinibito. Mi raccontava spesso delle sue avventure giovanili. La sua dipartita ha lasciato un vuoto nella famiglia, ma specialmente nel mio cuore. Amavo quella vecchia signora che sorrideva sempre, quando parlava dei suoi amori, a volte si lasciava andare a confidenze molto intime, a volte invece era piuttosto riservata, sorvolava su alcuni particolari, su persone che evitava di nominare, anche lei aveva i suoi segreti che voleva conservare solo per se. Ora tutto è finito, ha portato con se quei segreti che non ha voluto condividere con nessuno. Sono appena tornato dal funerale e non ho l’animo adatto per fare nulla. Sono andato nella sua stanza e sono rimasto in silenzio nella penombra a ricordare la sua figura che, seduta sulla sedia a dondolo, mi accarezzava con quelle sue mani rugose, ma che un tempo erano state piene di vita. Molte sue fotografie, negli album della memoria, la ritraevano in pose e atteggiamenti sfrontati, eccentrici per l’epoca in cui erano state scattate le foto. Un periodo, quello della sua gioventù, funestato dalla grande guerra che aveva spezzato l’incanto della Belle Epoque. Era una bella donna, uno sguardo che anche attraverso le foto magnetizzavano chi la guardava. Mi guardo intorno e tutto in quella stanza parla di lei. Il suo letto di ferro battuto, nero con disegni di fiori rosa e fucsia, sopra la testata, un famoso quadro, Leda e il cigno, se mi ricordo bene dovrebbe essere del francese Gericault. Diceva in proposito che era stato un dono di un suo ammiratore e non se n’era mai separata. Sotto la finestra, il tavolino in legno di rosa dove lei si metteva a scrivere lettere che lei chiudeva dopo aver messo del profumo dentro e me le faceva spedirei nascosto dalla famiglia. Erano tutti indirizzi dal nome maschile. Alle pareti altre sue fotografie nei vari momenti della sua vita avventurosa. Perfino una con un leone ucciso ai suoi piedi, ricordo di un safari in Africa al tempo del Duce. Vinto dal ricordo mi sono assopito, avvolto dal suo profumo che ancora aleggiava nella camera. Grande donna nonna Adelina, aveva avuto un vita degna di essere vissuta. Mi sono destato che era già buio e prima di uscire ho scorso con lo sguardo la piccola libreria di lato al letto, un mobile pieno di libri, molti dei quali consunti dall’uso frequente, altri invece sembravano appena usciti da una libreria, vecchie edizioni rimaste intonse. Per curiosità ne sfiorai alcuni. Uno di quelli aveva un titolo risonante “Storia segreta di Isabella di Baviera, regina di Francia” di De Sade. Non sapevo leggesse quel tipo di libri, forse per questo non voleva che nessuno toccasse le sue cose, era gelosa di quella libreria, solo lei poteva spolverarla o smuovere qualcosa.
Adesso che avevo quel libro in mano, mi sembrò di aver violato la sua intimità, ero un profanatore, colui che aveva scoperto i suoi segreti e mi venne un attimo di ripensamento, stavo quasi per rimettere a posto il volume, poi pensai che forse ero io l’unico autorizzato a poterlo toccare.
In famiglia nessuno si occupava di lei, preferivano accontentarla, lasciandola fare come voleva. Preso dalla curiosità, cominciai a scorrere i vari titoli, scoprii con sorpresa che erano in maggior parte titoli di letteratura erotica, c’erano i maggiori rappresentanti di quel genere, anche testi d'autori sconosciuti, alcuni addirittura scritti da abati di conventi. Un'intera libreria di libri proibiti dalla chiesa. Quella scoperta mi fece sorridere, mio malgrado, la nonnina era una che si era data molto da fare. Nel prendere un libro piuttosto grosso, mi accorsi che non aveva le pagine, era in pratica una scatola a forma di tomo. Dovetti sedermi e accendere la luce. Riuscii ad aprire quel finto libro. Era pieno di fotografie e lettere ancora nelle buste. Risalivano agli inizi del secolo, molte erano destinate a lei, altre invece erano state scritte da lei ad indirizzi maschili, ma erano tornate indietro, con la dicitura, indirizzo sconosciuto o destinatario non reperibile. Le aveva conservate, così, senza aprirle. La sua calligrafia era minuta, piena di svolazzi e ghirigori. Da quelle carte ingiallite usciva un profumo di violetta. Rimaste chiuse per tanti anni là dentro, la carta si era impregnata. Mi misi a guardare le foto. Erano quasi tutte di giovani soldati, sorridenti, credo, prima della partenza per la guerra, tutti impettiti nei panni dei salvatori della patria, fieri di essere in divisa davanti alla macchina fotografica. Sul retro delle foto vidi segnato a matita un numero. Messi nell’angolino in basso a destra, vari numeri senza un filo logico. Mi sorprese quel segno, ma al momento non mi applicai. Proseguendo nella ricerca in quella scatola segreta, trovai un quaderno dalla copertina nera, uno di quelli che a scuola usavano per l’aritmetica, infatti aveva pagine a quadretti. Lo sfogliai. C’era una sequenza di nomi, uno sotto l’altro, tutti nomi maschili e di fianco al nome due date e un numero. C’erano diverse pagine di quei nomi, dai più comuni ad alcuni curiosi e anche diversi stranieri. Rimasi perplesso a studiare quelle carte e alla fine arrivai alla conclusione. Era un sistema semplice, aveva creato una specie d'archivio, dei suoi amori, degli amanti, per non dimenticarseli aveva le foto, i nomi e le date. Ognuno di loro aveva un viso e la data in cui si era incrociato con nonna Adelina. Ripresi le foto e confrontando il numero sul retro, potei abbinare ogni foto ad una data. Il giovane soldato Gregorio, ad esempio, era stato nelle grazie di nonna dal 23/6/1915 al 30/8/1915, solo due mesi, il loro incontro era durato due soli mesi, perché si era interrotto? Perché era partito e non era più ritornato, o semplicemente perché lei lo aveva scaricato? Cercai altre foto per vedere se dopo quella data era subentrato qualche altro. Una ricerca che stava diventando complicata. Decisi di rimandare tutto ad un altro giorno, con più tempo e più calma. Rimisi tutto come avevo trovato, spostai solo il volume, lo misi in alto per evitare che cascasse in mani poco appropriate. Ero ancora scosso dal funerale appena terminato e, quella scoperta, mi aveva sconvolto ancora di più. La dolce e fragile nonnina aveva avuto un passato piuttosto burrascoso a quanto sembrava. Uscii e chiusi la porta a chiave. I segreti della nonna non dovevano essere divulgati. Glielo dovevo!