Caio è il proprietario di una piccola bottega di periferia. Egli possedeva una personalità particolare.
Si comportava da commerciante onesto, premuroso e rispettoso solo con i nuovi clienti.
Perché una delle cose che voleva nel suo profondo era essere visto come una brava persona.
Ciò, nella sua mente, poteva accadere solo da parte di coloro che non lo avessero conosciuto in passato.
Perché si vergognava segretamente di come era stato in passato. Non trovando pace con la propria coscienza.
I nuovi clienti, perciò persone sconosciute che dovevano ancora letteralmente crearsi un’impressione su come egli fosse dopo averlo visto di persona, erano per lui l’unica panacea e anestetico da questo suo male.
Inoltre si comportava bene con ognuno di loro solo finché percepiva che costoro lo continuassero a vedere come tale.
Ma non appena il bottegaio aveva il benché minimo sentore che questi lo vedessero con altri occhi se non quelli di persona dalla bontà impeccabile, quale lui ricercava di apparire, egli era pronto a trattarli con la stessa noncuranza con cui trattava i suoi clienti di vecchia data o di ignorarli.
Proseguì a condurre la propria attività commerciale con questo piglio per una decina di anni.
Finché si accorse che praticamente tutta la propria clientela era diventata fredda e distaccata nelle interazioni sociali.
Risultato delle tempistiche sempre più serrate dei tempi moderni.
In pratica la gente che entrava trattava la sua bottega alla stregua di un supermercato, dove si entra e si vuole trovare i prodotti che si cercano nel minor tempo possibile. Per poi poter uscire velocemente e essere ancora in tempo a svolgere tutti gli altri impegni della giornata.
Questa situazione al bottegaio non andava bene. Esclusivamente poiché gli impediva di raggiungere l’obiettivo di distrarre la sua coscienza - di tanto in tanto - dalla visione maligna che avesse di sé tramite le suddette onestà, premura e rispetto che riservava ogni volta ai nuovi clienti, per ottenere tale conseguente impressione.
Dopo aver ponderato a lungo sul da farsi, attuò un escamotage che avrebbe dovuto riportare la situazione almeno a come era una volta.
In pratica espose la merce nella propria bottega in modo tale che fosse più difficile da trovare. Con l’intento di costringere i propri clienti a dover rivolgersi a lui stesso, nel caso in cui volessero trovare velocemente i prodotti di cui avevano bisogno.
Passarono altri dieci anni in cui i clienti diminuirono gradualmente, scontenti del servizio della bottega.
Il commerciante costrinse se stesso ad apparire sempre più esageratamente onesto, premuroso e rispettoso, convinto che quella fosse la direzione giusta. Ma l’ostentazione di questi suoi modi di fare, purtroppo per lui, non cambiarono le cose. Risaltando, invece, una falsità ora palpabile. Probabilmente generata, in fondo, dalla mancanza di autenticità dei propri comportamenti e ottenendo come risultato solo il ricrearsi di situazioni imbarazzanti.
In conclusione il bottegaio dovette rimettere i prodotti ciascuno al proprio posto per tenere aperta l’attività. In aggiunta si convinse che presentarsi regolarmente da uno psicologo, anche per persone come lui così dette “della vecchia guardia”, non fosse poi così mortificante.