Dopo le ferie di Natale Patrizio aveva dato di matto.
Era venuto in ufficio urlando che era un regalo del cavolo, che l’anonimo donante era un vigliacco e che la faccenda non sarebbe finita lì.
Sulla vigliaccheria dell’ignoto benefattore potevamo anche essere d’accordo, ma la reazione di Patrizio era eccessiva e quindi che andasse al diavolo, lui e la sua briciola di ragione.
E poi, anche se non era il massimo della finezza, il regalo non rappresentava un insulto così pesante. Non era mica un proiettile, come quello che molti di noi, segretamente, gli avrebbero recapitato.
Era solo un paio d’occhiali. Di quelli a raggi X, sapete… sì, ecco… quelli che si suppone consentano di guardare attraverso i vestiti.
Ora: io non li ho mai usati, ma, per quanto ho sentito, si vede solo una nebbia rossastra. Niente visioni di seducenti lingerie e mutandine di pizzo, insomma. A pensarci bene, un regalo simile poteva fare tenerezza, retaggio di un’epoca e di un senso del pudore ormai svanito. Ci si poteva persino ridere sopra, ma Patrizio non aveva il senso dell’umorismo.
Per farla breve, quando ebbe finito di gridare – Patrizio era uno di quelli che godono ad essere arrabbiati – sbatté gli occhiali in un cassetto della scrivania e lo chiuse.
«Be’, ma se gli hanno dato tanto fastidio perché non li ha buttati?» mi chiese Antonio.
«Sai com’è fatto – risposi – probabilmente, di tanto in tanto, ha intenzione di guardarli per potersi arrabbiare di nuovo».
Ci saremmo dimenticati della faccenda se, verso Carnevale, Patrizio non fosse arrivato in ufficio indossando un paio di occhiali sorprendentemente simili a quelli che custodiva nel cassetto.
«Congiuntivite allergica» ringhiò a mo’ di spiegazione.
Sapevamo. Ma sapevamo anche un’altra cosa: c’era una nuova impiegata in ufficio.
Era arrivata poco dopo l’Epifania, si chiamava Carmen e sembrava la versione in carne ed ossa di una bambola gonfiabile.
La pettoruta neoassunta aveva il box posto di sbieco rispetto a quello di Patrizio e più d’una volta avevamo colto il nostro irascibile collega con lo sguardo perso in quella direzione. Era possibile che…?
In ogni caso, da quel momento, la mise di Patrizio comprendeva immancabilmente uno spesso paio di occhiali scuri molto simili allo sgradito regalo di Natale.
Se si trattava di una congiuntivite doveva essere un caso paurosamente grave. «Forse dovresti farti vedere da un medico» gli aveva suggerito Antonio (il poveretto ha un istinto da crocerossina e, probabilmente, una segreta aspirazione al martirio). «Fatti gli affari tuoi» era stata la risposta, insolitamente gentile, dell’interessato.
E poi Patrizio non aveva problemi di vista: ci vedeva bene. Straordinariamente bene.
Verso le vacanze di Pasqua avevo appena aperto un barattolo di colla quando mi aveva chiesto se potevo prestarglielo.
Mentre mi dirigevo verso il suo box (neppure per un istante avevo considerato la possibilità che lui venisse a prenderlo) fui colpito da un pensiero – un’illuminazione, se preferite – come aveva fatto a vedermi?
Già, perché non aveva detto “Puoi darmi un barattolo di colla?” ma “Puoi darmi quel barattolo di colla?”. Proprio quello che avevo appena impugnato. Solo che, tra noi due, c’erano sei pareti di compensato che, per quanto traballanti, erano impermeabili alla vista.
Non se li toglie mai - pensai mentre, fissandolo nelle lenti scure, gli passavo il barattolo - sono quasi quattro mesi che non gli vedo gli occhi.
Me n’ero andato senza parlare, ma, mentre mi voltavo, non potevo fare a meno di sentirne lo sguardo sulle spalle. Attraverso le spalle.
Per i due mesi successivi continuai a pensarci su. Non ero il solo; tutti avevamo notato che c’era qualcosa di strano, ma nessuno affrontava l’argomento. Patrizio, del resto, non era tipo con cui valesse la pena di instaurare un colloquio. Io solo avevo l’impressione che, anche se avessimo accennato alla faccenda, non si sarebbe arrabbiato affatto. Dirò di più. Mi sembrava che sperasse che ne parlassimo. Ma nessuno lo fece.
A giugno, Carmen, la bambolona, cambiò ufficio. Dopotutto le bambole gonfiabili sono piene d’aria e, dunque, tendono a salire verso i piani alti.
E Patrizio continuò a portare gli occhiali.
Un paio di volte lo sorpresi a guardare fuori dalla finestra, verso il tramonto. Mi sarebbe piaciuto dire che era diventato romantico e che meditava sul disco rosso adagiato nella caligine delle auto in fuga verso il week end, ma non era così. Avevo la netta sensazione che stesse osservando qualcosa di molto preciso.
Un venerdì di luglio cedetti alla tentazione. L’ufficio era vuoto a parte me. Avevo notato Patrizio uscire dal palazzo sempre con quei dannati occhiali sul naso e dirigersi verso il parcheggio. Dal quinto piano, dove mi trovavo, mi era sembrato terribilmente solo, nel piazzale deserto.
Quando lo vidi salire in auto, presi un paio di forbici e cominciai ad armeggiare intorno al cassetto della sua scrivania. Non è come nei film, sapete? – o forse sono io che non ho la stoffa dello scassinatore. In ogni caso ci vuole concentrazione. Per questo non mi accorsi che Patrizio era rientrato fino a quando, alzando la testa nel tentativo di cercare qualcosa per cancellare i graffi che avevo prodotto, me lo trovai davanti.
 

NDA: questo racconto ha una genesi particolare. Se volete sapere quale, aspettate la seconda parte. 

Tutti i racconti

0
0
9

L' ammore

18 May 2024

L' amore solo l'ammore Solo l'ammore scritto così con due m È un dolce tormento Un 'inquietudine placata Una scintilla mai spenta Un incontro tra due storie Due anime si cercano da sempre e quando si ritrovano il cuore batte veloce Puoi fare finta di non ascoltare Ma l'ammore sta lì L'ammore è [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

0
0
9

Quando sognavo da bambino

18 May 2024

Quando sognavo da bambino Quando sognavo da bambino era tutto cosi etereo Come viaggiare su nuvolette spinte dal vento Sentivo il profumo del dopobarba nelle narici, e il sapore del seno di chi mi amava Potevo andare ovunque con quella sensazione Era come mi tenessero la mano forte forte Come [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

0
0
4

LA STORIA DI MAMMUT - 2/3

18 May 2024

Aspettammo oltre quattro ore, ma l’elefantessa non si decideva a partorire, poi all’improvviso la vedemmo muovere freneticamente la coda, e mentre con gli occhi esprimeva una grande sofferenza, un tratto piegò leggermente le zampe posteriori e, dopo un secondo travaglio , riuscì finalmente a osare [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

1
0
5

Haiku

18 May 2024

soffia levante - su neri papaveri gruppi di stami Laura Lapietra©

Tempo di lettura: 30 secondi

2
2
13

LA STORIA DI MAMMUT - 1/3

17 May 2024

Era una magnifica giornata di inizio settembre, il sole entrava dalla finestra della cucina in un largo fascio di luce obliqua, accendendo il pulviscolo dell’aria e anche il viso di mia moglie mentre guardava fuori dalle persiane appena socchiuse. «Il postino ha imbucato della posta, vado fuori [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

1
1
13

Essenza Di Vita

17 May 2024

Sotto il celato drappo dell'essere incostante ove il chronos urge e fluisce incessante, si dispiega una danza di affetti e aspirazioni, come vortici di penombre e chiarori da tessere in boccioli che sbocciano lenemente per divenire. E in questa complessa trama di intrecciati fati, si nasconde [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Piccola stella: Quale condensato flusso di vertà sulla condizione umana scorrono i tuoi [...]

3
5
20

L'ometto

Racconto ispirato al quadro di Böcklin "L'isola dei morti"

17 May 2024

Herr Staub, come ogni sera, stava aspettando l’ometto. La faccenda era cominciata due settimane prima. Quel tizio si era fatto vivo verso l’ora di chiusura e si era piazzato davanti alla vetrina, immobile, insensibile al freddo, al vento, ai passanti che lo spintonavano. Muto, rigido, quasi cadaverico. [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

1
2
10

Sedoka 6

16 May 2024

Su calda sabbia vuote conchiglie bianche dopo l'alta marea dolce stupore del barbaglio nel mare tra pesci si confonde Laura Lapietra ©

Tempo di lettura: 30 secondi

2
5
21

Lupin III

Ciclo dei miei ricordi di infanzia

16 May 2024

Ormai entrato di diritto nell’immaginario collettivo e nella cultura pop moderna, Arsenio Lupin ha segnato più di una generazione con le sue avventure da ladro gentiluomo. Sorrisi gengivali. Gambe secche, bianco latte e con peli al naturale. Giacca rossa, ma che cambia colore a seconda delle [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

  • Patapump: leggo che nell 87' hanno trasmesso in Italia le prime puntate
    ..ero [...]

  • Lo Scrittore: di serie ne hanno fatte tante e ogni serie è coposta da tot episodi. [...]

3
5
17

sas Janas

16 May 2024

sas Janas nel cuore della terra esse vivono e nella millenaria roccia scavata risiedono piccole, poco più che un palmo di mano ma l’occhio che le cerca lavora invano il loro mantello è un diaspro rosso e per quanto possa sembrare un paradosso la loro pelle, narrano le leggende, è di luna [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

1
4
18

Scelte Di Vita

15 May 2024

Nel tumultuoso crogiolo dell'adolescenza, emergeva un trittico di personalità, un trio di giovani anime che si affacciavano al precipizio dell'ignoto. Le loro vite erano intrecciate in un quadro di esistenza variegato e vivido, ognuno incarnando un unico tassello nel mosaico delle giovinezze. [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

  • Lo Scrittore: Più che un racconto potrebbe essere una esposizione filosofica della [...]

  • Laura Lapietra: Grazie a tutti per aver gradito il mio piccolo testo, certamente ho voluto [...]

2
3
22

ADDIO

solitudine

15 May 2024

Datemi un bicchiere di vino rosso asciutto e forte come il sangue della terra. Un bicchiere di vino per togliere dalla bocca quel sapore dolciastro delle parole d’amore pronunciate in una notte senza luna nel silenzio di due anime che si stavano allontanando su strade diverse. Parole appena [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

  • Patapump: il vino, meditazione di vita 🍷

  • U1615: Mi è piaciuta molto.

Torna su