LETTERA ALLA FORMICA

 

Cara formichina ti vorrei parlare, se tu mi vorrai ascoltare.

Vorrei parlare a te, al ragno e all’ape, a voi custodi di una terra morente, che piange di dolore per le mille offese a lei inferte.

Se mi vorrai ascoltare, ti dirò che ammiro infinitamente la tua saggezza e il modo in cui ti impegni per portare cibo al formicaio, e la tua determinazione nello svolgere il duro compito a te affidato.

Chissà quante volte sei tornata sfinita a casa la sera, sfuggendo a mille pericoli, hai sospirato di sollievo e di soddisfazione e poi ti sei addormentata serena sotto a un cielo stellato!

Ah, cara formichina, davvero ti ammiro!

Tu, guardiana della terra, custode dei suoi segreti, saggio animaletto, opera della divina sapienza!

E anche a te, oh ragno, io vorrei parlare!

A te che con vivace intelligenza, con ingegno sottile e con flemmatica  tenacia costruisci la tua tela. Essa è per te un castello che tu abiti con eleganza, una splendida architettura sospesa tra cielo e terra, disseminata in mille angoli del creato.

Tu ragno mi fai quasi paura, temo la pazienza con cui attendi la tua preda, mentre stai lì a sonnecchiare apparentemente immobile, flemmatico e tenace.

Io non sono come te, non so aspettare, non so pazientare!

E per questo ti temo, ma ti ammiro anche infinitamente, perché sei connesso alla natura e alla madre terra, ora così piangente.

Mentre io, persa nelle mie nevrosi di creatura artificiale, non più connessa al creato, fallisco il mio scopo e la mia anima si ammala, mentre la terra muore. 

Io non sono come te, oh ragno, non riesco a imparare!

Ti osservo mentre costruisci la tua casa e non oso disturbarti, perché ho paura di interrompere un tale prodigio.

Da te imparo la pazienza, anche se non la riesco ad attuare.

Tu sei per me un monito, per ricordarmi la via che ho smarrito.

E la tua bellissima dimora, splendente di rugiada, rilucente di sole, è un gioiello magnifico che adorna la terra. 

E infine a te, oh ape saggia, io vorrei parlare.

A te, che cospargi di nettare i prati, per produrre il tuo miele odoroso, elisir di lunga vita, oro prezioso! 

A te chiedo di resistere alle mille tempeste, ai mille uragani che minacciano la tua esistenza, ad opera dell’umana stupidità.  

Proteggete vi prego, oh api operaie, la vostra regina, come un esercito fedele!

A voi, alla formica e al ragno sono affidati i destini della terra.

So che, con la vostra infinita saggezza di animali intelligenti, ascolterete la mia supplica.

Vorrei incontrarvi tutti e tre, ragno, ape e formica, un pomeriggio, in un prato, facendo finta di essere tutti uguali, nessuno di voi una minaccia per l’altro e neanche io.

Chissà di quali cose parleremmo tutti assieme, riuniti in consiglio.

Da voi imparerei mille segreti, vi osserverei incantata e forse quel giorno, uno solo fra mille, mi addormenterei felice, colma di saggezza, piena di speranza.

Da voi imparerei i segreti per custodire la terra, mia dimora, e a rispettarla, ritrovando la via che ho smarrito.

Forse…

Prima che sia troppo tardi!

E tu, oh madre terra, te ne prego, proteggi queste tue creature umili e silenziose, servitori fedeli, guerrieri leali!

A loro sono legati i tuoi destini, e i loro ai tuoi, come a una madre i figli!

  

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