L'acceso tramonto di un pomeriggio di primavera, illuminava l'ampio orizzonte di un prato in fiore.
Marta, venti anni, lo guardava estasiata da dietro i vetri della finestra della sua camera da letto.
Ad un tratto pianse. Ricordava che fino all'anno prima lo guardava in compagnia della sua mamma.
Non osava aprire la finestra, e non osava scendere. Erano lontani, ma lucidamente vivi nella mente,
i pomeriggi trascorsi con la madre in giardino mentre sorseggiavano una buona tazza di the,
e gustavano degli ottimi biscotti fatti in casa, discutendo sugli ultimi avvenimenti della giornata,
o commentando un articolo di una rivista di gossip oppure, spettegolando simpaticamente e piacevolmente, a danno di qualche amica o conoscente.
La casa sempre in ordine e frequentata di continuo da parenti ed amici, anche e, soprattutto, per le cene
organizzate di frequente dalla madre la quale trascorreva ore in cucina per rendere armonioso il palato degli invitati, ora era diventata un deserto. Non solo nessuno più la frequentava ma nessuno più telefonava se non altro per informarsi a riguardo della situazione di Marta. Era completamente abbandonata a se stessa.
La casa trascurata invecchiava come invecchiava precocemente Marta e, non se ne accorgeva,
chiusa ancora com'era nel dolore per la perdita della genitrice. Trascorreva il tempo annusando e accarezzando gli oggetti, gli abiti, appartenuti alla madre per sentirne ancora la presenza. Leggeva e rileggeva i vari post su diversi social per sentirsi ancora partecipe dei suoi pensieri e, continuando a commentare, aveva la sensazione di parlare con lei.
Più volte aveva desiderato morire, per poterla raggiungere, ma non aveva avuto il coraggio di commettere il gesto infame.
La sera, a letto, dopo aver baciato la foto della madre posta sul comodino, pregava Iddio di non farla svegliare il giorno dopo.
Ma quando la mattina si ridestava si sentiva delusa da Dio perché non l'aveva ascoltata e finì per non frequentare più la parrocchia, di non ascoltare più i conforti del vecchio parroco, che l'aveva tenuta a battesimo, e di dar fuoco a tutte le immagini religiose che trovava in casa.
D'improvviso un forte chiarore la distolse dai vari pensieri funesti. Non riusciva più a guardare attraverso i vetri data la forte intensità della luce che si poggiava su di essi annebbiandole la vista. D'istinto aprì la finestra. Un canto d'uccelli armonizzava la scena. Nel guardare gli uccelli su di un ramo notò un raggio di sole che si poggiava su di un fiore.
Non credeva ai suoi occhi. Era uno splendido Sancarlino, il fiore simbolo della vita, ed il preferito di sua madre, miracolosamente rifiorito, dopo alcuni anni.
Di corsa scese in giardino. Il profumo dei fiori e l'aria tiepida e carezzevole, le donarono un senso di benessere. Ciò che da tempo non provava più.
Raccolse il Sancarlino e avvertì su di se una brezza leggera ed il profumo intenso del corpo di sua madre.
Comprese che era un messaggio ben preciso: La madre era sempre presente e la proteggeva in ogni momento.
Il Sancarlino le comunicava che doveva continuare a vivere nella normalità quotidiana.
Con il volto sorridente, entrò in casa. L'ambiente aveva tutto un altro aspetto. Un'altra luce. La casa non mostrava più i segni dell'invecchiamento.
Entrò in lei una serenità ed una felicità mai provate, come qualcosa di soprannaturale.
Iniziò subito ad interessarsi delle faccende domestiche, e da quel giorno tutto fu diverso. La vita riprese il suo scorrere quotidiano. Iniziò di nuovo e con novella fiducia, a frequentare la parrocchia. Raccontò dettagliatamente la rivelazione. Pregò e accolse con gioia la benedizione che le venne impartita come un ulteriore battesimo che la conduceva a nuova vita. Ascoltò, e fece tesoro dei consigli e delle varie raccomandazioni del sacerdote.
Non versò più lacrime. Non più pensieri funesti. I ricordi che la rattristavano diventarono gioie per aver vissuto momenti speciali e per avere dedicato tempo ed amore a colei che le aveva dato la vita. La musica dei suoi autori preferiti si diffondeva con regolare frequenza nel corso della giornata. La casa, rianimandosi, aveva ritrovato la sua luce. Infondeva in Marta un senso di tranquillità e tepore.
Il telefono riprese a squillare così come tutto l'ambiente circostante ritornò ad essere movimentato, frequentato: nuovi amici, nuovi conoscenti ed un ragazzo, innamorato, che la portò all'altare.
Grazie al Sancarlino e ai miracoli che sono possibili, come si diceva una volta: Tutti vissero felici e contenti.