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La band ha spostato la sua serata in un pub in piena zona urbana in città, in mezzo al cemento, nell' afa dei giorni di Luglio.
La serata programmata in un lido al mare è saltata: alcuni robbosi hanno pensato bene di boicottare il concerto, annunciando che avrebbero fatto un karaoke da 1000 decibel dal lido accanto, a sovrastare.
E armati di pazienza si prende barracca e burattini e si va, in un localetto prettamente invernale, ma che per fortuna ha l' aria condizionata accesa a cannone.
Alle 22 io ed Edward ci incamminiamo ed all' ingresso del locale troviamo il solito zoccolo duro della fan base, giovani e cazzuti. “Porca troia, sarà che sono amici fra di loro, sarà che fanno comunella, ma sta cerchia è una bella paranza!".
All' esterno, buona situazione, qualche sfumacchiata, qualche birrozza nell' attesa, baci, abbracci ed un leggero calo termico che non guasta.
“Oh ragazzi tutti dentro che iniziamo”.
Il locale è accogliente. Quel perfido del vecchio del titolare non riesce a farmi offrire una pinta ad Edward.
Io esco il bancomat, mentre Edward la 10€, ed ovviamente il verme si butta a pesce sui contanti, col suo sguardo avido da ghiotto di spremute di sangue di banconote.
Si parte con un punk rock aggressivo, casinista, prorompente e vomitato. I testi sono tutti belli pesanti, esistenziali e incasinati.
Nel bordello generale Leocifero si ferma e fa: “ma secondo voi, morire è davvero brutto?”.
Momento di silenzio, ognuno inizia a fare a cazzotti nella propria anima.
“No, ma davvero dico. Pensiamoci un attimo. Arriva quel momento dove non dobbiamo pensare, fare cose. Essere da qualche parte, lavorare, soffrire. Che dite, che ne pensate?"
Uhm. Qui si contempla.
Quindi non si fa più fatica, non si soffre. Non si suda. Non bisogna impegnarsi, non si sgomita, non bisogna far quadrare i conti e tutto il resto. Vai a vedere che Leocifero non ha detto proprio una puttanata?!
Passato il momento riflessione, la band riprende con i suoi pezzi intrisi di rabbia con sullo sfondo un quantomeno dissonante schermo con le hit di RTL silenziate.
Il pubblico salta e balla, si sfoga e luccula, sulle note dell' ultima fatica discografica.
“Quando fai un lavoro, come la produzione di un album, dietro c'è un sacco di fatica, sbattimenti, tempo, studi, divergenze, idee. Sembra una cosa infinita che non riuscirai mai a terminare. Invece ad un certo punto, paff. Lo hai fatto, e senti quella sensazione… wow”.
Sì il concetto è chiaro, ti entra subito dentro.
Le ultime note vanno consumandosi, lasciando spazio alla notte. Si dissipa il nucleo di aficionados, si prende una boccata d' aria all' esterno seduti nel dehor con un chiacchiericcio un po' molesto per essere l' una di notte nella borgata cittadina.
Lo sguardo del titolare, del vecchio dall' interno della vetrina ricorda Shining, della serie “Mena bell' quann m n' avita sce da qua".
Le luci si spengono. Arriva la notte.
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