Ci sono autori che scrivono testi da ridere, altri fantascientifici, altri biografici, introspettivi, cervellotici, bucolici, asfittici, di guerra, di pace, di storia, mamma mia nel mondo della scrittura non mancano argomenti e la recensione di questo libro è una storia di una storia, non chiedetemi se reale o no, lo chiesi all'autore ma non ricordo la sua risposta, però nelle domande che gli farò si vedrà et voilà eccomi qua a parlarvi di un autore di una certa età, un artista che la sa lunga per tecnica, mestiere e tatto, realizza opere tattili da sturbo e la sua pittura è piacevole alla vista ma non è finita qui perché è un batterista, un musicista, scrive canzoni, scrive di tutto e merita rispetto anche se è per la società un dinosauro e se io ora sto dedicandogli il mio tempo non è per solidarietà verso un mio coetaneo, per la verità ha anche qualche anno più di me, ma quello che voglio dirvi è che gente come lui rappresentano il buon esempio per i giovani ma anche per chi giovane più quindi è un buon esempio ad utilizzare bene il tempo che abbiamo a disposizione e Pietro Racchi grazie ai suoi vari doni di natura la sua arte non è esclusiva in maniera egoistica per se stesso ma resa disponibile per il prossimo che la faccia sua, ogni artista anche il più egocentrico lascia una traccia ai posteri ma per fortuna Pietro Racchi egocentrico non è, e perciò lo ringraziamo della sua cultura a favore di un umanità civile. Bene lettori ora pensate che gli sto facendo pubblicità? Vi sbagliate questa è informazione e non sarà certamente questa recensione che gli farà vendere di più, sapete cosa conta nella promozione di un libro? Il contatto umano, l'autore che di persona incontra i lettori, gli parla, li guarda negli occhi, gli stringe le mani, oh! Lo scrittore non deve essere un venditore di fumo, questo è lapalissiano, lo scrittore deve essere onesto e spiegare bene il senso del suo libro e sperare infine di aver fatto un buon lavoro, per lo scrittore è meglio apparire in pubblico, che accada in un pub, in un bar, in una pizzeria, al mercato, al centro commerciale, alla stazione ferroviaria, in metro o sotto una pensilina mentre aspetta il bus, ecco è il contatto diretto quello che conta di più, ma quale feisbuk, ma quale social, ma quale sponsorizzazione a pagamento online, naturalmente tutto fa brodo, per carità ogni pubblicità serve alla causa ma Pietro Racchi ama incontrare la gente perciò se vi capiterà di trovarvi dalle sue parti statelo ad ascoltare che ha un sacco di cose da dire, bene sentiamo adesso lui cosa ha detto a me e a voi.
Pietro, dove hai trovato la forza di scrivere una storia che finisce male?
La forza di scrivere una storia che finisce male viene dalla volontà di rappresentare la realtà in tutte le sue sfaccettature, comprese quelle più dolorose. Le storie con finali tristi possono essere un modo per esplorare emozioni profonde, riflettere sul le
difficoltà della vita e offrire una prospettiva più autentica. Inoltre, attraverso le avversità e le sconfitte, possiamo spesso trovare lezioni importanti e una maggiore comprensione della condizione umana.
Pietro ti prego fallo per me, se puoi il prossimo libro potrebbe essere comico?
Certo, capisco il desiderio di leggere qualcosa di più leggero e comico. Sono sempre aperto a nuove sfide e a esplorare diversi generi. Scrivere un libro comico potrebbe essere un'esperienza divertente e gratificante, sia per me come autore che per i lettori. Grazie per il
suggerimento, lo terrò sicuramente in considerazione per il mio prossimo progetto!
Pietro, te lo avevo già chiesto ma non ricordo la tua risposta…."Cannone" è fantasia o tratta dalla realtà?
Certo, capisco la tua curiosità. 'Cannone' è pura fantasia. Non è basato su e
venti reali o persone esistenti. Ogni personaggio, situazione e dettaglio della trama è frutto della mia immaginazione. Spero che ti sia piaciuto immergerti in questo mondo immaginario tanto quanto è piaciuto a me crearlo!
Pietro, nel libro hai parlato di una storia e delle sue vicende, adesso a libro terminato, puoi dirci il tuo pensiero, la tua riflessione sui protagonisti?
Ho cercato di renderli il più realistici possibile, nonostante la natura fantastica della trama.
Per me, i protagonisti rappresentano diverse sfaccettature dell'umanità: il coraggio, la vulnerabilità, la speranza e la disperazione. Attraverso le loro avventure e le loro lotte, ho voluto esplorare temi universali che potessero risuonare con i lettori.
Spero che i lettori possano ritrovarsi in questi personaggi, riflettere sulle loro scelte e, magari, trarre qualche insegnamento dalle loro esperienze.
Pietro descrivi la tua sofferenza e se hai avuto la tentazione di terminare il finale, nonostante tutto a lieto fine.
La mia sofferenza durante la scrittura del libro è stata intensa e complessa. Ogni parola e ogni scena sono state frutto di profondi momenti di riflessione e, talvolta, di dolore. Mi sono immerso completamente nelle vite dei miei personaggi, vivendo con loro le loro gioie e le loro tragedie. La sofferenza dei protagonisti è diventata la mia sofferenza, e questo ha reso il processo creativo carico di emozioni.
Per quanto riguarda la tentazione di terminare il finale, ammetto che c'è stato un momento in cui ho pensato di cambiare rotta e dare alla storia un esito diverso. La tentazione di offrire un lieto fine era forte, soprattutto perché desideravo che i lettori trovassero conforto e speranza nel finale. Tuttavia, ho sentito che un finale più realistico e coerente con il percorso dei personaggi avrebbe reso giustizia alla storia e alle esperienze vissute dai protagonisti. Nonostante tutto, ho cercato di bilanciare il dolore con momenti di speranza e redenzione, perché credo che anche nelle situazioni più difficili ci sia sempre una luce alla fine del tunnel. Spero che i lettori possano apprezzare questa scelta e trovare un significato profondo nella conclusione della storia.
Pietro, il bene non paga cosa si può fare per invertire la tendenza? Ne convieni che è più giusto il contrario?
Credo che l'affermazione 'il bene non paga' rifletta una percezione diffusa, ma non necessariamente la realtà. È vero che a volte chi agisce con buone intenzioni può non vedere immediatamente i frutti delle proprie azioni, mentre chi sceglie strade meno etiche sembra ottenere vantaggi più rapidamente. Tuttavia, penso che il bene abbia un valore intrinseco che va oltre il riconoscimento immediato o i benefici tangibili. Concordo che sarebbe più giusto se il bene fosse sempre ricompensato in modo visibile e tangibile. Tuttavia, è importante ricordare che il vero valore del bene risiede nella sua capacità di migliorare la vita delle persone e delle comunità, indipendentemente dal riconoscimento esterno. Continuare a fare del bene, anche di
fronte alle difficoltà, è una scelta che contribuisce a costruire un mondo migliore per tutti.