Frate Alberto ormai passava molto tempo insieme a San Francesco.
A quasi novant’anni non aveva più incarichi attivi all’interno della comunità del Sacro convento di Assisi. Così amava fermarsi a lungo nella Basilica superiore seduto accanto a Francesco intento nella predica agli uccelli.
L’affresco di Giotto, uno dei ventotto dedicati alla vita del Poverello di Assisi presenti sulle le pareti della navata, gli generava sempre grande tranquillità. Francesco vi era rappresentato già avanti con gli anni e, con un’espressione di grande dolcezza in volto, intento a parlare agli uccelli ai suoi piedi.
Dopo tanti anni l’ammirazione di frate Alberto per quel piccolo ed immenso uomo non aveva mai tentennato.
Come Francesco, ovviamente nella sua umile piccolezza, anche lui aveva abbandonato le vuote lusinghe del mondo materiale per dare spazio allo spirito e all’essenziale. La sua era stata una vita vera, soddisfacente. Sperava tanto fosse stata anche utile e di sostegno per qualcuna delle tante persone che aveva incontrato nel tempo in cerca di orientamento e di pace.
Ogni volta che sedeva accanto all’affresco sorrideva sperando che Giotto avesse volutamente disegnato il Santo di spalle all’ingresso della Cattedrale a sottolineare ulteriormente la sua rinuncia al mondo materiale fuori da quel luogo.
Ogni volta, un attimo dopo, si pentiva del suo pensiero. Fuori della porta infatti c’erano anche gli esseri umani e Francesco a loro non aveva mai voltato le spalle.
Dal suo posto di raccoglimento frate Alberto ne vedeva tanti di esseri umani che entravano ed uscivano dalla Basilica. Qualunque fosse lo scopo della visita, mistico o semplicemente turistico, tutti una volta entrati, non potevano fare a meno di provare rispetto ed abbassare la voce, catturati dalla solennità di quel luogo.
Lui era orgoglioso di farne parte e riconoscente per aver potuto essere lì.
C’era sempre un fondo tranquillo di sussurri all’interno della navata. E un brusio appena più forte che veniva dall’esterno, generato più da chi arrivava che non da chi lasciava la chiesa ancora ispirato e commosso.
Alberto lentamente si alzò e lentamente si diresse all’uscita.
Poi, lentamente, insieme a Francesco uscì nel sole del tramonto.