Quel giorno, uno qualsiasi, Aldo, mentre stava seduto nel giardino della sua villetta a consumare la consueta colazione, avvolto nella vestaglia di stoffa pregiata, godendosi il primo sole di primavera che faceva capolino tra i rami di un albero secolare, lo sguardo gli cadde su di un quaderno lasciato incustodito sul tavolo, dalla nipotina. Allungò il braccio, prese il quaderno e lo portò a sé. Incominciò a sfogliarlo. Il quaderno conteneva solo pagine bianche. Immacolate. Un'idea balzò subito alla mente: e se lo avesse riempito lui quel quaderno? E se avesse per sempre immortalato la storia della sua vita tra quelle pagine per il semplice sfizio di farlo? Se non altro, per dimostrare a sé stesso, che ricordava perfettamente tutto il corso della sua esistenza, passo dopo passo. Rimase assorto a pensare, e a ricordare.
Mentre incominciavano a formarsi nella mente i primi fotogrammi della vita, fu invaso da un senso di tristezza. Un brivido gelido percorse la schiena bloccandogli il respiro. In quell'attimo, sentì tutto il sapore amaro del male che accompagnava, da sempre, la sua esistenza. Fino allora non ci aveva mai pensato. Tutto era stato, ed era, normale. Ma ora, qualcosa stava cambiando all'improvviso.
Se ne rese conto subito. Una lacrima scese sul suo viso. Per un breve attimo ebbe vergogna di sé stesso. Ripugnanza di sé. Si sporse in avanti sul tavolo, appoggiando la testa tra le mani. Dall'accappatoio uscì il crocefisso che portava al collo. Era un segno? Lo guardò come se avesse presagito qualcosa. Lo strinse nella mano destra, e alzando gli occhi al cielo senti la sua voce sussurrare: “Aiutami Signore”. Poi tutto fu buio davanti ai suoi occhi. Si risvegliò in camera. Circondavano il letto, amici e parenti. Il dottore, il vecchio e caro dott. Palumbo, oramai sulla sessantina, (forse anche più`, non si era mai riusciti a conoscere l'età giusta) dall’aspetto atletico. Sempre con la sua lunga barbetta bianca ma, quasi, senza capelli. Impeccabile nel doppio petto gessato, era chino su di lui, e, terminava la visita. Alla vista di quelle persone, come inferocito, le mandò via. Restò solo. S'alzò dal letto. Aprì la finestra, affinché` la stanza s’inondasse d'aria fresca. Una luce violenta penetrò all'interno come un proiettile. Andò all’inginocchiatoio, ereditato da un vecchio amico e prego`. Poi si avvicinò allo scrittoio, apri il quaderno, prese dal cassetto la sua penna stilografica, ricordo di una donna lontana, e incominciò a scrivere: "Chiedo perdono agli uomini e a me stesso. Sono da qualche tempo ammalato.
"So che non vivrò a lungo. Scrivo questa storia per far sapere a tutti quanta corruzione regna nella nostra società falsa e ipocrita. "Uomini insospettabili ci sguazzano dentro prendendo in giro con la loro falsa rispettabilità la totalità dei cittadini. Ho vergogna di me stesso per quanto andrò a raccontare. Nella mia vita ho rubato, violentato, rapito, fatto commercio di organi umani e, smerciato droga.
"Trafficavo in tutti i settori dell’illecito, ma mai, sono stato scoperto. Ho mantenuto sempre la mia facciata rispettabile. Amato, "ammirato da molti. Invidiato da parecchi. Ho lavorato per molti anni in una filiale bancaria appartenente a loschi individui come "impiegato, prima, come direttore in seguito. Nessuno ha mai sospettato nulla. Nessuno è venuto mai a conoscenza di quali "nefandezze fossi io capace al di fuori dell'ambito del mio lavoro. Oggi vivo in una villetta con piscina ed altre comodità, alla periferia "di Napoli. Sono ricco abbastanza e posso permettermi anche auto di lusso. Adesso solo tre puttane, lavorano per me, e "all'occorrenza, mi dedicano anche i loro favori, (guadagnano più loro in una settimana, che un ministro in un mese) e un folto "gruppo d’amici importanti nell'ambiente politico e giudiziario oleati bene, dove poter attingere in caso di bisogno. Ma tutto ciò "oramai, è solo un peso per me. (È come una palla al piede che blocca il cammino.) Ora, al tramonto della vita, sulla soglia della "morte, voglio disfarmi di tutto. Spegnere l'inferno dentro di me e ridare respiro all’anima. Voglio solo sentirmi in pace con Dio e con "gli uomini".
La storia
Aldo nasce in un vicolo popolare di Napoli da genitori partenopei, Ben presto i due sono costretti a trasferirsi con il loro figlioletto in uno sperduto paesino di campagna nell'entroterra napoletano. Ambiente familiare di poche risorse. Il padre sempre pressato dai debiti e dagli strozzini che lo inseguono. Una sera viene massacrato di botte sotto gli occhi del figlio e della moglie, per non aver mantenuto fede ad una data. La madre, povera donna, vittima delle angherie e dei tradimenti del marito, sempre gravida e alcolizzata, tra un aborto e l'altro mette al mondo altri due bambini. Scenate, minacce, violenza tra le mura domestiche. Miseria, incomprensione e privazioni accompagnano la vita di queste persone quotidianamente. Questo è il terreno formativo che trova Aldo sul quale è stato gettato il seme per il suo viaggio nella vita e le basi per il futuro. Trascorrono cosi i primi terribili anni dell'infanzia e, lo ritroviamo in età scolare dove già dimostra di possedere un carattere difficile da gestire. Egli, pur frequentando la scuola non riesce ad impegnarsi. È svogliato, indisciplinato, irrequieto. È attratto soltanto dal fascino della strada dove trascorre la maggior parte del tempo giocando con i suoi coetanei che ben presto si trasformeranno in una piccola banda di delinquenti, capeggiata da Aldo, che per alleviare la noia porterà a termine rapine e organizzerà furti meticolosamente progettati.
Il gruppo, sempre in cerca di sviluppo e affermazione, inizierà a prendere contatti con diversi malavitosi per vendere la refurtiva. Il cerchio man mano si allarga e Aldo sia pure adolescente entra in un giro più grande di lui.
Di carattere ribelle, vivace ed autoritario, dopo aver schiaffeggiato l'insegnante che lo rimproverava abbandona definitivamente la scuola. Il padre cerca di fargli apprendere un mestiere ma ogni tentativo è vano.
Una sera, dopo un acceso diverbio con il genitore, al quale lancia sul volto una tazza di caffè bollente, abbandona la casa per vivere definitivamente in strada con la sua gang. Il gruppo Frequenta case d'appuntamento. Procura prostitute a clienti compiacenti che vogliono rimanere nell'anonimato.
Di lui (Aldo) non si hanno più notizie. Ogni tentativo di rintracciarlo è vanificato.
Per incrementare i guadagni i componenti della gang si prostituiscono a loro volta. Fanno da corrieri per la droga e soldi falsi. Aldo è sicuro che quella è la strada assegnatagli dal destino e che deve solo seguirla senza voltarsi mai indietro, perché la vita non gli offrirà mai niente di buono.
Vive e cresce tra malavitosi d'ogni ordine e grado, omosessuali e prostitute che oramai non possono più fare a meno dei suoi servigi e che lo sfruttano pagandolo miseramente.