«Ah, alla buonora!» bofonchiò la madre rivolgendosi a Luca. Quest’ultimo, senza proferire parola, si asciugò il sudore dalla fronte con un fazzoletto di carta, per poi appallottolarlo e gettarlo dentro il cestino della spazzatura.
«Sappi che quegli scapestrati perdigiorno non li vedrai più. Da domani starai con tuo padre in officina, almeno imparerai qualcosa» aggiunse la donna squadrandolo severamente.
«Seh, seh!»
«Non mi rispondere così!»
«Uffa!»
«Una sciacquata in bagno, no, eh? Sei proprio uno zulù!»
Il ragazzino, ignorando quei rimbrotti, si sedette a tavola con un'aria pensierosa. Anziché rincasare per il pranzo, desiderava rimanere ancora al campetto con i suoi amici a calciare l'amato pallone. Era l'estate del 1994, l'anno dei Mondiali di calcio negli Stati Uniti.
Sopra la tovaglia raffigurante una serie di teste di moro siciliane, era sistemato un cucchiaio, un tovagliolo, una rosetta di pane, un bicchiere, una bottiglietta d’acqua e un piatto coperto da un piatto che venne sollevato quasi svogliatamente.
«Minchia, non lo sai che mi fa schifo la minestra?» protestò Luca.
«Che credi? Non siamo mica al Grand Hotel!» reagì la madre, pronta a mollargli un ceffone. «O mangi la minestra o salti dalla finestra!»
«Salto dalla finestra!» esclamò il figlio con un sorriso tra l'impaziente e il beffardo. Alzandosi di scatto dalla sedia, mise il panino tra i denti a mo' di pirata e nel contempo afferrò la bottiglietta d’acqua per ficcarla sotto la maglietta. Dopodiché, corse in direzione della finestra aperta per... lanciarsi giù.
Il salto non gli procurò nemmeno un graffio anche perché abitava a piano terra. Nel mentre, alle sue spalle si udirono le urla della genitrice tra cui si accodava l'immancabile "disgraziato!"
Nel percorrere a passo svelto il marciapiede, sgranocchiò la rosetta, preservando l’intera bottiglietta d’acqua poiché prevedeva di berne dei sorsi tra una partitella e l'altra. Oltre a ciò, provò ad immaginare le conseguenze della sua bravata. Probabilmente all'imbrunire, una volta rientrato in casa, i suoi genitori l'avrebbero spedito a letto senza cena o, peggio presentandogli la stessa minestra riscaldata, per di più negandogli la TV e la paghetta settimanale di cinquemila lire fino in autunno. Ma tale preoccupazione finì per dissiparsi appena giunse davanti al campetto. Salvatore e gli altri erano sempre lì a giocare; assai stupiti, non si aspettavano di rivederlo il pomeriggio stesso, conoscendo di quanto fosse "rompi" la mamma del loro coetaneo.
«Forza, mezze seghe, passatemi la palla!» gridò Luca, euforico.
Tredici anni e... sentirli tutti.