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Durante la mia carriera lavorativa ho avuto la fortuna di conoscere circa duemila persone. Con alcuni sono diventato amico. Uno di questi era Oreste il titolare del più grande negozio di elettrodomestici di Cremona e provincia. Il sabato pomeriggio mi piaceva aiutare e lì conobbi Giuseppe, uno dei dipendenti, il più anziano, quello storico, che c'era da sempre. Piccolo di statura, con una forza sovrumana, era sempre sporco di polvere e unto e ahimé si cambiava pochissimo, intimo compreso; inutile dire che non profumava di Eau Chanel n.5.
Dalle tasche spuntavano forbici, cacciaviti e biro senza cappuccio. Scriveva come poteva su foglietti improvvisati, non conoscendo la lingua italiana, parlando solo in dialetto. Quando aveva bevuto e capitava spesso, balbettava.
Abitava col fratello, morto di diabete e con la vecchissima madre, sdentata e in sedia a rotelle. Il sabato eravamo invitati a pranzo dai terribili fratelli. Per noi era uno sforzo accogliere l'invito per i motivi che si possono immaginare, però rifiutare era impossibile. Quando la loro madre sempre vestita a lutto ci vedeva, iniziava a piangere e a lamentarsi. Una volta la trovammo addormentata, la faccia sprofondata nella panna di una Saint Honore' che avremmo dovuto mangiare e che aveva preso la sagoma del suo volto Quando Giuseppe telefonava in negozio per avvisare di una consegna o di una riparazione effettuata, le frasi in dialetto, io le riporto in italiano, erano queste " Sono dal cliente, ho finito" "Quale cliente?" Domandava chi rispondeva. "Quello vicino al semaforo" "Quale semaforo?" E saliva la tensione..."Quello dietro l'edicola... dove c'è la chiesa" Finalmente, imprecando una decina di minuti e leggendo il tabulato del giorno, si risaliva al nominativo. Giuseppe era però un uomo molto buono e generoso, sempre disponibile. Morì di polmonite scappando in pigiama di notte, da una clinica cittadina dove era ricoverato, scavalcando il cancello. All'alba del mattino dopo, seguendo le impronte sulla neve fresca, trovarono il corpo. Come sua madre il viso era crollato nel bianco soffice, non di una torta ma della neve.
Lawrence Dryvalley, 02 November 2024
La Rapina II
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Giuseppe Scilipoti, 02 November 2024
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Utente Anonimo
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Siamo sette alla fermata, è umido ma i saluti fioccano. Siamo un gruppetto abitudinario nel quale Crocefissa spicca. Guarda le moldave, le russe e le africane con distacco. Se non avessi giurato sui miei figli di tacere le spiegherei che la fermata è il punto dove i mezzi pubblici stradali si [...]
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Adribel:Mi ha interessato lastoria interiore di questo racconto. Smettere di dare lezioni [...]
Ex alza il viso dal piatto al ristorante e la vita è cambiata in un solo istante. Il suo viso è una ridicola maschera tanto che immediatamente penso stia facendo lo sciocco, la ragione non vuole vedere l’abisso che mi aspetta se solo lasciassi entrare i pensieri logici. Poi tutto precipita. Capisco. [...]
Ho sempre odiato stendere i panni. Sempre. Lo faccio solo perché mi piacciono le mollette. Ho mollette sparse per casa e spesso ancora attaccate a lenzuola, pantaloni e camicie che ritiro e piego in modo rapido e ripongo in luoghi riparati e sicuri chiamati armadi. A volte indosso i miei vestiti [...]
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Dario Mazzolini:carissima Ecate mi è piaciuto molto. Ti dirò che io evito di [...]
Adribel:Ma che bel testo, alleggerisce il cuore, complimenti.
È già da tempo che le persone non ragionano con la propria testa, ma con la testa degli altri. Cioè di quelli che manipolano gli individui per portarli a raggiungere gli scopi che si sono prefissati, e la gente crede che tutto si svolge nell'interesse e nel bene dell'umanità- (Praticamente schiavizzarsi [...]
È uno dei miei ricordi più belli. A prima vista può sembrare banale ma non lo è. Avevo preso l'abitudine, a metà mattina, di bere il caffè col papà. Ovunque mi trovassi per noi era un'appuntamento fisso. Se potevo andavo a casa dei miei, altrimenti lo bevevo con lui a distanza: dai clienti se ero [...]
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Adribel:Mi sono commossa, ancor prima di leggere le ultime righe stavo pensando la [...]
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Nomina Omina. C’è un destino nei nomi, come nelle collocazioni geografiche. Quella di Los Angeles, confinante con il mare del tramonto giustificava una nota malinconica e decadente, come le palme del vialone mi suggerivano con garbo. Forse avrei potuto inserire questo pensiero, che mi pareva passabilmente [...]
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Rubrus:Un buon racconto, ben costruito, con una trama ben articolata e ben scritto. [...]
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PRFF:Eros, Bacco, un goccetto di innocente perversione, un tocco di spiritualità [...]
Dario Mazzolini:grazie prff per il tuo commento spiritoso. Se vogliono pagano il biglietto [...]
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