Quando l’omino verde del semaforo pedonale, dopo essersi acceso, le disse con gentilezza: «Prego signorina, ora può attraversare. E’ il suo turno. Le auguro un piacevole pomeriggio» il cervello della signorina Tozzetti, addestrato da anni di realismo materialistico, si limitò a scartare l’informazione poiché non rientrava nei suoi schemi di accettabilità.
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Clara Tozzetti era una donna concreta e non aveva mai amato gli imprevisti. La sua vita non prevedeva spazio per inutili perdite di tempo quali dubbi o indecisioni, immaginazione ed interrogativi. Un universo solido: solo ciò che si può vedere e/o toccare esiste.
Allevata a pane e realtà dalla madre, vedova giovanissima, Clara non aveva mai conosciuto favole e racconti o qualunque altro frutto della fantasia. In casa, allora, il mondo entrava esclusivamente dalla monumentale radio posta nella grande cucina accesa solo in occasione del notiziario.
Fino al giorno in cui mamma esclamò: «Non si può più ascoltare! Non danno più notizie. Solo “probabilmente”, “si ritiene”, “si dice”… Pettegolezzo! Tempo perso». La radio fu venduta per aiutare a far quadrare il magro bilancio familiare e il mondo di Clara e quello degli altri restarono definitivamente ai due lati opposti dell’uscio di casa.
Aveva iniziato prestissimo a lavorare per aiutare la mamma. Pagata a cottimo aveva imparato presto a non distrarsi concentrata sulle proprie azioni e sul momento presente. Meno pensieri uguale più lire.
Due chiarissimi assiomi principali:
1) conta solo la realtà, il resto sono baggianate per i perditempo
2) vita semplice ed essenziale senza cambiamenti ed imprevisti.
Questi e pochi altri principi corollario avevano modellato nel tempo quella signorina Tozzetti che camminava per la solita strada tornando dallo stesso lavoro di sempre alla medesima ora di ogni giorno verso l’unica casa che aveva abitato e che avrebbe tenuto fino al termine dei suoi giorni.
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Come conseguenza delle parole gentili dell’omino verde del semaforo, la signorina Tozzetti percepì soltanto un lieve sussulto. Come uno starnuto che ha appena iniziato a formarsi ma scompare immediatamente.
Attraversò il viale senza alcun ricordo dell’incongruo episodio. Non si accorse neppure di provare un lievissimo, appena accennato fastidio dovuto a una minuscola increspatura nella liscia e solida sostanza della sua giornata: un vuoto di appena tre secondi.
Raggiunse velocemente la strada secondaria in cui si trovava la sua abitazione, ovviamente essenziale e priva di qualunque inutile orpello. Stava per arrivare al semplice cancello di ferro a riquadri quando, dall’oasi ecologica posta tra il marciapiede e la carreggiata della strada, il cassonetto della plastica le si rivolse con cordialità:
«Buonasera signorina. Spero la sua giornata sia stata piacevole. Mi permetta di ricordarle che oggi è venerdì ed è previsto il conferimento dei rifiuti composti da materiale plastico. Oso farle presente che si tratta di una opportunità da non perdere dato che nelle prime ore di domani passerà il mezzo atto a trasferire questo genere di scarti nei luoghi opportuni in cui potranno essere riciclati.
Sono certo signorina che avrò il piacere di rivederla entro questa sera per contribuire alla cura del nostro prezioso ambiente. La ringrazio per avermi ascoltato. Mi scuso ove fossi stato troppo invadente e le porgo il mio più sincero augurio per la miglior gradevole prosecuzione della sua giornata!»
Rispetto all’omino verde del semaforo, il cassonetto (giallo, per la cronaca) era estremamente più logorroico.
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Le sinapsi della signorina Tozzetti dovettero impegnarsi allo stremo per reagire a quello stimolo impossibile, evitare di registrarlo (poiché, è ovvio, inesistente) e nel contempo mantenere il controllo della situazione.
Clara questa volta ebbe un lungo brivido. Immobile sul marciapiede non riuscì ad identificare la minima corrente d’aria fredda che lo potesse giustificare. Nella sua memoria non era rimasta neanche una sillaba del prolisso discorso del cassonetto ma mancavano altri quindici secondi alla sua giornata. Lei non se ne avvide ma nel fondo della sua coscienza un lievissimo malessere si era appena ispessito. E di un bel po’.
Spinse il cancello e salì i quattro gradini fino alla porta quasi automaticamente. Aveva una spiacevole sensazione. Come se avesse perso il filo di un ragionamento a metà. Ed era davvero strano dato che, in genere, non era una che rimuginava!
Oltre alle attività pratiche giornaliere, previste e consolidate da anni, non era accettabile alcunché di differente per la signorina Tozzetti. Nessuna lettura di libri (invenzioni e fantasie senza senso!) o di giornali (zero fatti e solo gossip e ipotesi non riscontrate!). Men che meno uso di radio, televisione o strumenti elettronici considerati da Clara l’apoteosi dell’inutilità e del superfluo, roba da smidollati decerebrati scansafatiche.
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Tutto venne eseguito come previsto, nel giusto ordine e secondo le abituali prescrizioni sperimentate con successo da decenni.
La casa pulita e dignitosa come si conviene, la cena frugale ma nutriente, identica a quella di tutti i venerdì delle precedenti settimane, le piante doverosamente innaffiate come d’uopo. Finito di lavare i piatti e riassettata la cucina, la signorina Tozzetti, con la sicurezza derivata da anni di esercizio, liberò il sacchetto di raccolta della plastica, lo chiuse abilmente come dovuto e si avviò a conferirlo nell’oasi ecologica vicino casa.
Come aprì il portoncino esterno ebbe un “giusto” moto di disapprovazione. Fuori era completamente buio. La notte senza luna non aiutava e non si distinguevano neppure i quattro gradini dell’ingresso. «Accidenti! Va sempre peggio. Nessuno ha più a cuore il suo lavoro. Qui rischiamo tutti di farci male. Ma a chi importa? Oggi tutti corrono dietro alle facezie e nessuno si occupa delle poche cose che contano!» non riuscì ad evitare di dire al nulla oscuro attorno a lei.
«Mi dispiace doverla contraddire, signorina, ma non credo che la situazione sia come lei afferma.» le rispose senza la minima acrimonia il lampione più vicino accendendosi prontamente «In realtà qualcuno, a vantaggio dell’intera collettività, ha ritenuto inutile sprecare energia per illuminare strade vuote. Di conseguenza io vigilo il tratto di mia competenza e mi accendo immediatamente quando qualcuno vi appare (come appunto è successo a lei ora). A me sembra un positivo sviluppo ed affatto un peggioramento.»