Non so cosa significa effettivamente... le poche volte che sono stato incazzato sul serio, ho scaraventato contro la fonte della mia "incazzatura", il primo oggetto che mi è venuto a portata di mano...
Una volta ho tirato uno "zoccolo di legno" contro Stefania... ma, imbranato come sono, ho colpito una sua amica...
Un'altra volta ho rotto la racchetta da Tennis di Francesco...
Un'altra volta ho centrato l'occhio di Carmen con un limone...
Un'altra volta ho spaccato una sedia scaraventandola a terra, per non ammazzare chi mi stava di fronte...
Un'altra volta ho sfondato una chitarra di legno in testa a Francesco quindicenne...
Basta così... solo queste volte... in 59 anni, non mi sembrano molte...
Ce ne sono altre due, ma non per la famiglia... solo due...
A sette anni, sono sceso come un assassino dalla casa al primo piano dove abitavo, facendo i gradini a due a due... arrivato nel cortile ho "travolto" il mio Amico/Nemico Gabriele, buttandolo a terra... era tutta la mattina che mi insultava da sotto al cortile... non ricordo per cosa, ma mi "prendeva in giro"...
quando l'ho visto a terra, sono subito rifuggito in casa, sbattendo portone e porta...
Gabriele a quell'età, (anche lui aveva sette anni), era di quei bambini indisponenti, saputelli, con il padre più bravo, con la macchina (il mio papà all'epoca aveva il motorino), con il televisore, con la casa più bella, che aveva nella sala il camino con un affresco del famoso pittore Buscicchio.
Lui aveva tutti "i più" del mondo… aveva anche un busto in creta, che lo raffigurava quando aveva quattro anni (come i busti dei personaggi famosi, che stanno nelle scuole di pregio).
Il padre era un architetto famoso a Lecce... figuratevi che aveva tra i sui clienti il famoso "Conte Zurlo" e nientemeno che "Don Brunetto Fontanarossa", uno dei più facoltosi commercianti della città...
“Devi sapere che il "Conte Zurlo" si è già fatto fare la bara di legno pregiatissimo e se l'è fatta riccamente tappezzare da mio padre... la tiene in casa, in uno dei dieci saloni grandissimi, tutti pieni di tende e di poltrone che ha fatto mio padre... dice, che con la bara in casa si sente più tranquillo e ogni giorno, prima di andare a dormire, se la va a guardare” ...
“Devi sapere che "Don Brunetto Fontanarossa" che, come ben sai, ha la concessionaria della FIAT, ha detto a mio padre, che hanno inventato la macchina ad acqua... già, proprio così... ad acqua... invece della benzina, si metterà l'acqua del rubinetto” ...
“Mio padre è molto preoccupato... Don Brunetto gli ha confidato che sta per scoppiare la guerra tra Lecce e Bari” ...
Andavamo a scuola assieme... aveva una Belvedere, quella con la parte posteriore di legno e con il portellone posteriore.
Il signor Marcello (si chiamava così) era l'unico del palazzo ad avere la macchina... ogni mattina faceva il pieno di ragazzini e ci portava tutti a scuola... naturalmente il mio posto era "nel canile" e cioè dietro al sedile posteriore...
Apriva il portellone e io salivo contento con la mia cartella di cartone, il grembiule nero, il collettino bianco, il fiocco azzurro, i capelli corti ben pettinati con la scrima a sinistra, il panino "piuma" col "Formaggino MIO", i calzoncini corti, le gambe viola, i calzini bianchi e le scarpe marroni con la "para"...
Le avevamo comperate nel negozio di un amico del mio papà...
Quando si dovevano comperare le scarpe era una giornata impegnativa... si pianificava l'uscita e all'orario stabilito tutta la famiglia doveva essere pronta... il papà, la mamma, la sorella (...mia sorella Rosanna... è la prima volta che scrivo di lei... magari poi ci ritorno un po'... voglio vedere cosa mi viene fuori), io... tutti pronti e lustrati per il grande acquisto... poi si compravano almeno due paia di scarpe... per me e per Rosanna o per la mamma e per me o per papà... gli acquisti importanti si facevano sempre tutti insieme...
Anche il televisore lo abbiamo comprato tutti insieme... SIEMENS...
Il mio papa aveva un altro suo amico, che vendeva e riparava Radio, Televisori, Giradischi, e tutto ciò che utilizzava l'elettricità... noi lo avevamo battezzato "l'amico di famiglia", perché quando si rompeva qualcosa, il mio papà chiamava sempre lui…
Lui veniva, prendeva l'apparecchio guasto, lo portava al suo "famoso laboratorio" e lo riportava funzionante dopo un po' di giorni... naturalmente il mio papà pagava sempre e la mamma gli offriva un caffè o un bicchiere di STOCK 84...
Al solito ho divagato un po'... ma torniamo alla macchina:
I sedili erano color panna e lo sterzo era grande e rotondo, di plastica grigia, con tre raggi e un pulsante nero al centro... mi sarebbe piaciuto sedere al posto di guida e arrampicarmi sul volante, per premere quel grosso bottone nero... non ho mai osato farlo!
Cazzo... sono proprio partito... mi piace molto scrivere... mi rilassa... Paoli e la Vanoni vanno avanti sul DVD LIVE... bello... un po' retrò, ma in tema con il racconto...
Mi sono accorto solo adesso che sto scrivendo direttamente su OUTLOOK... meglio se riporto tutto su WORD e continuo da lì...
Faccio un attimo questa manovra; poi scriverò dell'altro mio attacco di rabbia... l'ultimo, quello dei miei diciassette anni.
Fatto… mancano 10 minuti all'una… meglio se abbasso un po' il volume… fatto!