Quando Saverio si accorse di aver riposto “SÌ” a una mail rossa e bianca che chiedeva: “Vuoi ricevere una visita da Babbo Natale?” era troppo tardi.
Non è una tragedia– pensò subito dopo –al massimo riceverò offerte lancio di panettoni, pubblicità di viaggi a Rovanjemi, richieste di donazioni a favore di Onlus impossibili.
Invece una notte, alzandosi, vide Babbo Natale seduto in poltrona tra l’albero e il presepe.
«Salve!» disse Babbo Natale agitando una mano inguantata di bianco. E, subito dopo: «Ehi, dove vai?».
«A prendere il bicarbonato. Devo ricordarmi di non esagerare alle cene aziendali».
«Be’, non è il caso di essere inospitali. E poi mi hai invitato tu».
Saverio si fermò sulla soglia e squadrò il suo ospite.
«No che non immagini. È tutto sulle mie spalle. Una volta ci si divideva il lavoro. Pensa solo qui da voi in Italia. Alcuni regali li portava la Befana, altri Santa Lucia, altri persino il principale in persona, ma adesso… ». Babbo Natale lasciò ciondolare le braccia e sbuffò. «Sto diventando vecchio» disse «Vecchio e stanco».
Saverio si avvicinò e lo scrutò meglio. In effetti, Babbo appariva un po’ trascurato: macchie di unto sull’abito, stivali scalcagnati, sguardo un po’ spiritato, barba e capelli scarmigliati.
«Devo dire » ammise « che non sei molto in forma… cioè… a guardarti bene non mi sembri molto… natalizio».
«Ormai mi capita di essere scambiato per l’omino della Coca Cola!».
Eh no, così non andava, pensò Saverio. E che cavolo, se proprio doveva ricevere Babbo Natale ne voleva uno come si deve, non un vecchio malandato, obeso e piagnucoloso. «Be’, cosa vuoi?» disse.
L’altro saltò su. «Eh no bello, non funziona così» disse «Sei tu che devi dirmi cosa vuoi. Non cominciamo a scaricare sul sottoscritto anche questa responsabilità. Sei tu che hai chiesto di ricevere una visita di Babbo Natale».
«Senti… non te la prendere, ma… credo che sia stato tutto un errore. Sai com’è, uno riceve dozzine di mail al giorno e…».
«Stronzate. Nessuno mi chiama per caso».
Saverio rimase un po’ interdetto. Non si aspettava un linguaggio simile da Babbo Natale.
«Oh, via, andiamo! » disse sulla difensiva «adesso mi dirai che posso esprimere tre desideri e…».
«Mi hai preso per il genio della lampada? E poi anche lui, con questa crisi, ha solo un desiderio a disposizione. Su, forza, mica mi pagano la tariffa doppia, anche se lavoro di notte».
«Ma veramente io…».
«Avanti, bello: la neve, i regali, siamo tutti più buoni, la magia del Natale…Ce l’avrai pure un desiderio, no?».
«Be’, ecco…».
Saverio tacque. Quell’assurda faccenda aveva preso una piega che non gli piaceva per niente, anzi, a dirla tutta, aveva l’impressione che qualcosa stesse per andare dannatamente male.
«Allora?» lo incalzò l’altro.
Saverio arretrò. Di colpo il rosso del costume di Babbo Natale gli sembrava molto poco rassicurante. Sembrava rosso sangue.
Con un’agilità insospettata nel suo corpaccione, Babbo Natale attraversò la stanza d’un balzo e piantò in faccia a Saverio due occhi luminosi e gelidi come aurore boreali. Il suo alito era freddo e pungente come la tramontana a mezzanotte.
«Siete tutti uguali, sai? Vi perdete per strada sogni, speranze, desideri e poi date la colpa a me. Tutti quanti a dire: “Ehi, ma dov’è finita la magia del Natale?” oppure “Il Natale è consumistico” o “Il Natale è roba buona per i bambini e i negozianti” perché fa tanto radical chic disprezzare il Natale, no? Fa tanto intellettuale, uomo di mondo… e allora avanti così: “È una festa buona per i preti, una ricorrenza ipocrita” … be’, la sai una cosa? Ne ho le palle piene».
Saverio arretrò ancora, incespicò e cadde, mentre Babbo Natale, su di lui, sembrava una valanga scarlatta prossima a precipitare.
«Lascia che ti dica una cosa sulla magia del Natale, amico, anzi, su tutta la magia. Il sogno è magia. La speranza è magia. Il coraggio è magia. Il desiderio è magia. Quindi voglio che tu mi dica che cosa desideri. Adesso».
«Ehi, ti ricordi di Saverio?»
“Come no? È scomparso senza lasciare traccia giusto un paio di anni fa, proprio in questo periodo, sotto Natale».
«Beh, penso di averlo ritrovato».
«Facebook?».
«Non proprio. Guarda questa. È arrivata da un villaggio da qualche parte. La ditta deve avere inviato una donazione, anche se non ne sono sicuro, sai com’è, ne facciamo tante…».
L’uomo nella foto se ne stava in un angolo, come se non gl’importasse né nascondersi né mostrarsi e si distingueva dagli altri solo per la pelle un po’ più chiara e la lunga barba candida.
«Credi che sia Saverio?».
«Non lo so. Non ne sono sicuro. Gli somiglia ma… non ricordo di averlo mai visto sorridere così».