Era una tranquilla mattina negli uffici della SicilKas, una banca di Palermo. I clienti erano pochi e le mansioni da espletare da parte degli impiegati non risultavano impegnative.
Guido, il dipendente più anziano, fremeva dentro di sé, difatti in qualche modo teneva a bada l'euforia, d'altro canto quel lunedì 23 maggio 2016 lo considerava un giorno speciale.
Intorno alle undici, prese una moneta da un euro dalla tasca sinistra della giacca e si alzò dalla scrivania per piazzarsi davanti al distributore automatico per la pausa caffè. I colleghi a passi lesti si aggregarono a lui, che iniziò così ad attaccare con alcune battute fritte e rifritte.
Tutti i presenti lo ascoltavano con genuina simpatia, tranne uno: Arnoldo Vizzini, il direttore, un uomo rigoroso e serioso che mal sopportava lo spirito scherzoso del signor Guido, tra cui una ricorrente frase umoristica espressa in quel momento che diceva: «I soldini, in soldoni al soldo mio.»
Costui stette a origliare un po' dal corridoio finché sopraggiunse col chiaro scopo di disperdere la combriccola creatasi, nonché far trasparire di quanto gli stesse sul cazzo il "clown" della filiale.
«La Spada, è da trent’anni che ci sorbiamo le sue solite minchiate da... quattro soldi!» sbottò. «Sempre pasta e fagioli, pasta e fagioli, pasta e fagioli…»
«È da trent'anni che anche lei è sempre lo stesso. Eppure non mi sono mai lamentato» gli rispose Guido sardonico, approfittando per togliersi un sassolino dalla scarpa.
I colleghi risero in simultanea e ne seguì un caloroso applauso.
«Fino all'ultimo, Cristo!» borbottò il superiore, allontanandosi dal gruppo per avviarsi verso la toilette.
«Sotto sotto l'hai mandato... a cagare» osservò ammirata, Margherita la ragioniera.
«Eh, da domani sarò in pensione e vaffanculo al direttore!» le rispose il battutaro, tronfio di aver "incassato" una bella soddisfazione.