Sto facendo colazione in attesa di andare al parco per la mia mattinata festiva. Una consuetudine che si protrae ormai da tempo. E’ diventata un’abitudine. Ci vado per trascorrere alcune ore in solitudine, in compagnia dei miei pensieri, dei ricordi che a volte riscaldano il cuore. Sono da solo perché, è molto presto, io sono sempre il primo ad alzarmi; si sa gli anziani sono mattinieri. Sto inzuppando l’ultimo biscotto quando bussano alla porta. Strano, a quest’ora del mattino, chi può essere così mattiniero per venire a disturbare. Vado ad aprire e con mia enorme sorpresa mi trovo davanti le due mie nipotine con i loro genitori. Mai avrei pensato di vederle così presto di domenica. Sono contento di vederle, ma mi figuro come passerà, la giornata. Mangeremo più tardi e, questo già sconvolge le mie abitudini, non potrò ascoltare le partite, perché sarò impegnato a seguire i loro cartoni. La vittima designata sono sempre io. I genitori per portarli da noi significa che andranno via e verranno solo in serata a prenderle. Terminati i convenevoli, le due piccole si fiondano in camera per salutare la nonna. Io parlo con mio figlio e lui, come prevedevo, mi accenna alla necessità di lasciare le bambine da noi. Naturalmente sono ben lieto e lo rassicuro che non ci sono problemi. Dopo poco, le due pesti, ritornano in cucina con la nonna. . Io ne approfitto per cercare di andare, ma un’occhiata severa di mia moglie mi blocca ancor prima di potermi muovere. Le bambine appena si accorgono che volevo uscire si precipitano verso di me per abbracciarmi e cominciano la lagna che vogliono venire con me, anche loro vogliono andare al parco, almeno potranno divertirsi un po’. Nonostante le mie rimostranze si decide che verranno con me, dopo aver promesso solennemente di obbedirmi e non farmi correre dietro a loro. Sono anziano e non posso badare a loro come dovrei.
Dopo le infinite raccomandazioni della nonna, usciamo e ci dirigiamo verso la macchia verde del parco, per fortuna possiamo benissimo andarci a piedi. Arriviamo presto, c’è poco movimento, decido di fare un bel giro. Le porto al centro dove si erge una fontana circolare, nel mezzo dei viali che s’incrociano. Lo zampillo d’acqua che s’innalza al centro della vasca, lancia spruzzi in ogni direzione. Le bambine si divertono a correre in circolo per non farsi raggiungere dalle gocce d’acqua.
Proseguiamo lungo i viali, incontriamo in una parte tranquilla, un tizio che noleggia biciclette per i bambini. Le due mi pregano e sono costretto a noleggiarne due. Immediatamente si scatenano. I viali del parco diventano una pista per le loro manovre spericolate.
Ora sono stanche, lasciamo le biciclette e andiamo sul viale secondario, quello più interno, lontano dalla passeggiata a mare. Anche io sono stanco e mi dirigo verso una panchina. Vedo una libera e faccio per sedermi, sono stanco di stare in piedi, ma la bambina mi ferma trattenendomi.
- nonno non sederti lì, qui non va bene, andiamo più avanti in un posto più aperto.
- Che cosa? - La mia risposta è automatica – perché non va bene , non c’è nessuno, possiamo distenderci come vogliamo!
- Attenzione nonno, mi dice lei, e la più piccola approva con la testa, non hai visto? Ci sono le siringhe per terra, guarda dietro, ce ne sono parecchie vuol dire che qui la sera, ci vengono i drogati.
Guardo e, rimango di stucco. Avrei dovuto essere io ad accorgermi di queste cose e evitare di farle vedere a loro, sono ancora allibito!
- Hai ragione cara allontaniamoci, ma tu come fai a sapere di queste cose, siete piccole ancora, non dovreste conoscere questi problemi, ti ringrazio per avermelo fatto notare, ero troppo stanco per guardarmi in giro altrimenti me ne sarei accorto anche io.
- non ti preoccupare nonno, noi lo abbiamo studiato a scuola, sappiamo che in giro ci sono queste persone malate che fanno cose cattive, per loro e per gli altri. Non possiamo sederci qui, oggi è festa e gli spazzini non sono venuti a pulire ancora, non fa niente, andiamo sul lungomare, là quelli non ci vanno.
Mi prende per la mano e andiamo verso la parte più frequentata del parco, quella che costeggia il lungomare, infatti ci sono molte persone. Famiglie intere che passeggiano e godono della giornata festiva. Troviamo una panchina appena liberata da una coppia di ragazzi che stavano facendosi delle effusioni.
Che tempi! Sono seduto sconsolato e guardo le mie due nipoti che giocano a palla tranquille. Sono io che non sono sereno, se penso in che mondo stanno crescendo. La scuola fa quello che può per metterle in condizione di conoscere, ma è sempre poco. Su una cosa sono fiducioso, le ragazzine sono sveglie e stanno imparando presto a conoscere il mondo, questo non le preserverà dalle insidie che sono in agguato, ma almeno non saranno pecorelle smarrite in un bosco pieno di lupi. Quello che ha fatto una pessima figura, sono io. Il vecchio che, in teoria, dovrebbe sapere e cercare di tenere lontano le insidie dalle due bambine e, invece, mi è toccato fare la figura del vecchietto rimbambito. La prossima volta, se dovesse capitare ancora di andare al parco, sceglierò accuratamente le panchine bene in vista e prima di sedermi farò una attenta ispezione. Ho paura però che non saranno solo questi i pericoli da tenere in considerazione. Dalla cronaca arrivano segnali allarmanti sulla sparizione di bambine e giovani fanciulle. Basta un frazione di secondo e ti ritrovi da solo, senza sapere che fine hanno fatto. Quasi come se avessero sentito i miei pensieri le due piccole si sono avvicinate alla panchina e si sono sedute al mio fianco. Sono stanche e vogliono riposare. Lo fanno vicino a me, vogliono una merendina. Ho avuto l’accortezza di portarmene un paio in tasca sapevo che potevano chiederle.
- ecco ragazze, non è il caso che ci alziamo da qua, le ho portate da casa, sono due dolcetti che ha fatto la nonna, così sappiamo cosa mangiamo è vero?
Domando con apprensione, spero che non siano preparate anche su questo discorso, sarebbe troppo, dov’è l’innocenza dell’infanzia, l’incoscienza della gioventù, i bambini di oggi mi sembrano degli alieni. Sanno tutto e anche di più. quello che io ho imparato nel corso dei mie lunghi anni, loro lo hanno appreso in pochi anni.
- nonno che dici possiamo andare a casa, è quasi ora di pranzo, delle brioche ne abbiamo mangiata solo una, abbiamo fatto a metà, l’altra la puoi tenere, altrimenti non mangiamo poi a tavola, ti pare?
Non so se rispondere o mettermi a ridere, forse preferirei piangere.