Domani aprirò la porta e la troverò davanti a me. Con un sorriso mi ricorderà che sono in ritardo, come al solito. Finirò di prendere le ultime cose, le chiavi di casa, della macchina, e scenderemo di corsa per le scale. Lei indosserà il suo leggero impermeabile azzurro, i capelli brilleranno alla luce della nuova primavera, la nostra.
Lanceremo le sacche sul sedile di dietro e io metterò in moto mentre lei si toglierà le scarpe e stenderà le gambe poggiando i piedi sul cruscotto. I finestrini aperti, inizierà a cercare sulla radio una canzone da poter cantare, sbagliando le parole, rincorrendole. “Ma perché non canti anche tu” mi dirà e io “Lo sai che sono stonato” e poi ci proverò e lei riderà, e riderò anche io. Attraverseremo strade di campagna verdi e solari, dal finestrino aperto ci arriverà l’odore dei primi fiori, della terra viva. E finalmente, sul fondo, quasi confuso con il cielo, vedremo il mare.
Farà fresco domani, nonostante il sole. Vorrà toccare l'acqua, come sempre, non sa resisterle. La guarderò mentre, a piedi nudi, con l'orlo del vestito tra le mani, entrerà in mare, un po' di più, un po' di più. La chiamerò e lei si girerà verso di me, e mi verrà incontro.
Cadremo sulla sabbia, la spiaggia solo nostra, ancora lontani dalla follia estiva. La stringerò per scaldarla, strofinando velocemente le sue gambe bagnate. Lei prenderà una mia mano, le imporrà un ritmo più lento, la condurrà, risalendo la sua pelle ora tiepida. Mi lascerò guidare, docilmente, aspettando il mutare del suo respiro. Il suo respiro sarà pronto. Le bloccherò le spalle contro la sabbia, stringendole i polsi sottili, le braccia sollevate, i seni tesi verso di me, mi farò spazio tra le sue gambe, mi spingerò dentro di lei, e lei sarà in me, ancora.
Distesi, gli occhi socchiusi verso il sole, respireremo i nostri odori nell’aria di sale, quieti.
Domani aprirò la porta e lei sarà lì, sul viso un'espressione che non voglio conoscere, venuta a prendere le poche cose lasciate da me, un’altra, lontana. Non svegliatemi domani.