Verde scuro e pietra grigia di vulcano. Questo mi circonda.
Un odore forte di salsedine e pino bagnato mi riempie le narici.
Ho le braccia conserte e non mi spingo oltre con lo sguardo, perché guardare lontano mi pone di fronte ad un orizzonte. Il problema è che il mio nuovo scopo è questo, cercare un nuovo orizzonte.
Ti sto cercando e non capisco dove tu sia.
Ti ho incontrato. Una volta sola. E ora non posso che volgere lo sguardo alla ricerca del tuo sguardo.
Esiste un luogo dove le lucciole volano ancora, di sera. D’estate.
Esiste. E tu dovresti esserci.
Esiste un luogo dove la luce di un faro spinge lontano le emozioni, dove sembra che la luce bianca di un sorriso possa fendere le tenebre ed arrivare fino a te.
Non ho molto tempo, perché la vita , la mia, è un intervallo tra il buio e la luce di questo faro.
Non voglio tornare indietro, mai più.
Senza di te almeno.
Sai, se sei fortunato da qui si vedono i delfini, che vengono a salutare i sognatori , quelli che sanno aspettare.
E voglio credere che prima o poi un delfino passerà anche per me. E se una leggenda sui fari e i delfini non c’è, credo sia il caso di crearla.
Perché quando passano di qui, non li distingui perfettamente, ma lo capisci che sono loro. Il mare si increspa leggermente, in alcuni punti precisi, secondo un ordine geometrico. E forse lo spettacolo è meglio di una stella cadente.
Tutti dicono che ho la testa tra le nuvole, ma non c’è niente di più falso.
La mia è tra il lapislazzuli del mare profondo, alla ricerca dei delfini.
Intanto il faro continua a richiamare le lucciole, ed io le provo a sfiorare.