«Palla, signore!»
Mi sveglio di soprassalto, realizzo subito che sono seduto sulla solita panchina del parco di via Sabotino, dei ragazzetti giocano nel campo inventato tra due alberi di pioppo e due mucchietti di cappotti, per poter avere delle porte “regolamentari”. Mi alzo per rimandare il pallone al portiere, come da regolamento. Di nuovo seduto. È giorno di festa, due novembre, giorno ideale per fare un bilancio lugubre della mia vita, il mio matrimonio è morto ufficialmente ieri, in un’aula del tribunale di piazzale Clodio, proprio qui vicino, neanche cinquecento metri in linea d’aria.
Volontà inconscia di rimanere sul luogo del delitto? Pensare che ieri con Monia ci siamo dati anche un bacetto prima di salutarci… definitivamente. Ormai è passato tutto, l’odio, l’amore, l’affetto, l’amicizia, la stima… il capire che sarebbe stato l’ultimo contatto tra di noi, l’ha reso intimo, c’è stato un abbraccio intenso e prolungato a suggellare il distacco. Non mi ha fatto alcun effetto, una volta sarebbe stato un’alzabandiera istantaneo, anche quando la odiavo ci trovavamo, mentre litigavamo, all’improvviso avvinghiati meccanicamente, scopate cattive, pochi baci, molto sesso da film porno, per fare del male che piaceva ad entrambi. Niente, neanche pensare a questo sortisce effetto, meglio così, per un po’ di tempo non voglio storie, attacco momentaneamente il fratellino al chiodo… brrr, mi fa senso al solo pensiero. Fa relativamente caldo per essere novembre, il sole è tornato alla sua potenza estiva, il suo canto del cigno per quest’anno.
«Palla, signore!»
Di nuovo il gruppo di ragazzetti, senza alzarmi riesco a colpire il pallone per rimandarglielo
«Grazie!»
«Li scusi, in fondo è giusto, questo è il loro regno»
Mi volto, un bellissimo paio di cosce, coperte da una gonna che sente di aver fallito il suo compito coprente, mi ha appena parlato
«Non si preoccupi, se odiassi i bambini dovrei evitare di venire in questo parco dedicato a loro»
Ride di gusto «Già, ha ragione»
«Anche lei se odiasse i bambini, non farebbe così tanto per la loro crescita, però non esageri, così diventano ciechi!»
Con nonchalance, come se se ne fosse accorta solo in quel momento, si rimette lentamente a posto la gonna, ovviamente alzandola come un sipario teatrale mentre accavalla le gambe, dandomi modo per qualche secondo di conoscere il colore del suo intimo.
La studio. Quarantenne, separata, primi ritocchini estetici, zigomi e tette sono innaturali, le gambe invece sono naturali, le ultime a risentire dell’età, sono splendide, forse non c’è neanche un figlio tra i giocatori, sarebbe difficile farsi rimorchiare con un bagaglio ingestibile. Sorry, non voglio deluderla, ma non ho ancora voglia di scopare alla cieca, ho tante amiche che hanno festeggiato alla notizia della mia separazione… comunque, se volessi riportarlo in allenamento preferirei il noto all’ignoto. La sua voce mi riporta alla realtà
«Ma allora non ha portato i bambini al parco»
«No, abito qui vicino ed ho solo voglia di prendere l’ultimo sole»
«Anch’io! Però non ti ho mai visto da queste parti… posso darti del tu?»
«Certo! Non vengo spesso, l’estate preferisco andare al mare quando sono libero…» facciamola eccitare un pochino, sono stronzo! «…oppure stare nudo sul terrazzo, amo l’abbronzatura integrale, in questa stagione però avrei paura delle ventate assassine»
A queste parole la sua mutandina s’incuriosisce e torna a far capolino
«Un giorno devo venire a trovarti, davanti al mio balcone ci sono troppi uffici, quando mi metto in bikini sento continuamente gli sguardi degli uomini su di me, non che mi dispiaccia… sa, sono un po’ esibizionista, come tutte le donne… in effetti mi piace stuzzicare il prossimo»
«È la prima cosa che ho notato di te.» sorride compiaciuta, mi alzo «Non vorrei sembrarti invadente, ma potrei sedermi vicino a te? Mi sta venendo il torcicollo, anche se da qui ho una visuale da far invidia» mi mostra il posto vicino a lei con l’aria maliziosa.
Mentre sto per avvicinarmi mi fermo, per farle vedere che i suoi movimenti hanno ottenuto l’effetto voluto sul mio corpo
«Scusami, devo rispondere ad un SMS di lavoro»
«Fai con comodo, non vado di corsa»
Scrivo: “Vieni ai giardini di via Sabotino e fai tutto quello che ti chiederò” arriva subito un “ok” di risposta.
Mi siedo, presentandomi.
«Gabriele»
«Bello come un arcangelo, io Rosa»
«Bella come un fiore»
«Grazie Gabriele… cosa fai nella vita?»
«Doppiaggio»
«Ah, interessante, chi doppi di solito?»
«Quel che capita, dai film cinema alle telenovelas, passando per i porno»
«Ah, allora sei un esperto del sesso»
«Beh, se doppiassi San Pietro, non avrei di certo le chiavi del Paradiso»
«Hai ragione, ho detto una stupidaggine»
«No, mi capita spesso, è normale pensarlo.»
Dall’entrata dei giardini si avvicina una ragazza. Rosa si accorge che la guardo
«Ti capisco, darei dieci anni di vita per avere un corpo come quello! Ha trent’anni al massimo ed un chilometro di gambe!»
Mi alzo, vado verso lei e la bacio lungamente, mentre respiro le sussurro «Dopo ti spiego»
«Con calma, non sono curiosa, forse ho già capito.»
«Scusami Rosa, è arrivata la mia amica Giada, alla prossima»
«Grazie Rosa per averlo già preparato a dovere, a buon rendere»
Ci guarda sbalordita mentre ci allontaniamo
«Sei proprio stronza! Poveraccia, volevo scappare, ma senza trattarla male! Un giorno potrei ripensarci e aver voglia di darle un colpetto amichevole, ora che ha visto la concorrenza diretta darà tutta se stessa per non sfigurare»
«Hai fatto bene, chi lascia la strada vecchia per la nuova…»
«Sempre se la strada vecchia non fosse perennemente chiusa per me»
«Ah, era per questo che hai subito pensato a me, hai potuto baciarmi e toccarmi senza che io mi potessi ribellare»
«Quale occasione migliore?»
«Te lo concedo, l’hai studiata bene»
«Avevo capito “te la concedo”, ho avuto un tuffo al cuore!»
«Mai cose serie tra colleghi, lo sai»
«Quindi qualcosa di poco serio…»
Mi guarda ironicamente «Chissà, siamo giovani»
Cambio discorso
«Sono stato fortunato ad averti trovata a casa da sola»
«Sono forastica, non mi andava di vedere nessuno… ma se chiami per un’emergenza, io arrivo, lo sai»
Camminiamo abbracciati molto stretti, appena giriamo l’angolo si stacca
«Ok, devo sbrigarmi a tornare a casa, ho la pentola a pressione sul fuoco, non vorrei far esplodere Roma, penserebbero che faccio parte dell’Isis»
«Grazie Giada, sei una vera amica»
«Comunque il bacio falso mi sembrava troppo ben recitato, ho sentito una punta di lingua, o sbaglio?»
«Sono un perfezionista ed un buongustaio»
«Ah, mi scusi se non sono stata alla sua altezza, signor Di Caprio»
«Ma che dice, anche lei è stata brava, signora Streep!»
«Scemo! Ok, ci vediamo domani, primo turno»
«Già, per la soap-opera dove siamo moglie e marito!»
«Vuoi dire che essendo tu un perfezionista, mi ritroverò la tua mano parcheggiata sulle chiappe per tutt’e tre le ore?»