Per me il Natale non è mai stato una festa facile, a parte il fatto che, non appartenendo ad una famiglia particolarmente religiosa né particolarmente praticante, il significato della festa in sé va sempre perso tra una portata e l'altra di cibo. Nella mia famiglia, insomma, il Natale si rivela sempre una gran baloccata, il che non sarebbe del tutto un male, non fosse per il fatto che per me, prima di tutto, Natale significa un grave trauma infantile.
Il primo Natale di cui ho memoria è quello in cui avevo tre o quattro anni, mi avevano parlato a lungo di Gesù Bambino e di Babbo Natale che portavano i regali e io ero un po' confusa su quale dei due fosse il vero autore dei doni che avrei trovato sotto l'albero. Dentro di me però avevo scelto Gesù Bambino, un po' perché, non avendo mai visto il suo viso, lo immaginavo come un bellissimo angioletto, con le alucce lilla e i riccioli biondissimi. Babbo Natale invece non mi piaceva proprio, con quella barba bianca, che sicuramente pizzicava le guance quando si chinava a darti un bacio... no, un bacio da Babbo Natale non lo volevo proprio, ero anche convinta che gli puzzasse l'alito, mi sembrava che le povere renne avessero sempre un'aria disgustata proprio a causa di quell'alito così cattivo.
Quella mattina ero impaziente di alzarmi e di correre in soggiorno a vedere i regali che, a me, aveva portato Gesù Bambino, così mi svegliai prima di mia sorella Isabella, al primo rumore mi alzai e corsi in soggiorno a piedi nudi.
Mi fermai davanti all'albero con le luci che si accendevano e si spegnevano, rapita da tutti i regali che stavano in bella mostra lì sotto. Non ebbi nemmeno il tempo di guardare con attenzione i doni, di scoprire se erano proprio quelli che avevamo desiderato o se invece mancasse qualcosa e ci fosse qualcos'altro di cui non ce ne importava niente, quando udii un respiro affannoso e dei passi. Mi voltai e restai pietrificata a fissare Babbo Natale in persona che veniva verso di me. Era proprio lui, con tanto di completo rosso, pancione e barba lunghissima e bianca, mi guardava e veniva verso di me, chinandosi un po' per arrivare alla mia altezza.
Mi avvicinai all'albero, e mi guardai intorno, alla ricerca disperata di una via di fuga che non riuscivo a trovare. Allora restai lì ferma, facendomi sempre più vicina all'albero e fissandolo mentre si avvicinava e si chinava... fra poco mi avrebbe raggiunta, avrebbe avvicinato la sua barba al mio viso e avrei sentito il suo alito...
Fu un attimo, non credo di averlo premeditato, dev'essere stato istinto di sopravvivenza, so soltanto che avevo paura, che non volevo che Babbo Natale si avvicinasse, non volevo sentire il suo alito, così, fulmineamente, presi la pallina dell'albero che mi stava più vicina, quella rossa di vetro, con le stelline dorate sopra, e la scaraventai contro la testa di Babbo Natale.
Fui felice di vederlo accasciarsi per terra urlando, con il sangue che usciva da un graffio sulla fronte. L'avevo ucciso, era morto, come la strega della Bella Addormentata e quella di Cenerentola, non avrebbe più potuto avvicinarsi e farmi del male!
Mia madre arrivò di corsa, anche lei a piedi nudi e in camicia da notte, si portò le mani al viso in un'espressione di meraviglia e orrore nel vedere quello che era successo, poi mi assestò uno schiaffo sul volto.
"Brutta stupida!" esclamò. "Tuo padre si è travestito da Babbo Natale per te e tu l'hai quasi ucciso!"
Perplessa guardai Babbo Natale, ormai senza più barba e senza più cappello, e riconobbi il volto familiare di mio padre, con il graffio sulla fronte e il sangue che gli sporcava il viso.
Ho ucciso il papà, pensai con angoscia e corsi in camera mia piangendo.
"Cos'è successo?" chiese Isabella che si svegliava proprio in quel momento.
"Ho ucciso il papà!" dissi piangendo e buttandomi contro di lei. "Ho ucciso il papà!"
Mio padre non morì, soltanto restò a letto tutto il Natale e anche la settimana successiva, con una benda bianca legata attorno alla testa, e l'espressione martire e offesa.
Nessuno fece caso al mio trauma infantile, al contrario i miei genitori non fecero altro che alimentare il mio senso di colpa, per aver fatto male a mio padre e anche per aver rotto una pallina dell'albero di Natale.
Ora il trauma l'ho superato da un pezzo ma l'idea del Natale mi ricorda comunque sempre quella scena, la paura di fronte a Babbo Natale prima e il rimorso dopo, e non riesco proprio a considerarlo una festa simpatica.