Non dirmi che non hai tempo, dimmi piuttosto che non ne hai voglia.
Non dirmi che hai troppi impegni, dimmi piuttosto che non vuoi sforzarti di ritagliare uno spazio per me. Ti capisco, sai. Siamo tutti troppo presi dalle nostre piccole guerre quotidiane; dall’ansia del tempo che sembra trascorrere inarrestabile, più celermente di quanto in realtà faccia; dalle corse contro i minuti e le ore, neanche fossimo quei piloti professionisti che ogni tanto guardo in tv. Neanche dovessimo superare gli altri per giungere al traguardo. Sfrecciamo alla velocità della luce, spesso senza accorgercene.
Tic - tac. Ormai pensiamo solo a questo, alle lancette che non ci danno tregua, a far presto. E siamo così abituati a dire: “non posso fermarmi, ho fretta”, da non pensare realmente che, forse, ci farebbe bene spendere qualche minuto in più la mattina, davanti ad una tazza di latte e cacao, magari insieme al nostro fratellino.
Domandare “come stai?”, essendo coscienti di non avere realmente voglia di conoscere la risposta… e replicare “bene”, mentendo spudoratamente… quanto ci è vicina questa realtà?
Ci sono momenti in cui sembra più appropriato essere sbrigativi, semplificare il tutto e far credere che fili tutto liscio nelle nostre vite… così, magari, potremo evitare di perder tempo, di aprirci, di parlare sinceramente, di affidarci a qualcuno… e tornare ai nostri problemi. E sì, perché tanto a quella persona non interessano davvero le vicende che affronto… non le interessa sprecare dieci minuti seduta con me davanti ad una tazza di caffé o cioccolata fumante, per dirsi tutto o nulla, per sfogarsi, per ridere, scherzare, o semplicemente raccontarsi. Già. Non ci rendiamo conto, però, che così facendo non ci liberiamo dei nostri guai: semplicemente, li accantoniamo. Ma sì, li accumuliamo lì nell’angolo, abbandonati insieme alla polvere che non abbiamo tempo di rimuovere. Fingiamo di dimenticarli lì, dove terranno compagnia alle parole non pronunciate, alle frasi non dette, alle carezze non date, agli sguardi su cui non ci siamo soffermati, agli eventi che abbiamo trascurato, ai piccoli gesti a cui non abbiamo donato la giusta importanza.
Ho la sensazione, quando a me stessa capita di comportarmi in questa maniera, di perdere qualcosa. Avverto che avrei potuto sentirmi più ricca, e invece resto nella mia umile condizione di povertà. E non parlo di denaro o ricchezza materiale. Mi riferisco alla gioia, seppur fugace, di uno sguardo d’appoggio, di una risata spontanea, di un consiglio sincero. Questo mi manca!
Allora vorrei fermarmi un momento, comporre il numero di quell’amica che non vedo da tempo; mi piacerebbe donare una parola di conforto a qualcuno che non sta bene; fare una carezza ad una persona cara.
Beh, questo è ciò che vorrei. Ma, a dir la verità, sapete cosa faccio?! Niente di tutto ciò.
Mi siedo. Rifletto. Ascolto i consigli del mio amico Silenzio. Poi, inforco la mia arma migliore, la più potente: la mia penna. E scrivo tutto ciò che sento. Una valanga di parole scivola, nero su bianco.
Non faccio nulla di particolare. Sì, è vero. Ma faccio qualcosa che pochi, pochissimi si ricordano di fare: mi concedo del tempo per me.
Scrivo, mi esprimo, parlo, dialogo con l’Anima. Prendo un caffé con la migliore compagnia che ci sia.
Chi?!
Me stessa!