L’uomo si alzò lentamente dalla poltrona, quasi a cercare un’ispirazione che tardava a giungere in quella giungla di pensieri in cui, da troppo tempo, pareva impantanato. Aveva i capelli castani di media lunghezza che incorniciavano un viso dai lineamenti regolari, gli occhi di un azzurro intenso dalle pupille feline, alto e dal fisico atletico, piacevole secondo le caratteristiche di tutti gli abitanti del pianeta “perfetto”. Guardò attraverso l’ampia finestra che mostrava un formicaio di navicelle con cui gli abitanti di quel pianeta modello, facevano mostra della loro esagerata operosità. I due piccoli soli stavano tramontando verso ovest, in direzione del territorio selvaggio che fu un tempo dei “primitivi”, dei quali finalmente solo da poco il pianeta Nomod 5, era riuscito a sbarazzarsi dopo trecento anni in cui si era compiuto un genocidio “necessario” per la sopravvivenza della razza nuova. Si erano stabiliti lì da quattrocento anni terrestri, quando vi approdò una fetta di popolazione umana dopo un estenuante viaggio attraverso lo spazio sconfinato. Erano fuggiti dal pianeta Terra, dove un batterio misterioso aveva portato a termine la sua opera di distruzione. Partirono cinquanta astronavi in cui potevano prendere posto trentamila persone in ciascuna, completamente autosufficienti. Coloro che dovevano sopravvivere furono scelti tra gli umani in età riproduttiva con un elevato quoziente intellettivo, che sapessero distinguersi nelle materie relative alle scienze, alla medicina, all’agronomia ma anche a varie attività tecniche. Furono selezionate frotte di giovani scienziati e tecnici per dare vita ad una nuova umanità ma non mancarono quelli che potevano contare su un forte aggancio per rientrare nel progetto. Furono imbarcate anche le principali specie animali e vegetali che potevano essere utili all’uomo. Dieci astronavi furono distrutte da entità aliene nemiche, trenta colonizzarono con successo il pianeta che fu chiamato Nomod 5, quando ormai si era già arrivati alla seconda generazione nata e cresciuta nello spazio; dieci stanno ancora vagando poichè i loro abitanti hanno scelto di vivere in autosufficienza su quelle astronavi. Fu Titus Vandelor,che aveva condotto il popolo di cui aveva assunto il comando, su quel pianeta. Era perfetto, simile alla Terra per dimensioni, atmosfera ottimale, alternarsi delle stagioni e durata del giorno e della notte molto simili e con due piccoli soli che tramontavano quasi all’unisono. Era ricoperto di foreste e di specie animali e risorse utili all’uomo e soprattutto privo di specie intelligenti evolute ed ostili. Titus Vandelor era anche uno scienziato genetista. Già durante la vita errante nello spazio aveva concentrato i suoi studi per il miglioramento del sistema immunitario umano e la guarigione veloce delle ferite, e li continuò nei suoi laboratori su Nomod, finchè la sua scienza non diventò un’ossessione. Perché concentrarsi solo sulla resistenza alle malattie quando avrebbe potuto creare un superuomo invulnerabile? Inizialmente il progetto di migliorare la specie umana sembrò a tutti eticamente corretto, ma qualcuno cominciò a pensare quanto sarebbe stato allettante essere a capo di un mondo che non avrebbe conosciuto nemici. Così Caius Vandelor, il figlio di Titus e prima cavia dei suoi esperimenti, progettò una sorta di vivai umani, dove si iniziò a coltivare totalmente in vitro una nuova specie dove tutti i nati venivano cresciuti al solo scopo di farne dei guerrieri. Ci vollero vent’anni per creare e addestrare la prima stirpe di supersoldati e una volta pronti, Caius, forte dei suoi uomini, occupò la sede del Governo di Nomod e si proclamò capo supremo del pianeta instaurando una dittatura feroce e repressiva. Per favorire la manipolazione genetica della razza, fu proibito concepire figli naturalmente. Furono creati enormi vivai dove gli embrioni, generati da prelievi di cellule umane appositamente clonate e modificate, venivano monitorati ad ogni livello di crescita tramite l’utilizzo di uteri artificiali. Ogni generazione risultava “perfezionata” sotto particolari aspetti, come la vista, la migliore cicatrizzazione delle ferite, le capacità mentali tra le quali la possibilità di percepire i pensieri altrui, la maggiore resistenza alla fame, alla sete, alle malattie, una superiore forza fisica e ultimo aspetto ma non secondario, un fisico privo di difetti. Una minoranza però, continuò ad opporsi al progetto. I ribelli furono denominati “primitivi” perché appartenenti alla specie umana originale. Questa frangia di dissidenti era pericolosa e doveva essere eliminata; Caius Vandelor decise di farlo nel modo più cruento: ordinò che tutti i figli nati in maniera naturale senza controllo genetico fossero trucidati perché esseri inferiori, portatori di malattie debellate dalla nuova stirpe e pericolosi per la stessa sopravvivenza della nuova specie. Furono sterminati primitivi e mezzosangue e dissidenti della specie nuova, nonostante avessero organizzato la loro strenua resistenza.

L’uomo che ora guardava il suo popolo dalla finestra del grande palazzo del potere, era Narun, Governatore capo, discendente di Titus e Caius Vandelor o meglio, portatore artificiale dei loro geni. In quell’atmosfera che preludeva la notte, le sue pupille feline si allargarono e poi si ritrassero velocemente quando colpirono uno degli ultimi raggi di quei due soli. Si ritrasse con un gesto di fastidio e toccandola, oscurò la vetrata. Lui, come tutti gli altri abitanti, non aveva bisogno della luce per vedere. L’utopia dei primi coloni terrestri si era realizzata. Si riadagiò stancamente sulla sua poltrona e cercò un contatto mentale con l’ingegnere capo. Dopo pochi istanti si materializzò innanzi a lui l’immagine di Hermes, con la sua divisa grigia e blu che contraddistingueva tutti gli scienziati che operavano nel vivaio.

“A rapporto signore.” Disse con la sua consueta voce priva di ogni tipo di slancio emotivo.

“A che punto siete con il miglioramento del campo visivo… è necessario che i nuovi nati riescano a vedere correttamente anche quando il giorno lascia il posto alla notte e viceversa.”

“ Le ricerche sono a buon punto….” Hermes esitò “ ma il problema come voi sapete è un altro…”

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