Nonno Michele
Mette giù il telefono con un sospiro. Sua figlia Sara ha appena finito di fargli una delle sue ramanzine. Nonno Michele sospira piano e ancora una volta si trova a riflettere su quanto distanti siano, ormai, lui e la sua bambina ormai cresciuta.. distanze incolmabili si sono ormai cristallizzate nel loro rapporto, e lui a volte fatica proprio a comprenderla.
Michele ha 74 anni, una vita passata sempre a sottostare al volere di qualcun altro.. Sua moglie Piera,( buonanima), il suo datore di lavoro, e poi, più di recente, sua figlia. Tutti sempre pronti a dettar legge, e a dirgli come dovrebbe vivere la sua vita.
Ma una mattina di tanti anni fa Michele si è svegliato ed ha deciso che era stufo. Ha giurato a se stesso che non avrebbe più permesso a nessuno di governare la sua vita.. che da quel momento in poi sarebbe stato lui e soltanto lui a decidere per sé.
E per suggellare la sua promessa è andato subito a farsi fare un bel tatuaggio.. un grande gabbiano che spicca il volo con le sue ali possenti.. solo che a ben vedere la Nuccia, (la tatuatrice) non gli è poi venuto così bene il gabbiano, che per la verità alla fine pare più una bertuccia.. Ma non importa, perché l’idea la rende lo stesso, e a Michele piace comunque.. ancora a distanza di anni ogni tanto si guarda il braccio soddisfatto. E ricorda, ridendo tra se e se, lo sguardo inorridito di Sara, quando l’ha visto.. e quello pieno d’amore e di orgoglio di Riccardo, suo nipote.
Già.. Riccardo.
Riccardo è per lui la persona più importante in assoluto, quello con cui passa la maggior parte del suo tempo, ma non solo.
Riccardo è quello con cui il suo tempo non è mai tempo perso. Riccardo lo capisce davvero. Riccardo non lo giudica per quelle che il resto del mondo definisce “le sue stranezze”.
Con Riccardo le giornate scorrono in allegria.. E Riccardo non passa tutto il suo tempo a ripetergli che alla sua età dovrebbe riguardarsi, che ormai dovrebbe lasciar perdere certe cose, che a 74 anni forse è arrivato il tempo di “mettere la testa a posto”.
Comunque.
Sarà per il tatuaggio della bertuccia, sarà perché ci teneva, sarà perché è testardo come un mulo, sta di fatto che nonno Michele ha tenuto davvero fede a quella solenne promessa, fatta a se stesso anni prima.
Ed è proprio per questo che, nel quartiere, tutti lo additano come quello un po’ matto, e sa per certo che gli hanno affibbiato anche un soprannome.. Lo chiamano “nonno Strambo”.
Michele non se ne cura, così come non si cura minimamente neppure delle raccomandazioni isteriche di Sara. Di solito la sua strategia è quella di dirle sempre sì, per poi continuare a fare di testa sua.
Michele sale sul suo vespino tutto ammaccato. Si è fatto tardi.. i “ragazzi”, giù alla bocciofila, lo staranno aspettando già da un pezzo.
I “ragazzi”, sono i suoi amici di sempre, Giampiero Ribaldi, detto “il barone”, noto per la sua capacità innata di barare a carte, Mario Rapetti, detto “muschio bianco”, per la perenne ascella pezzata che decora le sue magliette, Franco De Rossi “Il ballerino”, ed infine, ma non meno importante, Vinicio Amoretti, detto “La scheggia”, per via delle corse pazze e sfrenate con la sua carrozzina elettrica, che egli manovra con perizia e spericolatezza per le vie della città.
Michele sterza bruscamente davanti alla bocciofila, fermandosi con una sgommata, spegne il motore e si sfila il casco.
Si guarda nello specchietto, i lunghi capelli bianchi e un po’ radi, gli enormi baffi appoggiati sul viso raggrinzito, gli occhi furbi e chiari che sprigionano allegria, occhi che hanno fatto innamorare molte donne, in passato, ed occhi che nonostante gli anni non hanno mai perso la loro luminosità un po’ birichina.
Ed ecco Rosetta, la proprietaria, che non manca di lanciargli il suo consueto sguardo languido.
Rosetta è da anni innamorata di Michele, ma lui di donne non ne vuol più sapere.. Fa parte del giuramento, non permetterà mai più a nessuno di condizionarlo.. mai più. E poi, tanto tempo fa, ha giurato amore eterno alla sua Piera.. ed anche quel giuramento ha intenzione di mantenerlo, questo è poco ma sicuro.
Più oltre, seduti ad un tavolo a giocare a carte, altri amici, il “Secco”, “Tartaglia”, Luigi e “Tarallo”.
In un tavolino d’angolo seduta tranquilla a sorseggiare un te, una vecchina dall’aria assorta e dolce, la gonna a quadretti rossi, le mani minute e delicate.
Ed ecco al solito tavolo, i suoi amici. Discutono animatamente, il bottiglione di vino già a metà, il posacenere pieno di cicche che troneggia sul tavolo.
Michele acchiappa una sedia e, sorridendo divertito, si siede. Sa di cosa stanno parlando. Da qualche tempo l’argomento è sempre lo stesso..