Ci sarebbe tanto da dire, troppo da raccontare, un'infinità di particolari e mille storie; ci sarebbe da descrivere attimi, da esprimere abbracci, da contenere emozioni...
Servirebbero occhi da guardare e una bocca per parlare; solo così, forse, riuscirei a raccontarmi.
Scrivere, certo, è una passione, ma in alcuni momenti sono necessarie parole vere e proprie, sguardi e gesti per spiegarsi... Per spiegare cosa, poi?!
Spiegare. Comprendere… comprendermi, che impresa!
Allontano chi amo, deludo chi mi sta accanto, mi chiudo nei miei silenzi fatti di cemento armato e lascio che il mondo fuori continui a ruotare, incurante che io stessa giro assieme a lui in questo girotondo infinito di gioia e lacrime, pioggia e sole, arcobaleni e stelle.
Sembra quasi una giostra, di quelle dove ci sono i cavalli, le astronavi, le macchinine, e gira, gira… alla fine gira la testa, si perde il senso, si cerca quel posto che non c’è dove poter essere liberi, e felici, e sereni.
Quell’isola dove giocare insieme a Peter Pan, dove mangiare fragole, dove amare ed essere amati non è utopia.
E invece, dove mi trovo? Cosa ci faccio in questo film in bianco e nero, in cui interpreto solo una comparsa? In questo strano fumetto, in cui rappresento la bozza venuta male?
Che confusione. Non so cosa voglio, non so chi sono, non so chi sarò.
Non so dove andare, quale strada intraprendere, dove mi porterà; non so quale indicazione seguire...
Forse, non ci sono neanche indicazioni.
So di non sapere e so di non essere neanche pronta per farlo.
Perdo il senso dell’orientamento persino nei sogni.
Perdo il senso dell’orientamento in questo gomitolo aggrovigliato di parole, frasi e concetti, legati, vicini, senza un significato; almeno, apparentemente.
Mi tengo l’anima così, un insetto imbattutosi nella fitta ragnatela della sua fine.
Mi tengo l’anima così, coi polsi imprigionati da manette di paure.
Mi tengo l'anima così, dilaniata e forse marcia, tanto è, e resterà impossibile capire.