Un antro nero.
Questa era l’impressione che ebbe appena varcò l’ingresso del grande capannone.
Aveva passato il cancello dello stabilimento con aria baldanzosa, il sole della giornata di inizio estate lo rendeva più contento.
Camiciola azzurra a mezze maniche, pantaloni chiari, scarpe sportive, un blocco con grossi quadretti sotto il braccio. Il “portamine” nel taschino.
Si era vestito così senza pensarci troppo ma, in fondo, inconsciamente, la sua immaginazione rappresentava così un giovane ingegnere, meglio, un futuro giovane ingegnere.
Dal sole all’antro nero, nella penombra profonda di quell’alto capannone dove tutto era scuro, fumoso.
Un antro nero dove uomini scuri si muovevano silenziosi.
Scuri, coperti da pesanti grembiuli, forse di cuoio o di chissà che, alcuni con grossi guanti, altri con elmi da moderni guerrieri e le piccole parti di pelle non coperte, lucide e brillanti per il sudore.
Una grossa e pesante catena pendeva dal soffitto e l’aria era impregnata di un odore di metallo caldo, resina e grasso.
Improvvisamente si sentì ridicolo e fuori luogo con la sua camiciola azzurra ed i pantaloni chiari, si sentì inappropriato e gli sembrò stupido persino il grosso blocco, che con tanta cura aveva preparato dalla sera prima e che ora giaceva abbandonato sul bordo di una cassa di legno.
Un antro nero dove il tempo era battuto da suoni sordi continui, il rantolo di un dinosauro sconosciuto a fare da sottofondo ad altri rumori, ora cupi ora stridenti, e ogni parola era inghiottita e assorbita da questo concerto informe.
Perché era lì? Era quello il suo sogno? Quello il destino che l’attendeva dopo anni di studio e di fatiche?
Ecco il cubilotto, enorme, alto, possente, incombente. Ecco la realtà di quel disegno osservato ed analizzato per ore sulle pagine del libro di metallurgia.
Il “cubilotto” un nome tenero per un mostro di ferro e di fuoco.
Il giovane assistente aveva cercato di radunarli e si sforzava per sovrastare con la voce i sordi rumori di quella cattedrale nera: “Il caricamento del forno è tra le fasi più delicate, fondamentale la pezzatura del coke e le dimensioni del rottame che non dovrebbe superare il 30% del totale, dopo l’avviamento si attivano le soffianti……..”, d’istinto sollevò lo sguardo verso l’alto cercando di individuare le parti del “mostro” senza riuscirci, perdendosi tra fumi e travi di ferro.
Era questo il disegno, il suo disegno? Guidare uomini scuri bardati come guerrieri nella lotta con il “mostro”?
Si sentiva stranito e spaventato, le orecchie mutilate dal rumore, gli occhi rossi per il fumo ed il calore, il cuore confuso.
La spinta della mano scura fu possente ed improvvisa, quasi un brusco risveglio: un fiato di fuoco stava accarezzando i suoi pantaloni chiari…….
[ NdA: “cubilotto” forno per la produzione della ghisa.]