Sarà stato il respiro o forse la trama fitta del cielo, ma quella notte, anche gli stati d'animo ebbero un riparo. Tutto era blu, il mio colore preferito, la sera era stata viva e una corrente maliziosa ci fece ridere sfiorandoci. All'ombra della Torre Eiffel i lampioni indicavano la luna. Eravamo lontani come Saturno ma certi di star bene. Arrivò in lontananza con un passo leggero e subito capii che anche Lei, di fiero Amore ricoperto, non desiderava altro che legarsi. Dal canto mio non ero uomo libero, scevro da pensiero dolente e opprimente, tuttavia, mi sfiorava sovente l'idea di quelle labbra poggiate alle mie. Al primo accenno di bellezza concreta preferii nascondermi dietro un bicchiere ma poi mi sciolsi e parlai come oratore invecchiato in botti di rovere. La musica, quella fatta di metallo pesante, si confuse coi suoi occhi, dal taglio egizio e troppo spesso penetranti. Cosa potevo dire, se non lasciarli fare? L'incontro fu decisivo. Le parole spontanee il coronamento del finale appena cominciato.

 

La conobbi durante un viaggio in Turchia. Mi trovavo in un caffè casuale sulla piazza maggiore di Ankara. I disastri dei carri e la maestosità della cultura si mischiavano come corpi roventi. Il modellare la vista per escludere certe aree mi portò a scrivere come un cane, senza fissa dimora, con fantasie di cibo e libertà. Lei passava altissima e lucente, sembrava stesse calpestando binari della vecchia ferrovia, non piegava lo sguardo ed entrò nel mio stesso caffè.

 

- un caffè moleskine e una Perrier

 

dolcissima come l'ottocento in cui vivevo.

Si sedette con garbo e particolari al tavolo nell'angolo, quasi desiderasse spiare da dietro quegli occhi taglienti, tutto il camminare e il vociare dei passanti confusi. Io continuavo con la birra e per attirar la sua attenzione tirai fuori dalla borsa nera di pelle dei cataloghi di abbigliamento intimo femminile. Provai un pò di imbarazzo iniziale ma svanì al terzo giro. Lei mi fissava e pareva non guardarmi. Di colpo mi alzai, misurai il passo e mi feci coraggio:

 

- posso distrarre la sua attenzione?

- se deve farlo per poter bere con me, chiuda i suoi cataloghi e si segga. Io prendo un altro caffè. Lei, faccia come creda.

 

Da dietro il bancone damascato il cameriere aveve ascoltato la fermezza di quelle parole e dopo uno scambio rapido di sguardi ci servì una birra e un caffè. Stavolta c'era del cibo tipico ad accompagnarli. Allungai una mano e assaggiai, poi mi strofinai la barba con un fazzoletto di cotone bianco e bevvi il primo sorso. Il sapore era cambiato, sembrava quasi del vino, tanto il corposo gusto mi invase le pareti. Lei continuò a fissare il fuori e non disse nulla per qualche attimo. Improvvisa sorrise e il mio viso ne fu quasi accecato:

 

- oltre a vendere ciò che vedo le piacciono i libri?

 

Per un attimo credetti volesse prendermi in giro per il lavoro che svolgevo e perché forse aveva immaginato non potessi coltivare anche la passione per altro.

 

- Certo che mi piacciono i libri! Ogni tanto ne scrivo anche qualcuno

La stupii e bevvi ancora.

- Venga con me, le mostro qualcosa.

 

Mi alzai senza pensarci e la bottiglia si piegò sul tavolo rovesciando qualche goccia del contenuto giallastro misto a schiuma.

Mi chiese di non pagare e neppure Lei lo fece. Bastò un cenno al cameriere che ci fu aperta una finestra e poi un piccolo cancello dietro il bancone. La seguii e rimasi in silenzio. Scendemmo giù verso una sorta di cantina e il buio era interrotto da fiaccole appese ora a destra ora sinistra. Come un taglio netto la vista fu meravigliosa: un antica libreria ottomana tutta ricoperta di vegetazione ben curata e centinaia di libri tutti colorati, tutti vivi!

Mi avvicinai con rispetto e provai a leggere qualche titolo. Non capii molto e chiesi spiegazioni.

 

- È la più antica biblioteca sotterranea della Turchia. Noi siamo i custodi di questa meraviglia da oltre cinque secoli

- Perché mi ha portato qui? Perché proprio io?

- In cinque secoli ho imparato a distinguere chi ama la sapienza e ha cuore pulito da chi la sconvolge ed è vuoto.

 

Il profumo che contemplavo nelle sue parole e la morbidezza con la quale arrivavano alle mie orecchie,  spostarono la mia attenzione sulla sua di bellezza.

Risalimmo lungo la scalinata illuminata dalle fiaccole e fuori era tramonto.

Tirammo dritti fino alla piazza e ci trovammo soli. Finalmente i suoi occhi si mostrarono del tutto ed io ne rimasi folgorato.

Mi sembrò così bello e nuovo poterli ammirare che si sostituirono alla luna.

La stessa luna che la sera del nostro appuntamento in quel ristorante di Parigi ci fece continuare l'Amore.

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