Racconto frutto del laboratorio di scrittura creativa “I nonni raccontano” (Rsa Villa Nizzia, Favria).
Vicino alla grande vetrata della sala da pranzo, osservo assorta lo scorrere della vita all’esterno .. persone indaffarate,passanti frettolosi che compaiono e scompaiono verso i loro “devo fare” quotidiani.. frammenti di vite vissute che scivolano via nel silenzio ovattato del mio nuovo tempo .. fotogrammi di storie a me sconosciute, che nella mia immaginazione si ricompongono e si snodano come lontane scene di un film muto.
Mi piace osservare la gente.. mi è sempre piaciuto.
E immaginarne le vita, i tortuosi percorsi.. le gioie e i dolori, le partenze, i ritorni.. le brusche frenate, i cambiamenti di rotta, le cadute e le riprese..
La pioggia scende lenta, il ticchettio dell’orologio a parete si mescola con lo sciabordio delle gocce, che scivolano sul vetro con un rumore ritmico, quasi una musica in questo silenzio assordante.
E come spesso accade mi perdo nel ritornare con la mente al mio tempo andato.
Ricordi.
Mi chiamo Tonia ho settantaquattro anni e da ormai tre vivo in un “ospizio”.
Alla morte di Gianfranco, mio marito e compagno di una vita, mi sono ritrovata sola ed ormai incapace di provvedere a me stessa..
Raffaele ed Elena, i miei figli, mi hanno cercato un posto nel “ricovero” più vicino.. ed eccomi qui.
Distacco.
Solitudine.
Mancanza.
Proiettata in un mondo per me sconosciuto, in mezzo a persone che non ho scelto e che nulla sanno di me e della mia vita, ho faticato molto ad adattarmi a questa nuova esistenza..
nello scorrere dei giorni sempre uguali, dove le lancette dell’orologio sembrano scandire un tempo diverso da quello che conoscevo, dilatato, sfilacciato, privo di spessore, ho creduto a lungo di aver perso me stessa..
E sognavo ogni singola notte di essere a casa, in mezzo alle mie cose..
Perché alla fine questo è ciò che ho capito: noi siamo le nostre abitudini, il nostro modo di fare le cose (o di non farle) i nostri affetti..
Noi siamo l’ambiente che ci siamo creati intorno nello scorrere degli anni portati via dal vento come foglie ingiallite.
Come un ragno che lentamente tesse la sua ragnatela il nostro ambiente di vita lo inventiamo noi, con il nostro modo che è diverso da quello di chiunque altro.. e con il passare degli anni quell’ambiente, con tutto ciò che ne fa parte finisce per assomigliarci in maniera profonda e definitiva, diventa una parte di noi e guardandolo da fuori è come se gli altri potessero un po’ guardarci dentro.. parla di noi, di come siamo fatti, più di tutte le parole.
Noi siamo la nostra casa.. e la nostra casa è ciò che ci rappresenta.
La propria casa è tutto.. come il guscio per la lumaca.
E quella piccola casa di mattoni rossi, la mia casa.. attorniata da un modesto ma grazioso giardino, (quanti pomeriggi ho passato in quel fazzoletto di terra a piantare fiori variopinti..) .. amato rifugio dove io e Gianfranco abbiamo costruito insieme, giorno dopo giorno la nostra vita, io me lo porto dentro e così sempre sarà.
Sapevo che niente sarebbe più stato come prima.
Sentivo che non sarei più stata la stessa.
Sapevo che ciò che stavo lasciando non era soltanto qualcosa di esterno.. era la mia stessa identità.
Se ti tolgono la tua casa ti tolgono la dignità.
Che sia grande o piccola la tua casa è una parte di te.
Io ci abito in quella casa, come il mio cuore abita in me.
Mi chiamo Tonia, ed ho settantaquattro anni..
Mi chiamo Giuseppe ed ho ottant’anni..
Mi chiamo Giovanna ed ho novant’anni..
Mi chiamo Marcella, Antonio, Marco, Giustina, Filippa, Luisa, Concetta, Maria, Filomena, Domenico. Mi chiamo Elvira, Santina, Luigi, Pasquale..
Mi chiamo tutti i nomi di coloro che condividono con me questo pezzo di vita, questa dimensione, questo quotidiano spaesamento.
..Tanti nomi, tanti volti, tante storie.
E se c’è ancora qualcosa che mi può rendere me, è la mia possibilità di raccontare.. di raccontarmi..
Se troverò un orecchio attento, che vorrà ascoltarmi.
Ed allora forse, quella casa che è in me.. con tutti i sogni i sogni, i progetti, i percorsi che l’hanno abitata, potrà rivivere nel ricordo del mio tempo.