«Ecco, è esattamente tra 5 secondi… tre… due… uno…»
Si sente John Lennon cantare: «…going to, strawberry fields, nothing is real…»
Giorgio continua: «…ecco, qui c’è il cambio, slla parola "going", ad un minuto, questo è il take 26, velocizzato, montato dopo il take 7 rallentato! Ti ho presentato il taglio più difficile della storia della musica».
Gianna lo guarda come si potrebbe guardare uno scarabeo reale, con affascinante repulsione e gli risponde con voce monocorde: «Forte!», poi si allontana verso l’uscita di villa Pamphili, lui vede il suo culetto che, situato così perfettamente in cima alle gambe nude e sotto i calzoncini a mezza chiappa, lo aveva in pari misura intimorito ed attirato e gli dice addio.
Da dietro la voce del suo amico Giacomo ribadisce qualcosa che lui conosce bene: «La solita figura di merda! Ma non lo finisci mai quell’album di figurine?»
«No, a 5.000 prendo il premio fedeltà».
«Fai come ti pare, questa te la dava sicuramente, la chiamano salvadanaio!»
«Tua sorella invece acquasantiera, tutti ci si bagnano le dita!»
Ok, i ragazzi stanno andando sul pesante, comunque anche lei entrerà nelle protagoniste dei suoi sogni notturni con risveglio bagnato, quelli con trama fissa: «Ti va di salire a casa mia? Ti faccio ascoltare un po’ di musica».
«Volentieri George, se mi prometti che facciamo sesso sfrenato per almeno cinque ore».
«Prego, entra».
«Fa molto caldo qui dentro, ti dispiace se mi spoglio?»
Bionde, brune, more, rosse, quante ragazze erano entrate nel suo letto, quasi una a notte, alle migliori aveva dedicato anche una settimana di polluzioni, se fossero state storie vere sarebbe più famoso di Rocco Siffredi.
Comunque questa è stata solo l’ultima (finora) delle disavventure del nostro Giorgio o, come viene soprannominato (solo da lui stesso) George.
Poverino, a 17 anni, se non si fa sport, non si suona una chitarra o un pianoforte sulla spiaggia, si è un “Nowhere man”, come dice la canzone del suo gruppo preferito, i Beatles.
Forse si capisce meglio in italiano, nella versione degli Shampoo: “N’omme ‘e nient”.
Ma continuiamo con lui, non è brutto, è carino anche se senza muscoli, senza bicipiti, senza tartaruga, capelli tagliati a caschetto dalla madre, magrolino, 46 di piede per 1,68 d’altezza, stonato… vabbé, è una catastrofe, povero ragazzo!
Ognuno di noi da qualche parte del mondo ha sempre la sua metà della mela, la sua dov’è?
In fondo non è uno alla ricerca dell’impossibile, basta che davanti a lui compaiano un paio di gambe, più possibile scoperte e s’innamora, se riesce a sbirciare anche le mutandine è schiavo per sempre.
Il problema è la sua voglia di strafare, l’aneddoto di troppo, per esempio l’anno scorso a Tor Vajanica, complice un tramonto da cartolina, era in trattative avanzate con una ragazza, Lauretta!
Era già qualche giorno che lei sembrava rispondere bene alle sue pietose avances, abitavano in due palazzi vicini vicino a viale Marconi, a Roma, lui già aveva detto agli amici che erano fidanzati… ovviamente lei non sapeva nulla. Ma procediamo con ordine, dopo essersi tolti i vestiti, appena arrivati sulla spiaggia libera col gruppo del condominio di via Giuseppe Veronese, lei gli chiese di metterle la crema solare sulle spalle. Il contatto delle mani sulla pelle fece immediatamente scatenare un’erezione incontrollabile, si piegò su se stesso per non farlo vedere, finì velocemente con la crema (in fondo le parti toccabili erano poche) e le chiese se voleva fare il bagno, Lauretta gli disse di no, «preferisco prendere il sole, sono una mozzarella, ma tu vai, ti aspetto qui» lui corse verso l’acqua e con poche bracciate (per fortuna sa nuotare, almeno quello) si ritrovò al largo e sfogò sul suo corpo la voglia di Lauretta, poi raggiunse i suoi amici per mascherare il vero motivo del bagno, ed infine tornò da lei.
Era di spalle, si era slacciata la parte superiore del bikini, lui la chiamò, lei si sollevò leggermente per salutarlo, nel farlo un capezzolo sfuggì al suo controllo e vide la luce.
Capezzolo rosato, eretto, su un seno mediamente gonfio, l’areola che circonda la ciliegina che le da un degno contorno, tutto questo gli rimase conficcato nel suo cervello per molto tempo.
Lei si accorse quasi subito dell’accaduto e si abbassò, il ragazzo non riuscì a capire se lo avesse fatto apposta per stuzzicarlo o fosse stato solo un incidente.
Per fortuna aveva appena smaltito la tensione, quindi non portò indurimenti, ma dolci ricordi.
Il giorno passò senza particolari degni di menzione, i ragazzi giocavano a pallone sulla sabbia, a pallone nell’acqua, a pallavolo nei rari momenti in cui le ragazze smettevano di prendere il sole e, prima di buttarsi in acqua, s’insabbiavano per bene.
Verso le sette arrivò il momento magico, l’ultimo sole illuminò il bel visetto di Lauretta che iniziò a far capire apertamente l’interesse per lui, Giorgio avrebbe solo dovuto allungare il viso per carpirle quel bacio che entrambi aspettavano da giorni.
Ormai sicuro ma un po’ titubante, cercò di fare l’uomo di mondo: «Ascolta la musica dalle cuffiette, ti piacerà».
Lei acconsentì, pensando ad un sottofondo romantico per quel bacio che ormai si era convinta a donargli, ma lui: «Questi sono Simon & Garfunkel, “The boxer”, ho sempre pensato che sia il brano più bello da ascoltare al tramonto, pensa che loro si separarono dopo che uscì il loro disco più venduto, all’apice del successo, nel 1970. Si riunirono solo dieci anni dopo per un grosso concerto a Central Park, davanti a 500.000 persone adoanti… ».
« È andato ».
Giorgio non capì mai se parlava del sole o del desiderio di baciarlo, Lauretta si allacciò la parte superiore del costume e si alzò, anche gli altri iniziarono a rivestirsi, lei disse a tutti
«Dai, il pullman parte tra un quarto d’ora, dobbiamo prenderlo, il prossimo è tra un’ora!»
Iniziarono a correre verso l’asfalto del lungomare, il culetto bellissimo di lei si allontanava velocemente, uno dei tanti che lui vedeva come ultimo particolare di una ragazza, il finale mozzafiato.