Non si aspettava di trovare il padre in casa a quell’ora di mattina. Rimase interdetta, non aveva mai mentito al padre e ora si sentiva a disagio non sapendo come cavarsela. Rispose titubante cercando di dissimulare il suo imbarazzo.
<<Ciao papà, niente di particolare, vado in piscina per fare un po’ di allenamento, per tenermi in forma.>>
<<Bene mi fa piacere sentirtelo dire – rispose il padre accennando una smorfia, che voleva essere un sorriso, - ma questa mattina dovrai modificare il tuo programma. Devi venire con me, ho bisogno di una mano, dobbiamo uscire con la barca e, visto che sei già pronta, possiamo andare anche subito; prendi con te la tua borsa, potrebbe servirti.>>
Dette le ultime parole, uscì dalla stanza e attese fuori che la sgomenta ragazza arrivasse, ancora incredula su quanto stava accadendo. Insieme raggiunsero il porto. Nessuno dei due aprì bocca, nemmeno quando salirono sull'imbarcazione, uno splendido gozzo di legno di manifattura sorrentina. Era il loro unico capitale e il solo mezzo di sostentamento per la famiglia.
Antonio mise la prua in direzione del capo di Posillipo, l'estrema punta a destra del golfo di Napoli. La vista alle loro spalle era emozionante, uno spettacolo di rara bellezza. La città si affacciava come volersi specchiare in quello specchio d’acqua scintillante d’azzurro. Giunti in prossimità del Capo, Antonio fermò il motore e con tono autoritario si rivolse alla figlia:
<<Allora, vediamo che cosa sei capace di fare, ragazzina testarda e presuntuosa! Buttati in acqua e comincia nuotare sul serio, avanti campionessa.>>
Lucia impallidì rendendosi conto che il padre ormai sapeva tutto; se le impediva di partecipare, era la fine di tutti i suoi sogni. Al momento, però, non aveva scampo né altra scelta, doveva obbedire e buttarsi in acqua. Si spogliò rapidamente, sotto aveva già indosso il costume, senza pensarci troppo si tuffò in acqua. Il padre voleva metterla alla prova bene! Era pronta a raccogliere la sfida. Era il momento di dimostrare che il suo non era un capriccio o uno scherzo, lei faceva sul serio. Cominciò con ampie bracciate a nuotare verso la costa. Il padre la fece allontanare per un centinaio di metri prima di raggiungerla con la barca e mettersi nella sua scia.
La teneva sotto controllo, mentre lei filava via. Dopo quasi un'ora, dovette rallentare il numero delle bracciate, cominciava a sentire il freddo che le bloccava i movimenti. Di tanto in tanto si voltava per vedere se il padre era sempre dietro di lei. Si accorse che era finita fuori rotta, fece un tentativo di correzione, ma a ogni metro che guadagnava, ne perdeva due. La corrente era più forte di lei. Per fortuna il padre si accorse subito della situazione in cui si trovava e la raggiunse con la barca.
<<Basta così per oggi, sali a bordo e andiamo via, parleremo anche di questo quando saremo a casa.>>
Lucia non se lo fece ripetere due volte, salì a bordo e si avvolse nell’accappatoio, tremava dal freddo.
Si rese conto che non aveva percorso nemmeno un terzo del percorso di gara ed era esausta e tremante, rimase in silenzio per tutto il tempo del ritorno. Il resto della giornata trascorse senza altre spiegazioni, o parole. Solo dopo cena, Antonio chiese alla figlia di uscire con lui, voleva parlarle, ma lontano dalla casa; in un posto isolato e tranquillo. Non voleva che la moglie interferisse con le sue perenni paure. Andarono insieme sul molo e si sistemarono a bordo della loro barca. Padre e figlia, da soli, parlarono a lungo. Era quello un evento mai accaduto prima, in tutta la sua vita. Un'esperienza unica, rara. Suo padre aveva chiesto di parlare con lei. Trovarsi a faccia a faccia sola con lui significava aver ottenuto il riconoscimento di una maturità che la rendeva degna di condividere i suoi pensieri. Quello di cui parlarono, quella sera al buio, sotto un cielo pieno di stelle, fra lo sciabordio delle acque, segnò la fine di un incubo per il vecchio marinaio. Tolse dal viso la maschera d'uomo duro e mostrò la sua anima. La ragazza seppe ascoltare, conscia che aveva poco da aggiungere. Più che un dialogo, fu una liberazione da parte del padre che non sopportava più il peso di un ruolo, che non era il suo. Doveva dare sfogo al dolore represso per troppo tempo, voleva urlare la sua disperazione, ma si contenne e parlò, narrò parte della sua vita di solitudine solo in mezzo all’elemento acqua.
Un’alba colorata di rosa, trovò Lucia addormentata fra le braccia del padre, coperta dal giaccone giallo da marinaio. Il vecchio se ne stava lì immobile ascoltando la canzone del mare, il canto dei gabbiani che si apprestavano a una nuova giornata di voli e scorribande nel cielo. Lui si sentiva leggero, libero di affrontare il futuro senza il peso di quelle catene che lo avevano tenuto prigioniero così a lungo.
Dopo quella sera sembrò che le cose in casa fossero rimaste invariate. Lui conservava quell’aria rude, ma gli occhi avevano acquistato una diversa luce, erano più morbidi e rassicuranti, a volte sembrava che sorridessero.
Ripresero gli allenamenti in mare e lui cercò di insegnare alla figlia come riconoscere le correnti, adeguarsi a loro e come poter trarre vantaggio da questa circostanza. Le fece cambiare abitudini alimentari e la costrinse a ungersi il corpo con dei grassi speciali per difendersi dal freddo, rendere aerodinamico lo scivolamento in acqua e aumentare la velocità senza sforzarsi troppo.
Entrambi sapevano che non potevano aspirare a niente di più che una partecipazione. Il loro obiettivo era arrivare a completare la gara. Nelle gare precedenti molti atleti anche d'alto spessore sportivo si erano dovuti ritirare. Per padre e figlia quest'eventualità equivaleva a una sonora sconfitta. La parola "abbandono" era proibito anche solo pronunciarla. Lei doveva arrivare. Sapevano entrambi che solo quello aveva valore per loro.
Il giorno tanto atteso finalmente si presentò con una folla vociante che riempiva tutto il lungomare. La giornata era perfetta, piena di sole e con un leggero vento di libeccio che per fortuna si manteneva ancora nei limiti, per non influenzare la gara. Solo le condizioni del mare non erano ideali, per un evento del genere. Una leggera brezza di ponente attraversava il campo di gara in senso obliquo. Questo avrebbe di fatto aumentato la velocità delle correnti trasversali, rendendo la competizione ancora più dura e difficile del previsto.
Antonio, con Lucia, era andato a Capri il giorno prima, per prepararsi al via. Lui aveva ottenuto il compito di barca appoggio, per la concorrente n. 16, sua figlia. Una giovane ragazza napoletana figlia di un marinaio si cimentava contro un nutrito gruppo d'atleti, più qualificati di lei. Ancora pochi momenti e tutti si sarebbero trasferiti nelle acque azzurre e fredde, che separavano l’isola dalla terraferma.