Non sopporto i bambini, non li ho mai sopportati, li trovo puzzolenti, sporchi, indolenti, capricciosi, lagnosi, cattivi, viziati.
Ma amo profondamenti i cani.
Non i gatti, le tartarughe, gli uccelli.
I cani.
Mi rispecchio nella loro gioia, nella loro disperazione a volte, nei loro occhi umidi, nella pigrizia, nella gioia, nella frustrazione di non poter comunicare.
Amo il mio cane.
Ne ho sempre avuti.
Ma cosi come per tutto, con la maturità ti rendi conto che come per le persone ti cambia anche il modo di amare i cani.
Il mio lo amo con tutto il cuore.
La mattina facciamo colazione insieme, io bagno il mio biscotto nel caffè e la meta è per lui.
Un rito la colazione.
Ci sediamo fuori il terrazzo, io sulla sedia, lui si siede sotto di me e aspetta ed è subito pronto a reclamare quello che è suo se faccio l’ingorda.
Io lo amo.
A volte immagino che pensi che io sia pazza.
Sì sono sicura che quando mi guarda senza abbassare lo guardo pensa:
“Questa cretina ancora non ha capito che non gli rispondo e si ostina a parlarmi.”
Presumo che il cane sia diventato amico dell’uomo proprio perché silente.
Non lo può contraddire, non gli può sbattere in faccia la sua imbecillità, la sua fragilità, incoerenza e stupidità.
Comunque oggi ho incontrato un cane.
Grigio spelacchiato
magro
impaurito
dolce
divertente
ho tentato di accarezzarlo ma è spaventato e scappa
ho cercato di conquistarmi la sua fiducia offrendogli delle cibarie
mi ha snobbato.
Mentre facevo tutto ciò, una barbona con la panza de fori tipo piccolo budda mi urlava ad alta voce: “brava signora lei sì che è buona”,
forse voleva sottolineare che anche lei era randagia e che forse se lei allungavo qualcosa non era male, forse il cane non era l’unico che aveva fame.
Ma ho fatto finta di non sentire e di non vedere.
I miei soldi sarebbero finiti in una scadente bottiglia di alcol e io odio la degradazione.
Così con la mia corsettina le cuffiette nelle orecchie e il piattino di carta con i croccantini continuavo a correre dietro al cane il quale mi schifava e si allontanava.
Vani i miei fischi e i miei "picci picci", il cane mi volta le spalle e se ne va.
Io sento una stretta al cuore lo porterei a casa.
Mi allontano con la delusione di non essere riuscita a farmelo amico ma con l’intenzione di farlo domani non mollo.
Nessun pensiero per quella donna che mi parla, anzi mi urla in un dialetto incomprensibile o meglio voglio che rimanga incomprensibile, non voglio capire, non voglio sentire, fa più comodo.