Giovedì sera
"Ma insomma, vi decidete a portarmi questa cazzo di pizza! E' mezz'ora che aspetto!"
In realtà sono solo venti minuti ed io, di solito, ho un carattere gentile e paziente. Si, sono un po'
esibizionista, ma raramente prevarico e sono portato a lasciare che le cose attorno mi succedano mettendoci poco di mio, proprio come nel mio lavoro. Questa sera però non riesco a stare seduto. Sento il bisogno che il tempo passi velocemente perché domani sarà il grande giorno. Domani sarà la svolta!
Che mestiere faccio? Che succederà domani? Datemi tempo.
Faccio il mimo sul marciapiede di fronte alla Rinascente, con il Duomo alle mie spalle. Ogni mattina, verso le otto, mi reco al bar un po' più avanti, dove Piero, che lì fa il cameriere, mi mette a disposizione il suo armadietto.
Mi spalmo sul viso e sulle mani una crema bianca, indosso la tunica e il mantello anch'essi bianchi, prendo il mio sgabello e sono pronto lì. Rimango immobile, con lo sguardo apparentemente fisso in un punto, a osservare la gente che passa.
Ogni tanto qualcuno lascia cadere un euro nella ciotola davanti a me. E' allora che scatta la mia performance. Sul mio viso bianco, appare un accenno di sorriso, m’inchino leggermente (un inchino di cortesia, senza esagerare) e con le braccia e le mani mimo un saluto, muovendomi a scatti come un burattino.
Penserete: "E che ci vuole?"
Il segreto è nei tempi e nella misura del movimento. Vi assicuro che ho il mio discreto successo, fatto di battimani e foto. Del resto ho frequentato l'Accademia del mimo, io!
Giorno dopo giorno, mi diverto a osservare il variegato mondo che mi passa davanti. Passa gente vestita come se andasse a messa, con il viso teso e serio, che neanche mi vedono e si capisce che sono già sul posto di lavoro immersi nei loro casini.
Passano frotte di turisti, vestiti come se fossero nel salotto di casa loro, scattano foto, vociano, trovano tutto straordinario, anche il cestino dei rifiuti. Passano tizi che mostrano di avere solo il problema di far passare il tempo: guardano me con fastidio, guardano quelli che mi guardano e passano oltre, a guardare un po' più in là.
Passano bambini stupiti, che si avvicinano pericolosamente al mio candido mantello e alla ciotola delle monete ed è sempre tardivo l'intervento dei genitori.
E poi passa lei!
Da un mese a questa parte, una ragazza bionda, molto carina, vestita sempre in modo sportivo e colorato, si ferma davanti a me, mi sorride e saluta con la mano. Io ricambio il sorriso e le faccio il mio mezzo inchino. Non ci crederete, ma è un momento che mi riempie la giornata. Quello che all'inizio era solo un feeling, si è trasformato in un sentimento molto più forte. Tra me e quella ragazza avverto una reciproca attrazione, qualche cosa di chimico e irrazionale che diventa ogni giorno più intenso.
E' anche per questo, che la settimana scorsa, quando Piero mi ha parlato di un suo cliente commercialista che cercava un fattorino per il suo studio, ho deciso di accettare un colloquio con lui. Lunedì comincio con il nuovo lavoro. Mi sono anche comprato un vestito scuro, adatto all'occasione. Lo indosserò con camicia e cravatta, una novità per me.
Ma domani mattina voglio parlare con lei, voglio che ci si conosca. Spero di fargli una buona impressione. Indosserò il mio vestito nuovo con una camicia bianca e la aspetterò al solito posto. Quando la vedrò arrivare, le andrò incontro sorridendo e le farò l'inchino di saluto come tutti i giorni. Sarà prima sorpresa, poi mi riconoscerà e riderà. Sono sicuro che funzionerà!
Sono le sei di giovedì e sto per terminare la giornata di lavoro presso lo studio in cui svolgo la mansione di segretaria. E' stata una giornata faticosa. Per il mio lavoro devo dare retta a tutti e i miei colleghi non sono certo esempi di cortesia.
"Paola, arrivano le fotocopie?", "Paola, mi serve un biglietto per Roma sul freccia rossa di
domani mattina!", "Paola!", "Paola!!!"
Tutti uomini, tutti presuntuosi, pasticcioni, ansiosi e stressati. E poi guarda come vestono. Solo abiti scuri con camicia e cravatta anche d'estate.
Certo niente a che vedere con lui, il mimo che saluto ogni mattina mentre vengo in ufficio. Il suo costume è sempre bianco immacolato. E poi è un'artista e ha un'altra visione della vita. I suoi movimenti sono gentili e aggraziati. Il suo sorriso trasmette serenità e allegria.
Penso spesso a lui e credo d'esserne innamorata. Anna, l'altra segretaria dell'ufficio, conosce il mio segreto, e spesso mi prende in giro. Però è un'amica e non esagera.
Anzi, l'idea che abbiamo architettato per domani mattina, è stata sua.
"Perché non lo stupisci presentandoti con un costume uguale al suo e vedi come reagisce?
Sicuramente ne sarà divertito e verrà a parlarti" mi ha detto un giorno.
Abbiamo pianificato la cosa e domani sarà il grande giorno. Prestissimo, prima dell'arrivo degli altri, Anna ed io andremo in ufficio. Mi metterò sul viso la crema bianca e indosserò il costume che abbiamo noleggiato. Anna mi accompagnerà sul
posto e poi tornerà in ufficio a badare ai ‘poverini’.
Venerdì mattina
Paola (in costume) e Anna stanno per arrivare al marciapiede davanti alla Rinascente. Ad Anna scappa da ridere ma cerca di mascherarlo perché vede Paola molto contratta e nervosa.
Si sono accorte che al solito posto non c'è il mimo.
Dopo che Paola si è sistemata sul marciapiede di fronte al posto del mimo, Anna la incoraggia dicendole "Vedrai che viene" e si allontana. Paola rimane sola con i suoi pensieri.
Com’è possibile che non sia ancora arrivato? E' ormai l'ora in cui passo io ed è sempre lì.
Non c'è nessuno, a parte quel tipo vestito di scuro come i mei colleghi, che passeggia nervoso, come loro e che mi guarda con superiorità, come loro.
Pensavo che per nessuna ragione al mondo il mio mimo avrebbe potuto mancare al nostro appuntamento. Il tempo passa ma lui non si vede. Ormai non viene più.
Eppure ero sicura che anche lui avvertisse l'attrazione che ci legava, qualche cosa di chimico e irrazionale.
Sono la solita che si fa film tutti suoi. E' meglio che me ne vada.
Il mimo (in borghese), si è recato al suo solito posto di buon ora.
Ha atteso pazientemente che arrivasse il momento del solito rendez vous, ripassando il copione che aveva preparato.
Sta osservando con stupore la strana tizia in costume che si è messa sul marciapiede di fronte. "Ormai s’inventano di tutto per fare qualche soldo" pensa.
"Poi, non è che ci s'improvvisa mimi. Bisogna sapersi porgere. Lo so bene io! Meno male che se ne sta andando."
Man mano che il tempo passa è sempre più nervoso. Pensa alla ragazza bionda che non arriva. Si chiede come abbia potuto mancare al solito appuntamento. Possibile che mi sia immaginato tutto?
"Sono il solito che si fa film tutti suoi. E’ meglio che me ne vada."