Non vedevo l'ora che si facesse metà Giugno per portare il pagellino di fine anno scolastico ai miei genitori, in cui matematica a parte, in tutte le materie oscillavo con una media tra il sette e l'otto, dimostrando così la mia concreta buona volontà.
In italiano, essendo da sempre stata la mia materia preferita, avevo dato sicuramente il massimo, e non nascondo che in quell'anno ci provai ancora più gusto a studiarla.
L'atteso mese finalmente arrivò, pur sapendo anticipatamente di essere stato promosso in base al mio insindacabile rendimento positivo, dovetti solo attendere qualche settimana per gli scrutini ma una mattina notai un particolare strano che si tramutò in un dilemma.
Mi domandai:
Come mai le nuove monete che mi apprestavo ad inserire dentro lo strapieno salvadanaio, riuscivano inspiegabilmente a incanalarsi con fin troppa facilità all'interno di esso, quando invece nei giorni precedenti ciò avveniva a momenti con delle forzature?
In seguito, precisamente alcuni giorni prima dell'esito finale della scheda di valutazione, il maialino di ceramica rosa mi apparve molto più leggero, cominciai seriamente a dannarmi e a soppesarlo con ossessione una marea di volte.
Speravo di essere in errore e fui colto da una fisima.
Mi pentii subito di non essermi cimentato fin dall'inizio a registrare attraverso degli appunti scritti, i risparmi che ogni qualvolta immettevo dentro il contenitore ed arrivai al punto di convincermi che qualcuno, in qualche modo, riusciva a sgraffignare qualcosa.
Andai da mio padre ed esposi il mio turbamento e nonostante mancassero dei giorni per rompere il maialino, gli chiesi se ciò si poteva fare in anticipo.
Mi sentii dire che mi sbagliavo ma non volli sentire ragioni. Ad ogni modo per vie traverse ebbi il permesso.
Presi un martello dalla scatola degli attrezzi e sopra il tavolo del soggiorno, con un colpo secco, distrussi il salvadanio.
Non restava altro che contare il denaro, di cui già ad una prima occhiata, i miei sospetti si rilevarono più che fondati.
Innanzitto la maggior parte del denaro cartaceo risultava sparito, compresi i quattro pezzi da 50.000 Lire che mi furono regalati dai miei nonni per il giorno del mio compleanno, e si salvarono soltanto poche banconote da 10.000, da 5.000, da 2000 e da 1000 lire.
Le monete apparivano tante ma non tantissime, peccato che la maggior parte di esse erano da 200, da 100 e da 50 Lire, ed una discreta unità di 500 Lire.
Il contegggio totale ammontava intorno a 120.000 mila lire.
Ero furioso e guardai serio serio a mio padre, commettendo uno stupido errore, ovvero quello di accusarlo dell'ammanco, tanto che mi venne data una indimenticabile bizzarra risposta.
"Ma cosa stai dicendo? Solo una volta ho preso il tuo salvadanio per ficcargli la minchia nella fessura!"
Abbassai lo sguardo desolato e gli chiesi scusa ma c'è da dire che, come il sottoscritto, papà ci restó parecchio male.
Bisognava trovare il colpevole, anzi la colpevole.
Mia sorella non ne sapeva nulla, non era il tipo di fare certe cose e l'unica indiziata restò mia madre che nonostante il tumulto scoppiato nel soggiorno, se ne stava stranamente in disparte in cucina a lavare i piatti senza intervenire.
Io e il mio babbo andammo in cucina, tallonando mia madre di domande alla ispettore Derrick, (da sempre il mio crime preferito), e venne tradita dalle sue espressioni facciali che fondamentalmente lasciavano trasparire la sua colpevolezza non prima degli inutili "Non so niente!" "Io non li ho mai toccati!" "Ma che mi state raccontando..."
Finché esasperata dalla disputa che sembrava non finire mai, decise di confessare e di vuotare il sacco.
"Calogero, l'ho fatto per il suo bene, qui a casa nostra un computer sarebbe stata la nostra rovina, vi sareste rincoglioniti e fissati tutto il santo giorno davanti ad uno schermo come i figli di una mia amica!" si giustificò.
"...e poi quei soldi mi servivano, li ho spesi per la casa e per andare dalla parrucchiera." aggiunse canditamente lisciandosi i capelli con le mani.
Mi arrabbiai con lei, seguito a ruota libera da mio padre, ritenendo ingiusta la sua l'azione, in quanto avevo dimostrato il mio valore ed era esatto che fossi premiato.
Tra i miei genitori scoppiò un acceso dibattito, praticamente un quasi litigio, mentre io deluso e afflitto da quell'affronto andai a piangere buttandomi sul letto della mia cameretta.
Ad un certo punto, mio padre entrò nella mia stanza, mi guardò con tenerezza e si avvicinò dinnanzi a me.
"Pippo, alzati, vieni con me, basta piangere!" mi consolò.
"Andiamo a comprare un computer, i soldi non sono un problema, con gli assegni si può fare tutto.' mi annunciò a voce alta col chiaro intento di farsi sentire da qualcuno che sapevamo noi e dandomi una affettuosa carezza sulla testa.
Smisi di piangere, annuii e lo seguii.
Prima di uscire dalla porta di casa, feci una linguaccia a mia madre che in quel momento stava pettinando mia sorella, un gesto che preferì ignorare ma mi sembrò di scorgere un certo dispiacere nel suo viso.
Avevo vinto e in poche ore il PC venne acquistato.
Durante il tragitto in auto, il mio babbo mi raccontò di come mia madre, con facilità, era riuscita ad estrarre i soldi dal maialino:
Precisamente con una semplice pinzetta per sopracciglia.
Non me lo sarei mai aspettato da lei ma la perdonai, alla fin fine avevo ottenuto lo stesso ciò che desideravo.
Una volta montanto il PC a casa ed installate le dovute applicazioni, cominciai ad usarlo e l'ho imparai quasi subito o perlomeno le cose più basilari.
Su certi aspetti ciò che aveva profetizzato mia madre andò a realizzarsi, infatti nel terzo anno delle medie, studiai con meno profitti rispetto a l'anno prima, a spendere parecchie ore ai giochi, a non frequentare più i Salesiani oppure a ridurre la mia presenza al campetto di calcio dove solitamente assieme miei coetanei mi divertivo a giocare a pallone.
Fu mio padre stesso a darmi una regolata, imponendomi orari ed infliggendomi punizioni.
Ormai ero come "drogato" e capitava che, quando mi veniva ordinato per giorni di non utilizzare il PC, a causa di una punizione, mi sentivo come in crisi d'astinenza, dimostrandomi impaziente, svogliato e a volte ribelle.
Una parziale "disintossicazione" avvenne una volta che frequentai le superiori, anche per il semplice fatto che mi avviavo a crescere ed ambire un giorno a vestire la divisa dell'esercito, per cui studiare bene era nel mio interesse.
Da segnalare che verso i 16 anni, a parte la scuola, per quattro anni andai a lavorare in un negozio di articoli casalinghi, e per ovvi motivi, essendo carico di impegni, le spensierate giornate a svagarmi si contarono sulle dita di una mano.
In conclusione restai sempre e comunque legatissimo al PC, fino ad oggi che lo preferisco ad un qualunque tablet o smarthpone.
"Le mamme hanno sempre ragione!". chi ha creato questo detto doveva essere per forza una mamma.
PER FORZA!!!