Erba, muschio, terra, rugiada.
Sono i primi odori che inspiro appena sveglia, apro gli occhi, un albero mi sovrasta maestosamente, due uccelletti su un ramo mi guardano con aria fessa.
Provo ad alzarmi, l’erba ed i rametti s’infilzano nella carne senza farmi male, abbasso lo sguardo su di me, sono nuda.
Perché?
Perché non ricordo nulla?
Come sono arrivata qui e soprattutto, chi sono?
Mi alzo in piedi guardandomi intorno, dietro di me sento un ruscello, vado da quella parte, l’acqua è gelida ma il clima è caldo, mi sento sporca, capisco che se non mi tuffo potrei rimanere sulla riva per ore in attesa del coraggio.
Forza!
L’acqua mi sferza, l’energia mi torna, provo a fare qualche bracciata, poi mi lascio andare, la corrente mi porterà da qualche parte.
Avanzo sempre rimanendo all’erta, qualche ramo sporgente o peggio ancora una cascata potrebbero farmi del male. Un’altra domanda: dove sono? Non vedo paesi lontani da raggiungere, neanche villini singoli.
Ho freddo, è troppo che sono in acqua, non ho incontrato niente e nessuno, nuoto verso la riva, c’è un punto in cui l’acqua è ferma, mi dirigo lì, sarà più tiepido.
Lo specchio dell’acqua rinvia il mio aspetto, finalmente mi vedo, una bella bionda formosa, un seno grosso con capezzoli turgidi, colpa del gelo acquatico, gambe lunghe, un triangolino vellutato che incornicia la mia fichetta. Mi piaccio. Molto! Sono lesbica? Non so, dovrei vedere un maschio ed una femmina per ricordare la differenza di eccitazione, però sono fiduciosa, ogni cosa nuova che vedo mi fa ricordare qualcosa del mio passato, speriamo bene, voglio capire prima possibile cosa mi è successo.
Rimango in quella specie di tinozza tiepida, ho uno stimolo, ma prima torno nell’acqua corrente, non voglio essere circondata da acqua dorata.
Ecco, ora sono pronta, m’incammino.
C’è troppo sole, fa caldo, rimango nella parte nascosta.
Perché ancora non ho fame?
Sono almeno cinque ore che cammino e non sono neanche stanca.
Ho i sensi in allarme, c’è qualcuno intorno a me, sono predatrice, pecore, una mandria, dei cani, un cavallo cavalcato da un bel giovane muscoloso, mi faccio vedere, ora ricordo tutto.
«Chi sei? Non parli? Non ti ho mai vista da queste parti! Forse sei un’idiota! Bella fica!»
Scende da cavallo
«Tranquilla, non ti farò del male, vieni»
Si avvicina, mi tocca il seno, il culo, poi infila la mano tra le gambe, le dita iniziano ad esplorare, chiudo gli occhi, sento che sto per godere, mi bacia, gli puzza l’alito
«Ho indovinato, sei idiota, ma scopabile, ti porterò a vivere con me, chissà se sai anche cucinare, saresti la donna perfetta»
Mi stringe baciandomi il collo mentre si slaccia la cintura, abbassandosi in un sol colpo pantaloni e mutande, inizia a masturbarsi lentamente, poi indietreggia per farmi vedere la sua potente erezione
«Ti piace? Ora lo sentirai dentro di te, non ti farà male, vedrai, ti piacerà più delle mie dita»
Si butta in terra attirandomi a sé, dirige il cazzo dentro il mio corpo, mi piace, mi muovo per farlo godere, sono brava, lo ricordo bene, nessuno mi ha mai resistito… infatti dura poco, è uno scopa pecore, pensa solo a sé stesso, va bene, è il momento, ora che il sangue è bello frizzantino posso servirmi, mi avvicino al suo collo ed inizio a bere. Ha il suo ultimo sussulto dentro di me, il mio preferito, il mio personale orgasmo, amo godere del mio cibo.
Lo faccio scivolare lontano da me, era un bel ragazzo potente, avrei potuto lasciargli un po’ di sangue e tenerlo come schiavo… è inutile, se ne trovano tanti così.
Avevo fatto una stronzata il giorno prima, mentre mi scopavo un’altra vittima, ero eccitata, non mi ero resa conto che un suo collega contadino ci aveva seguiti, mi aveva dato una bastonata in testa, poi, forse per paura di dover spiegare troppe cose mi avevano lasciata lì, quasi morta… ma io sono una vampira, non posso morire. Per fortuna non sono andata verso il sole, sarei inconsapevolmente e stupidamente morta.
Lo spirito di Sua Eccellenza Dracula mi ha salvata.
Mi trasformo e volo via, rimanendo sotto gli alberi.