C'era una volta,
una donna spesso vestita di blu, dai boccoli dorati e dagli occhi scuri come una notte di gennaio.
La vedevi passeggiare sul lungomare e raccogliere le conchiglie abbondonate dal bacio del mare.
Con grazia infinita muoveva i suoi passi, vivendo lievemente tra le difficoltà della vita.
Facendo attenzione a non cadere nella rete del giudizio e della mediocrità.
Si chiamava Nora e viveva del suo lavoro di ricamatrice.
Osservava il mondo con attenzione e lo rielaborava nei suoi ricami.
Era bella e dolce e gentile.
Ma quando sei speciale l'invidia degli altri, purtroppo, cerca di prenderti, soffocarti ed imprigionarti. E da tempo si tesseva un ricamo che non era il leggiadro disegno creato da Nora.
L'amore arrivò in una tiepida domenica d'autunno, mentre le foglie delle querce cercavano, invano, di dorare la loro chioma a similitudine di quella della donna.
Era un giovane alto e avvenente. E Nora lo credeva un nobiluomo.
Le malelingue furoni più veloci e forti del maestrale.
Dipinsero Nora come una meretrice. LEI che era bianca come una perla.
In Nora il dolore divenne un'arma. La trasformò, ma solo perchè lei scelse di mutare.
La notte del 24 giugno è la notte delle janare.
E lei le andò a cercare.
Nel bosco. Sotto il grande albero.
Le trovò danzando. Inebriate dal calice del potere.
Il potere dell'odio.
La avvolsero nel loro abbraccio fraterno.
E da allora Nora divenne una janare.
Uno spirito errante.
Che di notte arrivava e diventava il tuo incubo.
Il peggiore che avessi mai sognato.