Presi Natalia per un braccio cercando di metterla in piedi, un altro schiaffetto, poi un altro e un altro ancora, la testa le ciondolava, gliene diedi un altro più forte, finalmente aprì gli occhi.
<<Dai, su! Preparati che andiamo a fare una passeggiata…>> dissi tirandola su.
<<Chi sei?>> disse la sua voce flebile e distante.
<<Un amico…>> risposi semplicemente.
<< Io… non ho… nessun… amico…>>
<<Oh, si che ce l’hai, ed ora è qui! Per aiutarti, ma devi darmi una mano anche tu, però…!>>
Andai a preparare un caffè, poi l’accompagnai in bagno per sciacquarle il viso e per farle rigurgitare il veleno che aveva trangugiato.
La signora era rientrata avvisandomi che l’ambulanza sarebbe arrivata a breve, le dissi del caffè e di portarmelo una volta che fosse pronto per farlo bere alla ragazza che dopo qualche sorso iniziò ad avere i primi conati di vomito.
All’arrivo dei medici, mi trovarono in corridoio con la signora che mi aiutava a far camminare Natalia.
In ospedale mi dissero che le sue condizioni erano critiche, ma che grazie al mio rapido intervento aveva buone possibilità di cavarsela, ma avrebbe dovuto combattere molto.
Le rimasi affianco per tutto il tempo del ricovero, pregai molto affinché si riprendesse. Il medico mi aveva dato il numero di telefono di una comunità per il recupero di tossicodipendenti; da qui in poi le cose sarebbero state un po’ più complicate, mi avvertì il dottore, poi mi parlò delle crisi d’astinenza che potevano essere molto violente.
Quando Natalia riaprì gl’occhi ero al suo fianco, la chiamai per nome, mi guardò e io le sorrisi, una lacrima le scivolò sulla guancia sinistra.
<<Juan… perché…?>> chiese.
<<Perché sei una mia amica e ti voglio bene. E poi, non puoi andartene via senza conoscere prima il bello della vita…>> risposi con gli occhi arrossati dalle lacrime.
<<Grazie… Juan…>>
<<Per te ci sono sempre… Ricordalo!>> e la baciai sulla fronte.
Giunse il tempo di disintossicarsi, fu relativamente lungo e molto duro, anche per me che le stavo vicino, le crisi erano terribili e disumane ma la sorreggevo sempre e comunque nelle piccole come nelle grandi cadute, ci fu un periodo di rifiuto, di odio per la sua condizione e infine l’accettazione e il recupero… pian piano riprese il suo peso forma, il naturale colorito della sua pelle e cosa più importante riprese a sorridere.
Io nei momenti liberi mi occupavo di alcune faccende per conto suo: purtroppo dopo quello che successe la sera che fui a casa sua, il padrone dell’appartamento non volle sentire ragioni e non ci pensò più di tanto a sbatterla in mezzo alla strada. Le dissi di non preoccuparsi, sarebbe venuta a vivere con me fintanto che non avesse trovato un nuovo appartamento. Mi chiese di prepararle una nuova identità, questo l’avrebbe aiutata a ritornare più facilmente alla vita di tutti i giorni.
Avevo parlato con Don Eduardo della mia amica e lui si propose di offrirle un posto come cameriera al Buenos Aires; accettò con entusiasmo, così una volta fuori dalla comunità, Natalia si lasciò alle spalle il suo nome che ora era Isabel: trovò un lavoro e col tempo anche un nuovo appartamento.
Isabel e Blanca divennero buone amiche e lavoravano bene insieme, sembrava che tutto fosse tornato alla normalità e temevo in una ricaduta come già era successo tempo fa in comunità, ma Blanca mi rassicurò che Isabel era molto diversa da Natalia.
Fabian Perez
Come tutte le sere, mi recai al Buenos Aires, Salutai Blanca e chiesi di Isabel, non vedendola.
Blanca mi disse che non c’era, se n’era andata via.
Rimasi perplesso, non era possibile che se ne fosse andata, non me ne aveva parlato e poi, senza un saluto, un addio, dopo tutto quello che avevo fatto per lei. Chiesi se fosse successo qualcosa di allarmante, che ne so un bisticcio…
<<No, niente di ché… eravamo sedute a quel tavolo>> disse Blanca indicando un tavolo vicino ad una finestra.
<<Abbiamo bevuto un caffè e parlato un po’ di tutto.>> riprese la ragazza. <<I ricordi del passato che l’hanno fatta sorridere e piangere, i progetti per il futuro, senza crederci più di tanto. Poi il volto di Isabel si soffermò ad osservare l’orizzonte in lontananza, e… sono in pochi quelli che riesco ad osservarlo… Pensava a qualcosa, rimase in silenzio per un bel po’, poi glielo chiesi…
‘A che pensi?’
‘Penso che dovrei partire, andarmente…’
‘Partire!? Per andare dove?’ le ho chiesto.
Fece una piccola pausa, gli occhi sempre puntanti verso l’orizzonte. Alla fine rispose con un lieve sorriso sulle labbra.
‘Vorrei andare là, dove il cielo è cielo e le nuvole non passano sul Tempo…>>
<<E tu, non l’hai fermata!?>>
<<No! Perché avrei dovuto? Non posso costringere qualcuno a restare contro la sua volontà, sopratutto quando ha già preso una decisione…>> disse Blanca.
<<Ma come, senza nemmeno un saluto…>>
<<Ah, smettila di fare il piagnone. Non è andata via da molto, se ti metti a correre, magari la trovi>> disse enigmatica la giovane dopo il suo rimprovero.
<<Davvero! Da che parte è andata?>>
<<E chi lo sa! Segui l’orizzonte, Juanito!>> disse Blanca voltandosi e ritornando al suo lavoro.
Mi precipitai verso l’uscita, volsi gli occhi verso il tramonto, ma di lei nessuna traccia, poi mi sentii chiamare e quanto mi girai verso quella voce, la vidi.
<<Così, te ne vai? Senza un saluto… e poi, perché?>>
<<Ti sono grata per tutto quello che hai fatto per me; mi hai regalato quella vita che non avevo conosciuto. Grazie, per il bene che mi hai voluto, per essermi stato vicino, nonostante tutto. Ho imparato molto stando al Buenos Aires ed ora è giunto il momento per me di camminare con le mie gambe, non posso vivere per sempre in un bozzolo… ora sono pronta, e questo, lo devo a te… mio dolce e buon amico. Ora devo andare, la Vita mi chiama…>>
Si avvicinò, io piangevo insieme al mio cuore. Ci abbracciammo a lungo, mi asciugò le lacrime e mi baciò sulle labbra.
<<Grazie, Don Juan! Hai ancora molto da imparare, sei sulla strada giusta. Ricorda, conoscerai la tua profondità solo quando ne raschierai il fondo. Ora ti saluto… devo andare, ma non disperare, ci ritroveremo là, oltre il Tempo e lo Spazio…>>
La vidi andare via incontro al tramonto e poi, come per magia, scomparve.
FINE
P.S. : a breve verrà pubblicata anche la poesia Crisalide che è collegata a questo racconto.