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Aveva calcato i palchi di tutta la Sicilia, era andato con i suoi compagni d'armi in tutte le piazze con il carrozzone del suo puparo ed aveva rappresentato il suo amore per Angelica, la sua lealtà per lo stato, il regno, la religione ed il suo popolo, tutti valori impersonati da quel Carlo che lo aveva promosso a paladino della sua scorta e nobile e valoroso guerriero in nome della patria.
Tanti erano stati i duelli che aveva combattuto e, a volte, aveva avuto bisogno non soltanto della forza per vincere ma anche della preparazione e della destrezza per superare i numerosi pericoli che il cammino gli aveva creato. Ma lui, imperterrito aveva sguainato la spada quando c'era stato bisogno con strenuo valore e la toga quando aveva capito che il nemico era subdolo e si insinuava con i suoi tentacoli nel tessuto della società. "Mamma lì turchi!" Quante volte era accorso per soccorrere coloro che erano caduti in difficoltà, che erano stati minacciati, offesi, infangati dalla prepotenza e dall'egoistico interesse personale, dalla pretesa di voler impossessarsi di uno stato, dopo averlo ferito e spossato con la loro invadenza. Eppure aveva trovato il modo per stornare tutti i cattivi progetti di questi criminali ed aveva cercato di costruire una società dove l'interesse comune fosse primario imperativo di sopravvivenza.
Aveva creduto che tutti la pensassero come lui. Ma a quel tempo si trovò solo e lo tradirono.
Alla Rocca di Roncisvalle passò con il suo esercito fra le gole e fu trafitto dall'inganno, cadendo strenuamente fra la polvere dell'attentato sull'autostrada e suonando un campanello per salire dalla madre.
Fu lasciato solo.
Ma da quel momento nacque la speranza che la società può cambiare con la mobilitazione universale, con la rivoluzione delle coscienze. E nacque una nuova isola, dove l'onestà è la speranza della moltitudine ed il grido di dolore di un tempo, un canto di arcobaleno fra le coscienze e la realtà circostante.
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Utente Anonimo
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