Informativa 1842NH, Matthews Aaron, 18 febbraio 2058
Siamo ritornati alla normalità. L’anomalia che aveva afflitto per quasi due settimane il reparto di smistamento rottami della stazione orbitante Nova Hentu è sparita, ma credo che quanto è successo qui, davanti ai miei occhi e davanti a chi, fra operai e tecnici, ha lavorato con me in questi giorni, non sbiadirà tanto in fretta.
L’androide numero 42, ora rimosso e sostituito, ci ha tenuti col fiato sospeso fin da quando la squadra di revisione ha effettuato il primo accertamento del guasto e il successivo tentativo di riparazione. Non parlavamo, nessuno di noi lo faceva, nemmeno a mezza voce, e io stesso ancora non trovo le parole per esprimere il nostro stato d’animo di quei giorni. Le squadre dei tecnici si sono date il cambio una dozzina di volte per tentare il recupero della macchina, ma per quanto studiassero, per quanti pezzi cambiassero e per quante prove facessero, alla fine il risultato era sempre lo stesso: il robot funzionava per un po’ e poi le sue mani meccaniche - più tenaglie che vere e proprie mani, in verità – afferravano i rottami, li smembravano, li contorcevano, li riassemblavano, e quindi li posavano sul nastro in uscita per ricominciare da capo.
Tutto questo è presente sui Rapporti Obbligatori all’Agenzia, come pure le immagini olografiche dei reperti, distrutti, come da prassi, dopo essere andati a perizia, ma la verità su quello che è successo davvero alla postazione numero 42 potrà essere stabilita, io credo, solo arbitrariamente. Magari scomodando complessi calcoli statistici, come i veri cervelloni sanno fare, o una qualche forma di interferenza cosmica da Proxima Centauri se proprio non sapranno che cosa dire, ma difficilmente, credete a me, riusciranno a venirne a capo con certezza.
Per quel che mi riguarda, ho una teoria. Un po’ empirica e sentimentale, forse, ma che almeno mette in ordine le cose. Ad ogni modo: io credo che in filiera, in un dato momento, sia entrato un elemento estraneo, e che questo strano oggetto sia finito proprio davanti all’androide numero 42, causando in qualche modo uno sbalzo di tensione o qualcosa del genere. Di seguito il robot deve essere andato in tilt, se così si può dire, ritornando a intermittenza con la memoria al momento del guasto, tentando, infine, e con un certo successo, di riprodurre l’elemento estraneo, assurto a modello. E fin qui tutto bene. Quello di cui proprio non riesco a capacitarmi è di come sia riuscita a finire in filiera… una rosa.