Viviamo come nomadi in questo universo quotidiano. Eppure la solitudine, che per alcuni sembra essere principio di libertà e d'indipendenza, a volte, forse quasi sempre, diventa condizione di egoismo e di buio interiore. Si cammina, credendo di seguire luci che sfavillano e che crediamo portatrici di eternità; ma si cade nel baratro della tenebra, del buio totale, dove non si vede nulla e non si cerca o trova alcun tipo di relazione. Il buio dentro non è, però, condizione normale dell'uomo o scelta individuale, ma è patologia, che si sviluppa lentamente con gli anni, cumulando delusioni, vedendo i propri sforzi vitali, le proprie scelte, annullate da eventi più grossi di noi e che ci fanno riflettere sulla nostra miserevole esistenza quando i giorni sono corvi che volano nel cielo e precipitano in mare e non gabbiani o aquile che sperano nell'infinito e si lanciano verso l'orizzonte.
Fuori, nel mondo la situazione non è dissimile da chi muore quotidianamente nella propria disperazione. Tanti sono i pericoli, tanti gli inganni, tante le luci effimere che sono disseminate dentro il cammino quotidiano. Bagliori momentanei, illusori baluginii fra le tenebre, che intossicano la vita di chi si lascia irretire e che mai e poi mai riuscirà a disperdere una volta avvinto dal loro fascino. Perché per alcuni "essere cattivi dentro, portare la propria tenebra" conviene perché si addestra a far del male e a non provare rimorso, convincendosi che la forma della prepotenza è la carta vincente della vita.
A volte invece il buio dentro è arrivato perché la vita e chi ci circonda hanno permesso che invadesse la nostra anima, s'insediasse nelle nostre speranze. Ed eccolo lì avanzare come una macchia di petrolio nel mare o come l'inferno nella santità innocente.
Miluna conserva ancora questo buio nella sua anima. Ha la sua anima con cicatrici irrimarginabili. Cicatrici che sono tagli di Fontana sopra la levigatezza di una tela d'anima, che grida ancora vendetta ma che è stata annichilita dal perdono di chi ha ricevuto una violenza gratuita, animalesca sul suo corpo e s'è annullata nel dolore e nella paura del suo buio precipitato dentro di sé.
Miluna per troppo tempo ha creduto che il suo mondo fosse stato annullato quando un branco di ragazzi l'aveva fermata nella metropolitana e l'aveva aggredita e violentata, lasciandola a terra, al buio, alla disperazione di vedersi trattata come oggetto usato e poi buttato via. Perché, perché? Per tanti anni Miluna è rimasta in silenzio, chiedendosi il perché di tanta violenza nel mondo. Il silenzio l'ha trasformata, l'ha resa più forte e a poco a poco, grazie al supporto psicologico e religioso, anche se la sua anima scheggiata continuava a soffrire, ha perdonato quei suoi aguzzini.
Che forza le donne! Che potenza dentro la loro condizione femminile! Forse nessuno degli uomini riesce a comprendere, a giustificare, a perdonare come le donne. Hanno dentro loro un tesoro indecifrabile, che solo loro hanno. Hanno il desiderio di amare, di offrire la loro emozione profonda e dolce, che nessun uomo può comprendere. E Miluna, ora ritornata a vivere accanto ad un uomo che l'ha sposata e la ama più della sua stessa persona, guarda il cielo e sorride. La sua forza è arrivata da quel profondo che è l'infinito celestiale, che sta sopra le nostre teste e diffonde, in silenzio e con parsimonia ed armonia, l'amore misericordioso del Creatore. Miluna guarda il cielo e ogni giorno riceve la forza per superare quel buio ed intravedere un raggio di sole che lo annienta indescrivibilmente. Il suo cammino continua con la luce del quotidiano perdono, che è azione divina ma che Miluna ci ha insegnato può essere anche umana.