Dentro ad un sacco nero si mescolava a ogni tipo di rifiuti. Se fosse stata fortunata avrebbe potuto non trovare l'umido, per cui non si sarebbe insudiciata. Invece era caduta giusto giusto tra i rifiuti di pasta con il sugo, fra barattoli, carta, plastica e cartone.
La bottiglietta di vetro della cola affondava in un paesaggio irreale, che mai avrebbe immaginato. Era precipitata nel fondo e non sapeva come sarebbe potuta riemergere per respirare l'ossigeno necessario alla vita. Aveva toccato il fondo, il massimo della degradazione. Era passata in poco tempo dalla tavola di un ricco imprenditore al rifiuto più sudicio.
Ancora si ricordava quando era nata: soffiata nel fuoco con la scritta cola, che la rendeva orgogliosa di se stessa e del marchio che portava impresso, ricordava pure quando, dopo una selezione per ottenere l' autorizzazione a contenere l'effervescenza della bevanda, era stata battezzata e riempita del liquido, imbotigliata e destinata al consumo alimentare.
Che gioia quando era stata inserita in una cassetta assieme ad altre ventitré compagne per partire per il supermercato e la distribuzione! Si sentiva una migrante, che dal barcone proiettava i suoi sogni da realizzare e sperava di vivere una felice condizione. Poi, dopo essersi deliziata della tovaglia ricamata, del tovagliolo in pizzo, del bicchiere di puro cristallo, era finita nella pattumiera fra gli scarti e i rifiuti del consumismo contemporaneo.
É vero! Ci vuole toccare il fondo per capire quanto è bella la vita in superficie! Bisogna conoscere la bruttezza per capire la bellezza!
La bottiglia era disperata perché cercava in tutti i modi di risalire dalla spazzatura. Cosa ci faceva una bottiglia di vetro fuori dagli altri vetri? La solitudine nella disperazione aveva pervaso tutta la sua condizione.
Capitò che il sacco cadde a terra, perché troppo pieno, e rovesciò il contenuto. La bottiglietta, finalmente libera da quell'inferno, rotolò via e s'imbatte in un bidone che conteneva altre bottiglie di varie forme che, appena vistala, la salutarono e le indicarono di salire anche lei n quel contenitore.
La bottiglietta era stremata e non ci riuscì. Volle il caso che passasse da lì un ragazzo che, vedendo quella bottiglietta a terra, la raccolse e la depositò nell'apposito contenitore del Vetro. Felice, la bottiglietta abbracciò quei visi familiari e dimenticò la sua triste avventura. Finalmente era in un posto familiare.
I vetri risplendevano al sole e, nonostante fossero votati al macero del vetro, sapevano che avrebbero preso altre forme e che sarebbero risorte a nuova vita e a nuova utilità.
Con questa strategia il vetro fu riutilizzato secondo le sue potenzialità e non si mescolò ad altri rifiuti inutili che, ancora oggi, riposano nelle vasche di Bellolampo. In quel contenitore la bottiglietta trovò pure l'amore, un vasetto vuoto di Nutella, con il quale affrontò l'ultimo viaggio per risorgere a nuova condizione.