Oggi, 28 Maggio 2037, intervisteremo per voi un artista del football che nel ventennale del suo addio alla maglia giallorossa ha colorato di passione gli stadi di tutto il mondo.
Mi trovo qui presso il centro sportivo dell’Acquacetosa per incontrare per voi in esclusiva il Pablo Picasso del calcio Italiano, Francesco Totti! eccolo là ci sta aspettando al centro del campo mentre sta dirigendo l’allenamento della Nazionale over ’60.
-Ciao Francesco.-
-Ciao Walter-
Francesco Totti mi accoglie con il suo proverbiale sorriso, nonostante l’età ha ancora un fisico asciutto e in buona forma, anzi, il baffo da nonno e la chioma argentata e fluente lo rendono ancora più simpatico.
Al momento è l’allenatore della Nazionale Italiana over ’60 che da qualche anno è entrata nell’organigramma della federazione sportiva gioco calcio e parteciperà ai prossimi campionati mondiali di categoria. Sono una squadra di atleti che a fine carriera ancora non hanno appeso gli scarpini al chiodo e continuano a regalare emozioni. Possiamo dire che in questi ultimi anni c’è stata un inversione di tendenza quello che prima poteva sembrare vecchio adesso è un normale bagaglio di esperienza di vita sportiva al servizio dei più giovani.
– Francesco, i nostri lettori vogliono sapere di te, dei tuoi anni successivi all’addio alla maglia giallorossa proprio vent’anni fà.-
-Sinceramente “Il giorno dopo” stavo bene, avevo già visto tanti amici e colleghi farlo prima di me, sapevo che anch’io avrei avuto lo stesso destino, così ho staccato la spina e sono andato in vacanza come se non fosse accaduto nulla. Il problema è stato al ritorno perchè ho dovuto assumere tre segretarie con il compito di vagliare tutte le offerte che mi arrivavano e che puntualmente rifutavo, inoltre stavano per iniziare i ritiri per la preparazione atletica delle squadre, sapevo che non sarei stato più convocato. Naturalmente ero indeciso e combattuto, ricevevo consigli e suggerimenti da tutte le parti. Le mie segretarie si occupavano anche di questo: stilare la lista dei consigli, ringraziare dopodichè, educatamente, cestinare. Stavo entrando in confusione quando un giorno…-
-Cosa successe?-
-Mi vennero a trovare due persone sorridenti, vestite in nero, occhiali neri.-
-Ah, e chi erano?-
-Sto per concederti uno scoop, mò te lo dico. Si presentarono dicendomi che lavoravano per conto di un agenzia spaziale e avevano una proposta per me. Li feci entrare perchè ero curioso e a vederli mi facevano ridere. Gli offersi caffè e la crostata de nonna, oh! Se la sò sgargarozzata tutta in trenta secondi! Insomma mi dissero che avevano saputo che ero libero e mi chiesero se volevo giocare con i marziani.-
-Con il Real Madrid?-
-No, no, mi fece segno con il dito indicando il cielo sopra di noi.-
-I marziani, quelli veri? Gli alieni, gli ufo, gli extraterresti?-
-Sì proprio loro.-
-E allora che gli hai risposto?-
-Il contratto sarebbe stato per pochi mesi luce, avevano bisogno della mia esperienza. Ero dubbioso ma Hillary firmò per me perchè non mi sopportava più dentro casa. Ero intrattabile e mangiavo troppo gelato, ma sospetto che in verità era per la presenza delle tre segretarie. Comunque preparai la borsa e partii per il mio primo raduno extragalattico.-
-E durante la tua assenza con i media come hai fatto?-
-E’ stato facile, avevo il clone di Totti, lo avevano creato i due marziani.-
-Ma scusa, allora non potevano crearne un altro da portare nello spazio?-
-È quello che gli ho detto pure io. Mi risposero che non riuscivano a insegnargli a fare il “cucchiaio”.-
-Giusto.-
-Daje sbrighiamoci a finire questa intervista, li vedi che i miei ragazzi senza di me battono la fiacca? Daje Giggi non fare il mollicone che arrivo eh!!!-
-Hai ragione, quindi una volta arrivato nella galassia che ruolo hai avuto?-
-Ero il capitano dei marziani, il mister era un altro che veramente aveva un viso conosciuto, non ti so dire se era il vero o il clone di Mourinho. Mi dissero che lo avevano preso perchè aveva la faccia da attore. Insomma in quel periodo ho insegnato calcio agli extraterrestri, mamma mia che pipponi che erano, però avevano un importante lato positivo.-
-Quale?-
-Giocavano per divertirsi, magari facevano un sacco di errori però giocando al pallone provavano una grande gioia, la stessa che dimostravano anche gli spettatori sugli spalti. Oh, c’era sempre il tutto esaurito! E si divertivano tutti come matti: era quel sentimento che molte volte in tante occasioni mancava a noi sulla terra.-
-Allora è stata una bella esperienza?-
-Certamente, abbiamo vinto il campionato, ero l’idolo del firmamento, al termine del contratto volevano che rimanessi ancora, mi offersero un sacco di benefit. Ma altra cosa che non riuscivano ad imparare era, come puoi immaginare, il saper cucinare. E poi il mare, mica ce lo hanno il mare lassù. Per non parlare di tutto il resto. Però, devo ammettere, che sti marziani avevano capito più di noi il segreto per saper vivere bene: semplicemente giocare divertendosi! E così ritornai sulla terra, mi lasciarono, su mia richiesta, il clone di me stesso che ho usato un sacco di volte per andare in televisione. Ora eccomi qua ad allenare stì ragazzi terribili. Ma lo sai che vengono all’allenamento con la motocicletta?-
-Che c’è di strano?-
-Che li possino acciaccà, non me la prestano mai, perchè Hillary non vuole. Sai com’è, dice che sono troppo spericolato come Vasco. Adesso ti devo salutare, la mia squadra mi aspetta.-
-Francesco, tutti i lettori di CaffèBook ti ringraziano e ti diciamo in bocca al lupo per i mondiali.-
-Grazie a voi, crepi e mi raccomando, è rigore quando l’arbitro fischia.-
-Mhh, questa battuta devo averla già sentita. Auguri mister Totti, ci rivediamo alla prossima intervista fra vent’anni, sempre qui sul prato di un campo di calcio.-
Fonte: caffebook.it
Link: https://caffebook.it/2017/06/27/intervista-con-l-artista-del-football-francesco-totti-the-day-after/