A vedermi così sembro una persona normale... in effetti sono una persona normale, se non fosse per un piccolo difetto che si chiama Prosopagnosia appercettiva.
E' una sindrome che ho acquisito da bambino in seguito a un incidente, ho battuto la testa e da quel giorno non riesco più a riconoscere un volto. Vedo occhi, nasi, bocche, ma non riesco a ricollocarli su una persona specifica. Quando conosco una persona non posso basarmi sui tratti somatici per riconoscerla successivamente, devo basarmi su altre cose. Se è un uomo e magari ha dei baffi o la barba ci riesco, a patto che non ne cambi il disegno o non tagli tutto, se è una donna posso basarmi su taglio e colore dei capelli, ma sapete come sono volubili le donne. Posso riconoscerli durante un incontro da una cravatta, un gioiello, un capo d'abbigliamento particolare, ma in un successivo incontro non potrei più riconoscerli.
Certo, la mia vita così non è per niente facile, non sono in grado neanche di riconoscere mia madre, figuriamoci gente estranea alla vita di tutti i giorni. I medici furono molto chiari all'epoca, non avrei più potuto tornare alla normalità, sotto questo punto di vista... punto di vista è divertente, in questo caso. All'inizio sembrava un problema insormontabile, a scuola non riconoscevo i miei compagni, i maestri, i bidelli, però riconoscevo gli oggetti, le parole scritte, le immagini, quindi potevo continuare a studiare. Ma nella vita di tutti i giorni era un calvario. Infatti passavo sempre più tempo in casa, e i miei genitori erano molto preoccupati, non sapevano cosa fare, e non volevano che diventassi un emarginato.
In prima media il mio professore di lettere mi prese in simpatia proprio a causa di questo disturbo, e mi proteggeva, per quanto fosse possibile. Però mi disse chiaramente che non poteva proteggermi all'infinito, quindi mi promise che avrebbe escogitato un espediente che avrebbe potuto, in qualche modo, agevolarmi. Dopo qualche settimana venne a casa mia, parlò con i miei genitori e mi propose un metodo di riconoscimento semplice ed efficace, almeno nei rapporti personali. Disse che ero come un non vedente, un cieco, e che quindi avrei dovuto acuire la percezione degli altri sensi, soprattutto dell'udito. Io non capivo, ma quando me lo spiegò capii che poteva essere un ottimo supporto. Dovevo riconoscere le voci delle persone che conoscevo già e di quelle che avrei conosciuto in futuro, catalogarle per genere, tonalità, cadenza, e via così.
Fu un lavoro duro all'inizio, e il professore, a volte induceva i miei compagni a cambiare voce per vedere se riuscivo a essere ingannato. Dopo pochi mesi neanche questi espedienti riuscivano a ingannarmi. Adesso credo di avere nella mia testa, nel mio archivio migliaia di voci differenti che riesco a distinguere con facilità. La voce profonda del mio capo “Gianni, puoi venire nel mio uffico?”. Esatto, ho anche un lavoro. Poi c'è la sua segretaria, Betta con la sua voce sexy: “Sbrigati, ti sta aspettando.” i miei colleghi di stanza, Federico con la sua voce leggermente nasale “Coprimi, che vado a fumare una sigaretta.” Veronica con la sua voce stridula come quella di un uccellino “Quest'estate mi faccio il giro del Mediterraneo in crociera.” Roberto è quello più facile da riconoscere, la sua voce è tenorile e balbetta, ma in un modo tutto suo “B-b-buong-g-g-iorno a-a-a-a tut-tt-tti!”
Da qualche tempo sono anche fidanzato e Francesca ha la voce più bella del mondo... almeno per me. E' come un flauto che modula colori come fosse un arcobaleno, mi basta sentire la sua voce al telefono “Buongiorno amore mio, come stai?” per far si che la giornata vada nel verso giusto.
E nella mente risuona spesso la voce del professore di lettere, che con la sua voce roca, da fumatore mi diceva “Puoi arrivare dove vuoi, se segui il suono del tuo cuore.”