Ramses II aveva ancora cinque anni quando suo padre, il Faraone, lo designò quale erede al trono dei due regni dell’Egitto.
Crebbe nella certezza che, un giorno, il potere immenso di cui godevano i faraoni sarebbe stato tutto nelle sue mani. Era scostante e altezzoso. Il ruolo che gli avevano assegnato ancor prima di possedere quel potere, lo esaltava a tal punto che cominciò in età giovanile a farsi costruire una reggia.
Per prima cosa fece mettere ai lati del maestoso ingresso due gigantesche statue che nelle sue intenzioni dovevano rappresentare due guardie sentinelle, destinate alla sua tutela anche dopo morto, da intrusioni non desiderate anche del Dio Osiride. Nella sua immensa superbia pensava di poter fermare il dio con quelle due guardie di pietra.
Il regno degli dei egizi era variegato e pieno di personaggi non sempre benevoli, anzi, molti decisamente ostili, e ogni Faraone per quante offerte potesse fare nei loro confronti non riusciva mai a mettere d’accordo tutti, c’era sempre qualche dio che lo prendeva in antipatia. Così accadde anche per Ramses che con i suoi atteggiamenti di superiorità nei confronti degli stessi Dei, fece inasprire i rapporti con quasi tutte le divinità.
Il primo della lista era il dio Aker che della terra era il responsabile, vedere un umano ergersi a sfidare gli dei lo fece arrabbiare non poco. Anubi il dio dei morti s’inalberò quando vide le due statue, era un affronto a lui e ai suoi discepoli, bastava lui a proteggere i morti, Osiride e sua moglie Iside lo presero di mira e lo tenevano sotto osservazione.
Quando finalmente il padre morì, Ramses II non perse tempo a prendere possesso del potere e dopo aver radunato tutti i rappresentanti delle maggiori cariche legislative dei due regni impose loro tributi per poter edificare, oltre alla sfarzosa reggia, anche la sua tomba, una piramide che doveva sovrastare tutte le altre.
Iniziarono i lavori, ma il popolo e gli stessi ministri erano in rivolta. Il gran sacerdote d’accordo con i ministri decise di porre fine a questa ingiustizia, sottrarre risorse alla popolazione per la vanagloria di una sola persona non era possibile, vero che anche altri faraoni avevano fatto le stesse cose, ma erano monumenti che dovevano accogliere le spoglie di un Dio in terra, con le dovute esaltazioni, ma questo era troppo, era solo egoismo puro e presunzione tale da sfidare anche gli Dei e questo il gran sacerdote non lo poteva proprio permettere.
Durante una delle tante cerimonie di autocelebrazione fu servita al Faraone una bevanda che lo fece stordire, adducendo un malessere il faraone fu portato all’interno del palazzo dove si consumò la tragedia. Morì dopo due giorni di atroci sofferenze.
Tutto quello che stava costruendo per la sua persona fu smantellato, meno le due sentinelle alla porta d’ingresso. Non servivano per tutelare il riposo del faraone, che fu sepolto nella stessa piramide del padre, ma per evitare che si verificasse un altro caso simile. I futuri Faraoni dovevano ricordare che la loro era comunque una parentesi di vita terrena prima di tornare al grande padre che li attendeva nell’alto dei cieli.
Le due statue sono ancora là a imperitura memoria.