Francesca, povera creatura, rovinata al momento dallo studio inutile, ebbe conferma dal semper maniacus Misciot della presenza straordinaria di uno del Ministero della Cultura, proprio lì al Dipartimento, proprio lì per parlare di quella maledetta legge che, qualora non passasse l'abrogazione parlamentare, rovinerebbe tutto, dal lavoro suo alla pubblicazione del Magnifico Emerito Relatore, fino alla credibilità analitica e interpretativa della Scuola, finendo per gettare in discredito tutta la disciplina umanistica.
In ritardo come al solito, la povera creatura, mangiandosi il pollice disidratato, si appollaiò in primissima fila, lasciandosi addietro il mare inquieto della folta comunità universitaria e cittadina venuta a seguire il ping e pong delle due presenze falbe, canute e caratterialmente oppositive.
DOMENICO DELLE ROVI: "C'è da dire che non noto in giro molto interesse generale per la cultura rave."
TULLIO MISCIOT: "Ma perché i giornali non ne vogliono sapere dei rave?"
D: "Metus hostilis, creazione del nemico?"
T: "Nah, poi chi li legge i giornali. Guerra dei poveri?"
D: "Ci sono gruppi sociali più consistenti per un'operazione del genere... No, il cui presente vorrebbe avvalorare delle supposizioni. Ecco la seguente: si può evincere che queste sottoculture sociali non siano altro ormai che esasperazioni individuali rese collettive di una dispersione programmatica da parte di coloro che non sentono di poter fare la differenza?"
Francesca s'impallidì: ma che Cristo ha detto... Misciot si stava accendendo come al solito, nel suo fervore progressista cavalleresco, visibile come furia assassina contro lo Strapotere pseudodittatoriale.
D: "Crudelissima, vero. Guardiamo un attimo. Attualmente i sistemi della società vigente e vincente non evitano in realtà di relazionarsi troppo con la condizione dell'underground, visti addietro come il prodotto di quei ghetti, fisici e non, demonizzati ancora di più nei secoli scorsi. In passato la società non voleva quel prodotto non conforme a essa stessa, così l'underground era diventato la culla di quel prodotto, e di coloro che venivano estromessi dalla società perché la società non li ha voluti."
T: "Signor Delle Rovi, questa è l'ipotesi dell'immaginario collettivo. E mi sembra alquanto stereotipata..."
D: "Non mi interrompa, signor Misciot. Non è il suo momento. Ricomincio. Siamo a metà anni Venti del Ventunesimo secolo e oramai il senso di divisione sociale sotto-società-ex-ghetto contro società-borghese ha meno fondo: si sente più il ritorno alle sottoculture d'appartenenza, alle moltitudo, alle piccole comunità: sono gradi più ristretti di una vastissima cultura europea, se non occidentale. Questi ultimi sono espressione di una tendenza storica non recente, ma quasi generazionale."
T: "Ogni generazione... deve assistere a dei problemi che le precedenti non avevano... spero lei capisca..."
D: "Signor Misciot, per favore. Non cada nell'errore di dare a certa gente del vittimismo non richiesto. Questi han vissuto con la storiellina della controcultura solo per vivere nel passato con ancora delle mentalità da Guerra Fredda... con la poetica degli altri. Gli altri! Non ci sono "barriere", tutto ormai si sta mischiando. Questi si riducono ad atti sociali vuoti, senza indirizzo né politico né estetico/etico. Sembra una sorta di fuga dalla realtà: non avendo una ragione d'appartenenza costruttiva, rimangono nel limbo, evitano l'intromissione di altri media e l'estromissione dal loro gioco. Così si disperdono però e si svalutano."
Francesca li lasciò ciarlare per tutto il tempo, in quella disquisizione ampollosa e falsamente propagandistica; Misciot si nascose dal secco e minuscolo avvoltoiato ente senz'essenza del Partito e inviò il seguente messaggio: "Cerchi di registrare questa situazione, signorina Francesca; il monstrum si paventerà a breve..."
Ed ella corse col polliciotto sullo schermo ingrassato, fino a cercare l'applicazione idonea, trascrivendo in pochissimi istanti un titolo introduttivo: (segmento tratto dalla Conferenza "Nuove forme di spettazione: critica e interpretazione neo-umanistica", presieduto dall'Alto Accademico del Ministero della Cultura Domenico delle Rovi e dallo studioso di ricerca psico-sociologica dell'Università degli Studi del Circuito Toscano Tullio Misciot, ricercatore presso l'Università degli Studi di Trieste)
DOMENICO DELLE ROVI: "Non siamo... nel migliore degli eventi sociali... ancora si sta vivendo nel delirio di credere che tutto sia analizzabile... di poter dar ragione alla non-ragione..."
TULLIO MISCIOT: "Mi scusi, è alla base della scienza, no?"
D: "Scienza che per questo dovrebbe indagare l'indagabile e tralasciare l'altro. E' spreco di tempo, via..."
T: "Si nega il valore sociologico!"
D: "Affatto. Lo si impunta, lo si corregge e lo si direziona verso altro più concreto!"
T: "Ma è una funzionalità estrema! E' troppo pragmatismo!"
D: "E' necessario! Lasciar andare l'inutile. Non serve al pubblico! La gente si disperde, si fa travolgere nel Gran Rumore del Mondo. Bisogna dirigerlo verso qualcosa di più costruttivo!"
T: "Ma come si fa a decidere cosa sia la costruzione o altro? Mi scusi, ma si rischia la prop...
D: "Eeeee..."
T: "Mi scusi..."
D: "Non usi termini da populisti o da ideologisti. Qui non si fa propaganda. Qui si fa istruzione. Anzi, nuova istruzione. La gente deve comprendere che non si deve sapere tutto. O dover raggiungere il particolare, l'estremo. E' dispersivo. La scienza guarda alla natura, a ciò che è analizzabile e catalogabile. La natura è decrifrabile, si può comprendere, signor Misciot. Ma l'umanità! Tutti così diversi e complessi! Non esiste tassonomia credibile per l'uomo! L'uomo non è criptabile, signor Misciot."
T: "Lei..."
D: "Come?"
T: "Lei nega l'empatia..."
D: "No no. Io la comprendo. Tutto il Consiglio la comprende. Ma perché sentirla?! A cosa serve sentirla, se la si comprende. Io la conosco, e la comprendo. Ma... se ha poco senso... per favore... a quale pro? E tutti gli umanisti invece a valorizzare il dolore universale, i sentimenti, le esperienze degli altri. Potremmo morire da un momento all'altro per un evento naturale e ancora a sentire... E' per questi motivi che l'umanistica è stata considerata come estranea ad ogni approccio metodologico di tipo scientifico. E che la stessa umanistica abbia poco di scientifico. E che l'umanistica non deve essere scientifica. Il Comitato del Ministero, che presiedo e dirigo, è da oltre tre anni d'accordo perfettamente unanime su questa decisione e sulla Riforma Repubblicana della Ricerca del nostro Governo. Nonostante l'opposizione. Nonostante le polemiche. Nonostante le manifestazioni, le imposizioni e le dimissioni in Alta Italia..."
T: "Ma non durerà..."
D: "Vedo che lei non ne vuole sapere di star... zitto... la legge durerà, signori. La legge durerà..."
Detto questo, le luci si spensero, segno della fine della conferenza. Francesca vide il buio del palco, e il vuoto attorno ai due uomini.