Una grossa sfera grigia avviluppata in vari punti dall'erba carbonizzata era posata sopra uno scoglio che sovrastava l'oceano. La scogliera calava a precipizio e la cima coperta di sassi tratteneva a malapena l'oggetto.
Jon, un tipo di mezza età che abitualmente passeggiava sul promontorio, guardava perplesso quello strano oggetto e si chiedeva come mai non fosse ancora scivolata al di sotto: certo doveva essere molto pesante. Inoltre non riusciva a capacitarsi: non era un aereo né un qualsiasi mezzo di trasporto.
Non tardò a pensare che potesse essere definito un oggetto non identificato. Ne aveva sentito parlare anche dagli anziani che da tempo raccontavano di avvistamenti nel cielo. Quanti li ascoltavano scuotevano il capo definendoli ubriachi.
Che lui avesse davanti a sé uno di quelli?
Il cielo era nuvoloso e si stava avvicinando una tempesta. Era lontano dall'abitato e non voleva correre il rischio di trovarsi in quella zona impervia senza alcun riparo, ma nel contempo non voleva andarsene, attratto da quell'oggetto misterioso. Infine si arrese alla sua sicurezza, promettendosi di tornare l'indomani con qualche arnese e sondare la possibilità di capirci qualcosa; certo non avrebbe parlato con alcuno.
Non dormì molto la notte, agitato com'era, e prima che si facesse giorno si incamminò guardingo per non farsi scorgere dai paesani mattinieri.
Lo strano oggetto era come lo aveva lasciato. Lo ispezionò cercando qualche rivelazione ma nulla, nessun segno sullo scafo. Lo battè con una grossa chiave inglese, sembrò risuonare debolmente ma forse se lo era immaginato. Era un "metallo" sconosciuto, sigillato ermeticamente, dall'impossibile apertura.
Deluso, lo prese a calci facendosi pure male, poi si calmò decidendo di fare un'escursione notturna: era risaputo che questi si avvistavano nel cielo della notte per le loro luci brillanti.
A mezzanotte, disteso vicino allo strano oggetto, scrutava il cielo in attesa.
Il cielo era nero, brillavano le stelle e la luna. Unico rumore lo sbattere delle onde contro gli scogli. Non aveva premura, doveva aspettare paziente. Molte volte si era ritrovato nella stessa situazione guardando le stelle e fantasticando di incursioni e di alieni.
Si stava appisolando quando una forte luce nel cielo lo fece sobbalzare impaurito: un grande oggetto circondato da un alone di luce verdastra si era fermato in aria, o così sembrava data l'altezza.
Intuì che fosse alla ricerca dello scafo perduto e si allontanò velocemente, si accovacciò in un anfratto del terreno e rimase a osservare.
Un piccolo convoglio di quattro velivoli si staccò dalla piattaforma principale dirigendosi allo scoglio. Sondarono la zona producendo un leggero ronzio, poi si abbassarono incollandosi alla sfera come avessero grossi magneti e pian piano la sollevarono.
Jon era estasiato, rimasto in apnea dallo stupore faticava a respirare. Improvvisamente un pensiero lo fulminò, scattò dal suo nascondiglio, prese la rincorsa e saltò sulla sfera.